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Qual è il prezzo della nostra alimentazione?

Il 15% della dieta di un europeo è direttamente legato alla deforestazione: serve un intervento da parte dell’UE, soprattutto per regolare l'importazione.

Immagine: Pixabay

Tutto il cibo che mangiamo, per essere prodotto, provoca una certa emissione di anidride carbonica. Un sesto delle emissioni legate agli alimenti della dieta di un europeo proviene da pascoli, piantagioni e colture che hanno preso il posto di foreste tropicali: sono i risultati di uno studio pubblicato Global Environmental Health, che mette in evidenza l’impatto della nostra alimentazione sul disboscamento e la necessità di norme più severe sulle importazioni in Europa.

I ricercatori hanno combinato le immagini satellitari e i dati ufficiali (da FAO e governi locali) sulla deforestazione per calcolare l’espansione di terreni a discapito della vegetazione delle zone tropicali. I risultati mostrano che più di metà delle zone è stata disboscata per consentire la produzione di cibo e mangime, e di questa metà il 26% dipende dalla richiesta internazionale.

Utilizzando dei modelli matematici gli scienziati hanno poi stimato la quantità di rilascio di CO2 nell’atmosfera dovuto alla produzione alimentare che sfrutta le foreste: tra il 2010 e il 2014 sono state emesse 2,6 miliardi tonnellate di CO2, di cui il 35% è riconducibile alla produzione di manzo e il 23% a quella di olio di palma e soia. Tra il 29 e il 39% di queste emissioni è dovuta al commercio estero, in primo luogo verso l’Europa, seguita da Cina, India e Russia.

Sul tavolo: 106 paesi e tutte le materie prime agricole

La ricerca è estremamente esaustiva in termini di attendibilità delle fonti e copertura dei territori analizzati: rispetto ad altri studi precedenti, basati su dati non aggiornati o che hanno affrontato solo su una parte dei paesi responsabili delle emissioni, sono state considerate tutte le zone tropicali e sub tropicali (106 paesi) e tutte le materie prime agricole prodotte. Inoltre, per analizzare i due paesi con il più alto tasso di deforestazione – il Brasile e l’Indonesia – i ricercatori li hanno suddivisi in più regioni, il che ha permesso di ottenere delle stime sulle emissioni molto precise.

Le esportazioni di materie prime associate alla carbon footprint (“impronta di carbonio”, la stima delle emissioni di gas serra) del disboscamento variano molto da regione a regione. A livello globale gli alimenti più incisivi sulla deforestazione sono, in ordine di importanza: carne bovina (soprattutto in Brasile), olio di palma e soia (soprattutto in Indonesia), cereali (grano compreso), frutta, verdura e noci, altre colture (fra cui caffè, tè, cacao e spezie), zucchero, e fibre vegetali, come il cotone.

L’Europa è il più grande importatore di alimenti prodotti nelle zone tropicali, e gli autori dello studio hanno stimato che circa il 15% del cibo della dieta di un cittadino europeo è direttamente collegato al disboscamento. Per diversi paesi dell’UE le emissioni di CO2 collegate ai prodotti importati costituiscono più della metà di quelle prodotte dalla propria produzione agricola nazionale.

L’Italia non è fra gli stati più virtuosi: l’importazione di olio di palma dall’Indonesia all’Italia è al nono posto (considerando anche Asia e Stati Uniti) tra quelle che hanno un impatto maggiore sul disboscamento. Inoltre l’Italia è al quinto posto nell’Unione Europea per il rapporto tra le emissioni “importate” e prodotte: circa il 70% della carbon footprint del nostro paese è dovuto ai prodotti che arrivano dalle zone tropicali.

Martin Persson, autore dello studio, ci dice che “L’Europa dovrebbe applicare norme più severe, favorendo l’importazione di prodotti con impatto zero sulla deforestazione. Anche le aziende dovrebbero acquisire consapevolezza sulla filiera, eliminando i fornitori che contribuiscono al disboscamento. Bisognerebbe poi intervenire a livello locale, continua Persson, aiutando i produttori ad aumentare le rendite dei terreni senza invadere la foresta e i governi a proteggere meglio le zone rimaste”.


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

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Alice Matone
Dopo gli studi in biologia e 10 anni da ricercatrice ho scoperto di amare la scrittura, così ho frequentato il Master in comunicazione della scienza alla Sapienza di Roma. Adesso sono giornalista freelance e mi occupo di comunicazione; continuo a collaborare come ricercatrice, ballo swing e ascolto il rock.