Un quinto delle morti nel mondo è per sepsi. E pensare che basterebbe lavarsi le mani
Dal 1990 a oggi i casi si sono ridotti di poco: da 60 a 48 milioni. Ecco da dove cominciare per combattere definitivamente questo grande killer.
A gennaio 2020 la rivista Lancet ha pubblicato per la prima volta i dati provenienti dall’enorme database Global Burden of Disease, relativi all’incidenza e alla mortalità per sepsi nel mondo negli ultimi trent’anni, dal 1990 al 2017. Il risultato è allarmante. Nel 2017, sono stati registrati in tutto il mondo 48,9 milioni di casi di sepsi e 11 milioni di decessi correlati: il 19,7% di tutti i decessi globali. In altre parole una morte su cinque nel mondo è dovuta a sepsi, con tassi maggiori nei paesi più poveri. L’onere più alto si registra in Africa sub-sahariana, in Oceania e nel continente asiatico.
Per fare un paragone, l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima circa 15 milioni di morti l’anno per infarto o ictus, mentre 18 milioni sarebbero i morti per tumore nel mondo nel 2016.
30% di morti in meno in 30 anni
In trent’anni la prevalenza di casi è diminuita, ma di poco: nel 1990 si stimavano 60,2 milioni di casi di sepsi a livello globale, contro i 48,9 milioni del 2017. Tra tutte le fasce d’età, entrambi i sessi e tutte le località, la causa più comune di sepsi è la diarrea, con 15 milioni di casi nel 1990 e 9,2 milioni nel 2017, mentre i principali eventi scatenanti sono stati gli incidenti stradali e la trasmissione da madre a neonato. Erano invece 15,7 milioni le morti correlate alla sepsi nel 1990, scese a 11 milioni nel 2017: una diminuzione del 30%.
Si tratta della prima raccolta dati a tappeto su queste infezioni, che nella maggior parte dei casi riguardano pazienti critici, immunocompromessi e anziani. Persone fragili, il cui sistema immunitario a contatto con microrganismi patogeni, non riesce a sopraffarli. Nonostante sia considerata una delle principali cause di perdita di salute, fino a oggi erano stati raccolti pochi dati sulla reale diffusione della sepsi. Eppure, stime accurate sono fondamentali per informare chi deve prendere decisioni sulle politiche sanitarie, per monitorare gli effettivi interventi effettuati e l’allocazione delle risorse. L’aspetto più importante è infatti che la sepsi si può prevenire in molti casi, a partire dagli ospedali, che sono il luogo dove ci si ammala di più.
Baserebbe lavarsi le mani in ospedale
Negli Stati Uniti, ad esempio, la sepsi è la causa più comune di decessi in ospedale e “costa” al paese oltre 24 miliardi di dollari l’anno. Si tratta di una malattia curabile in molti casi, ma l’arma più importante rimane la prevenzione, attraverso l’igiene. Molto banalmente stiamo parlando dell’importanza di lavarsi le mani. Ogni anno il 15 ottobre è la giornata mondiale dedicata a questo aspetto. La campagna della Giornata dell’igiene delle mani fa seguito a una risoluzione, adottata a maggio 2017 dalla Settima Assemblea Mondiale della Sanità, che riconosce la sepsi come una priorità di salute globale e chiede una prevenzione, una diagnosi e una gestione clinica migliori, con 5 inviti all’azione per 5 destinatari:
– Operatori sanitari: “Prenditi 5 minuti per pulire le mani per prevenire la sepsi nelle cure sanitarie”;
– Dirigenti in sanità pubblica: “Sii ambasciatore nel promuovere l’igiene delle mani per prevenire la sepsi nelle cure sanitarie”;
– Responsabili delle strutture sanitarie: “Prevenire la sepsi nelle cure sanitarie significa fare dell’igiene delle mani un indicatore di qualità nel proprio ospedale”;
– Ministeri della salute: “Attuare questa risoluzione OMS sulla sepsi per Rendere l’igiene delle mani un indicatore nazionale della qualità dell’assistenza sanitaria ”;
– Gruppi di pazienti: “Chiedete strumenti per l’igiene delle mani in ogni area sanitaria che frequentate, in ogni momento della cura.
Nessun cambiamento per i paesi poveri
L’incidenza globale di sepsi, standardizzata per età, nel 2017 è stata leggermente più elevata tra le femmine rispetto ai maschi (716 casi per 100.000 persone contro 642 casi per 100 000) e raggiunge il picco nella prima infanzia, con un secondo picco di incidenza tra gli adulti più anziani. Nel 2017 si sono registrati nel mondo 20,3 milioni di casi di sepsi incidente in bambini di età inferiore ai 5 anni, 4,9 milioni di casi fra i 5 -19 enni e 23,7 milioni di casi fra gli adulti. A livello globale la causa sottostante più comune di morte per sepsi era l’infezione respiratoria che ha provocato 2,8 milioni di decessi correlati nel 1990 e 1,8 milioni nel 2017.
Infine, nonostante la già citata diminuzione di incidenza complessiva, dal 1990 a oggi le cose non sono molto cambiate per i paesi più poveri. La più alta incidenza di sepsi standardizzata per età si è verificata nelle aree con i livelli socioeconomici più bassi, con percentuali identiche in trent’anni: si stima che l’87% dei casi del 1990 e l’85% del 2017 si siano verificati nei paesi a basso reddito.
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