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LA VOCE DEL MASTER

L’impronta digitale dello squalo balena

LA VOCE DEL MASTER - Grazie alle macchie che hanno sul lato del corpo, gli squali balena sono perfettamente riconoscibili l’uno dall’altro, come lo siamo noi grazie alle nostre impronte digitali. Questo fatto viene sfruttato dai biologi marini per un grande progetto di ricerca che serve a conoscere “usi e costumi” di questi giganti, minacciati dall’estinzione. A partecipare al progetto ECOCEAN è chiamato chiunque voglia provare a fotografare o filmare questi animali, le cui immagini possono essere caricate su un sito e messe a disposizione degli studiosi. Un bell’esempio di quella che viene chiamata “citizen science”, la scienza partecipata che prevede l’intervento dei singoli (cittadini appunto) nel processo di costruzione della scienza, ad esempio raccogliendo dati utili alla ricerca.

Galline empatiche

ANIMALI - Ogni anno in Europa vengono allevati oltre 400 milioni di galline ovaiole, di cui 50 milioni solo in Italia. Di queste il 68% vive nelle gabbie minuscole degli allevamenti intensivi in uno spazio pro capite della dimensione di un foglio A4, con tutto ciò che ne comporta: sofferenza fisica, deformazioni dovute alla mancanza di spazio per l'apertura delle ali, sovrappopolamento, stress psicologico, ferite da combattimento. Come le galline ovaiole, anche polli da carne, mucche, agnelli e altri animali vivono condizioni di sofferenza emotiva oltre che fisica. È evidente, quindi, che gli studi sul “benessere” degli animali di allevamento intensivo (o da laboratorio), il cosiddetto “animal welfare”, sono diventati un'esigenza assoluta in una società che vuole definirsi “civile”.

Piccole cicogne crescono

FOTOGRAFIA - A metà maggio fervono le attività nell’Oasi S. Matteo di Medolla, in provincia di Modena. E non potrebbe essere diversamente: ci sono molte nuove bocche da sfamare. Questa ex cava abbandonata, trasformata in area di riequilibrio ecologico, ospita dal 2002 una piccola colonia di cicogne bianche (Ciconia ciconia), che ogni primavera si dedicano con cura e impegno all’allevamento dei piccoli. Le 3 coppie immesse in voliera nel 2002 hanno cominciato a riprodursi nel 2004, consentendo finora la reintroduzione di una ventina di esemplari. Alcuni di questi sono ritornati dall’Africa, dove erano andati a svernare, accompagnati da cicogne selvatiche.
AMBIENTE

Carisma animale

ANIMALI - "Tutti gli animali sono uguali. Ma alcuni animali sono più uguali degli altri" scriveva George Orwell in una delle più celebri metafore sull'utopia socialista. Questa volta, però, parliamo di carisma. É indubbio come alcuni animali abbiano, da sempre, colpito la nostra sensibilità molto più degli altri, diventando parte del nostro immaginario per i più svariati motivi. Feroci e pericolosi, forti, simbolo dell'azione negativa dell'uomo, straordinariamente belli o semplicemente teneri, questi animali sono di fatto il punto di forza che muove l'audience degli appassionati di documentari naturalistici, influenza il turismo dei parchi naturali e sposta l'ago della bilancia delle molte campagne per la conservazione promosse dalle associazioni ambientaliste.

Dal mangime alla pelliccia: il visone fa male all’ambiente

AMBIENTE - La produzione di pellicce è un attività a basso impatto ambientale. Così dice da tempo l'industria delle pellicce, che giustifica questa affermazione citando le misure che sarebbero adottate da molte aziende per la riduzione di emissioni di CO2 e dei consumi di acqua o energia. Ma lo studio appena concluso e reso pubblico da alcune associazioni animaliste europee (l'italiana LAV-Lega Anti Vivsezione, la belga GAIA-Azione Globale per i Diritti degli Animali e l'olandese Bont voor Dieren) smentisce clamorosamente queste affermazioni. Va detto che le citate associazioni non governative non hanno condotto in prima persona la ricerca in merito all'impatto ambientale della produzione di pellicce (in questo caso specificatamente quelle di visone), ma l'hanno commissionata a CE Delft, un centro di ricerca specializzato e indipendente.

Non svegliar l’orso che dorme…

LA VOCE DEL MASTER - Chi dorme non piglia pesci, ma a volte resta in ottima salute. Questo per lo meno è il caso dell'orso bruno americano (Ursus americanus), una specie il cui lungo letargo è stato oggetto di un'indagine da parte di un gruppo di ricercatori dell'University of Alaska Fairbanks. La ricerca, recentemente pubblicata su Science, ha infatti evidenziato come, durante i mesi di letargo e nonostante un brusco calo del metabolismo, i paffuti plantigradi riescano a ridurre la temperatura corporea soltanto di pochi gradi, preservando così perfettamente muscolatura e ossatura. Lo studio di questa particolare relazione fra metabolismo e temperatura potrebbe portare in futuro allo sviluppo di nuovi farmaci per noi umani, applicabili in situazioni in cui si richieda uno stato di ibernazione.

È una marcia di protesta!

IL CORRIERE DELLA SERRA - Nel 2000, il gruppo di Yvon Le Mahon, dell'università di Strasburgo, ha inanellato 50 pinguini reali di Possession Island già dotati di minuscoli transponder sottocutanei e ne hanno comparato la durata di vita e il numero di figli con quelli di 50 solo con il transponder. (In generale, i ricercatori preferiscono gli anelli che, oltre a costare poco, consentono di seguire l'animale da lontano con un binocolo, mentre per ricuperare i dati di un transponder così piccolo bisogna andargli vicino). Sull'arco di dieci anni, i pinguini inanellati aveva un tasso di sopravvivenza inferiore del 16% e addirittura un 39% di piccoli in meno rispetto agli altri. La mortalità degli inanellati è del 16% superiore in media su dieci anni, però del 30% nei primi 4,5 anni di vita, dopo la differenza scompare. Forse non tutti i giovani inanellati mancanti all'appello sono finiti cadaveri in mare, magari qualcuno ha raggiunto un'altra colonia, spinto a emigrare per un qualche motivo non condiviso da quelli con il solo transponder.

Il caro non estinto

IL CORRIERE DELLA SERRA _ Il lori gracile delle foreste dello Sri Lanka - all'anagrafe Loris tardigradus nycticeboides - è un primate arboricolo, timido, notturno e lungo in tutto 17 cm. scoperto, a fatica, nel 1937. Nel 2001 ne era stato avvistato soltanto uno, pareva spacciato. E' ricomparso proprio nell'anno della biodiversità, ed è stato fotografato per la prima volta. Vive solitario, quando ha voglia di compagnia va a cercare un altro lori e lo abbraccia a lungo. Craig Turner della Società Zoological Society of London pensa che capiti di rado perché delle foreste restano pochi ciuffi sparsi e lui, inteso come il lori, dalla foresta non esce mai. I pochi individui rimasti potrebbero già essere tutti isolati. Foto di C. Mahanayakage, altre sul sito della Zoological Society of London.
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