NOTIZIE - La scoperta potrebbe spiegare perché le persone con colpite da infezione da HIV e trattate con farmaci antiretrovirali a volte mostrano in anticipo i segni dell'invecchiamento, come le malattie cardiovascolari e la demenza in età precoce. Nei Paesi ad alto reddito, come l'Europa e il Nord America, i farmaci di prima generazione vengono utilizzati sempre di meno, a causa di possibili tossicità ed effetti collaterali se assunti per un lungo periodo di tempo. Dalla parte opposta c'è la situazione dei Paesi a basso reddito in via di sviluppo, che non possono permettersi medicine costose per i propri pazienti e devono ricorrere a questi farmaci. Proprio i farmaci che dovrebbero allungare la vita (migliorandone anche le condizioni) ai malati di AIDS, provocano un rapido e precoce invecchiamento e oggi forse sappiamo il perché.
Stiamo parlando degli analoghi nucleosidici della trascrittasi inversa (NRTI), di cui il più noto è la Zidovudina, conosciuta anche come AZT, appartenenti alla prima classe di farmaci sviluppati per il trattamento dell'HIV. Quando venne commercializzata negli anni '90 rappresentava un importante passo avanti nel trattamento della malattia, ampliando notevolmente la durata della vita dei malati contribuendo a trasformare l'HIV in una condizione cronica, piuttosto che una malattia terminale.
SALUTE - Sebbene l'infezione da HIV non trattata alla fine porti a una immunodeficienza acquisita (AIDS), un piccolo gruppo di persone sieropositive, chiamate élite soppressori (lo 0,5 per cento di tutti gli individui affetti da HIV), sono in grado di controllare naturalmente l’infezione in assenza di una terapia antiretrovirale, o HAART. Questa capacità potrebbe essere la chiave per la messa a punto di un vaccino efficace.
SALUTE - Il 10,6% delle ragazze incinte sotto i 16 anni ha contratto l'Hiv; il numero delle donne gravide tra i 23 e i 24 anni sieropositive sale al 51,1%. Questo è il Sudafrica, secondo una ricerca effettuata nelle zone rurali del Paese tra il 2005 e il 2008.
Ma questa situazione potrebbe subire un cambio totale di rotta grazie allo studio, che potremmo in tutta coscienza definire epocale, condotto dai coniugi Quarraisha e Salim Abdool Karim per conto del Centre for the AIDS Programme of Research in South Africa-CAPRISA (www.caprisa.org). La risposta all'epidemia di Hiv che colpisce in particolare le donne dei paesi africani potrebbe provenire proprio dal Sudafrica e si nasconde in un “semplicissimo” gel vaginale
Secondo un nuovo studio dell'Istituto Superiore di Sanità l'azione combinata di due farmaci antiretrovirali è in grado di uccidere solo le cellule infettate dal virus dell'AIDS lasciando vive tutte quelle sane