"Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti", cantava un poeta. Il fenomeno dell'AIDS infatti in Italia sta cambiando. Se il numero degli infettati dal virus dell'HIV negli ultimi decenni non è di molto diminuito, quello a cui stiamo assistendo oramai da anni è una lento ma progressivo passaggio da un target di individui infettati composto per circa l'80% da da tossicodipendenti, a un 80% rappresentato da persone in salute e per la maggior parte eterosessuali che sono entrati in contatto con il virus tramite rapporti sessuali non protetti.
Più di 35 milioni di persone nel mondo hanno l'Hiv. Ma le morti per Aids, anche se lentamente, continuano a scendere. Secondo gli ultimi dati dell'agenzia Onu Unaids, le nuove infezioni sono diminuite del 33% rispetto al 2001 e del 52% tra i bambini.
Un film, tratto da una storia vera. È il 1985, e a seguito di un rapporto non protetto con una tossicodipendente il rude texano Ron Woodroof contrae l’HIV: gli vengono dati 30 giorni di vita. Inizialmente rifiuta di accettare la diagnosi, convinto in quanto omofobo che la malattia sia collegata solamente all’ambiente gay. I sintomi tuttavia non tardano a mostrarsi e Ron perde il lavoro, gli amici, e cerca aiuto in ospedale dove è in corso di sperimentazione l’AZT (azitotimidina, anche nota come zidovudina o ZDV), il primo antivirale approvato dalla Food and Drug Administration (FDA). A metà dei pazienti viene somministrato il farmaco, all’altra metà un placebo senza tracce di principio attivo: Ron non viene accettato nella sperimentazione, perciò corrompe un infermiere e si procura il farmaco di nascosto.
«Noi siamo abituati a raccontare storie, ma forse questa è la storia più bella che abbiamo raccontato finora» afferma Francesca Pasinelli, direttore generale di Telethon. Una storia che riguarda Mohammad, Giovanni, Kamal, Samuel – unico italiano fra i sei – Canalp e Jacob. Sei piccoli pazienti affetti da due gravi malattie genetiche – la leucodistrofia metacromatica (la stessa malattia della piccola Sofia del caso Stamina) e la sindrome di Wiskott-Aldrich – che tre anni fa hanno iniziato il trattamento con una terapia genica innovativa e che ora mostrano significativi benefici e stanno bene.