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Sempre più smog in città

AMBIENTE - Roma ci prova con le targhe alterne, Milano e Firenze con il divieto di circolazione per i veicoli più inquinati. Sono queste le misure con cui i sindaci delle tre città sperano di abbassare le emissioni di polveri sottili nell’atmosfera, dopo l’ennesimo superamento dei limiti consentiti. Lo smog, ormai, è una peculiarità delle città italiane. Secondo i dati del monitoraggio di Legambiente a fine novembre ben 44 città hanno superato il limite giornaliero di 50 microgrammi/m3 di Pm10 oltre i 35 giorni consentiti dalla legge. In testa c’è Torino con 118 giorni di sforamento, seguita da Milano (106), Verona (98) e Monza (87). La regione messa peggio è la Lombardia, con 11 città fuori limite. E la zona più critica si conferma, ancora volta, la Pianura Padana, come già rilevato nel rapporto dell’Agenzia Europea dell’ambiente.

Microfibra da spiaggia

AMBIENTE - Un gruppo internazionale diretto da Mark Browne ha rilevato una concentrazione di fibre sintetiche sulle spiagge di tutti i continenti, Antartide compresa, un inquinamento invisibile il cui impatto sugli ecosistemi costieri resta da chiarire. Su Environmental Science and Technology di novembre, esce una ricerca più meticolosa che rivoluzionaria, la quale evoca l'opinione - un po' misantropa - dell'astrofisico britannico Fred Hoyle: Il fatto che alcune persone siano disposte a trascorrere la propria vita a frugare nella melma stratificata a caccia di scarafaggi al solo scopo di acquisire questo tipo di conoscenze mi pare uno degli aspetti per il quale la specie umana meriti di essere salvata. (Anshen Conference, New York, 1993)

Disastro ambientale in Nuova Zelanda

MBIENTE - I disastri ambientali non mancano mai, e uno che ha avuto poca eco sui nostri mezzi di comunicazione sta accadendo proprio ora in Nuova Zelanda. Mercoledi scorso la nave-cargo Rena, si è scontrata con l'Astrolabe reef e ha iniziato a rilasciare grandi quantità di greggio nel mare, e la situazione, a causa anche del maltempo sta peggiorando. La nave non solo sta perdendo le scorte di combustibile che trasportava ma anche oltre 70 container che, visto che la nave si è girata su un fianco, stanno cadendo in mare

Nube tossica a Trieste

NOTIZIE - Emergenza benzene oggi a Trieste. Gli allarmi lanciati dagli abitanti del quartiere (Servola) intorno all'impianto siderurgico ''Lucchini-Severstal'' hanno mobilizzato i tecnici dell'ARPA del Friuli Venezia Giulia che hanno accertato la fuoriuscita dall'impianto di grandi quantità di benzene, con valori nettamente superiori ai limiti di legge. Lo stabilimento, chiamato semplicemente "la ferriera" dagli abitanti della città, si trova a ridosso del centro urbano in una delle zone più densamente abitate della città. Da anni ormai gli abitanti della zona, e di tutta la città, denunciano la grave situazione ambientale e sanitaria provocata dall'impianto, ma le proteste non sono valse a nulla, e anzi in anni recenti la ferriera è stata venduta a nuovi proprietari che hanno cercato di rilanciare l'attività del fatiscente stabilimento.

Zoonosi inversa

AMBIENTE - Dalla fine degli anni Novanta l'Acropora palmata forma l'ossatura delle grandi barriere coralline nei Caraibi e davanti alle coste della Florida, soffre di una necrosi a chiazze causata dal batterio Serratia marcescens. L'ha scoperto nel 1819 il farmacista padovano Bartolomeo Rizzo in macchie rosso sangue sopra della polenta ammuffita e l'ha chiamato così in onore di Serafino Serrati, il monaco toscano inventore di un battello a vapore. Fino agli anni Settanta del secolo scorso era ritenuto innocuo per gli esseri umani, di solito portatori sani. Poi è stata isolato in diverse infezioni, più pericolose quelle contratte negli ospedali, che si curano con gli antibiotici. Dal 2003 si sapeva che quel batterio era letale per l'Acropora. Nel frattempo l'80% ne è morto e il resto è classificato fra le specie a rischio di estinzione

OggiScienza TV – Un mare di meduse

OggiScienza TV - Un mare di meduse I grandi sciami di bellissime meduse non rappresentano solo un potenziale fastidio per i bagnanti, ma possono alterare significativamente gli ecosistemi marini. Ne parliamo con Ferdinando Boero, docente di zoologia e biologia marina dell’Università del Salento.

Invece del tonno rosso

CUCINA - Robert Condon e altri biologi americani, canadesi e francesi hanno studiato per anni le comparse di due specie, rappresentative dell'intera famiglia, nell'estuario della York River, baia di Chesapeake. Ne hanno messe in vasca e analizzato il flusso energetico, cioè il tasso di carbonio, assorbito e riemesso sia da loro che dai batteri ai quali s'accompagnano di solito, dei gamma-proteobatteri, antichi anch'essi e finora piuttosto rari. La Mnemiopsis leidyi e la Chrysaora quinquecirrha, già note per aver depauperato la biodiversità in altri estuari, trasformano l'energia del plancton di cui si nutrono in una biomassa gelatinosa che toglie l'appetito a qualunque predatore. Il carbonio contenuto nel plancton, sottratto ai pesci e ai frutti di mare, quindi alla dieta umana, viene riemesso dalle meduse nel proprio muco a beneficio esclusivo dei batteri di compagnia che, in loro presenza, lo metabolizzano sei volte più in fretta. Ma lo usano per respirare, invece che per crescere e moltiplicarsi, quindi rigurgitano sotto forma di CO2. La produzione del gas serra è notevole. Negli esperimenti in vasca, le meduse rilasciavano da 25 a 30 volte più carbonio che azoto, mentre nella materia organica marina il rapporto normale è di sei a uno.

Quando l’inquinamento arriva nelle grotte

NOTIZIE - 121 grotte inquinate, 247 ostruite, 19 sparite: ad oggi questi sono i numeri che testimoniano l’inquinamento delle grotte dell’altipiano carsico. Il risultato di anni d’incuria e illegalità, durante i quali nelle grotte sono stati riversati liquami industriali, idrocarburi, acque fognarie di case private, e chiunque vi ha gettato oggetti di tutti i tipi, dai motorini ai residuati bellici ai pezzi di Eternit, come se le grotte fossero comodi immondezzai ad uso comune. Nel 2010 la situazione è diventata di dominio pubblico, quando a gennaio è stato pubblicato su National Geographic l’articolo di Fabio Dalmasso, sceso nelle grotte assieme agli speleologi triestini Claudio De Filippo e Roberto Trevi, e al fotografo Fabio Liverani.
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