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Diavolo di una manta!

AMBIENTE - Mi è capitato di vederle una volta, stando sott’acqua (qualcosa di simile a questo). E davvero l’emozione è stata fortissima. In effetti la manta gigante (Manta birostris), grande razza filtratrice, detiene almeno due primati: il primo (a parer mio) è la sua incomparabile bellezza e dell'eleganza, il secondo (a detta degli esperti) è quello di essere una delle specie di grandi dimensioni meno conosciute dall’uomo: sui suoi spostamenti e preferenze ambientali infatti se ne sa davvero poco o nulla. Ad illuminare questo ‘buio di conoscenze’ è apparso recentemente su PLosOne una ricerca 'pioneristica' che rivela i movimenti di sei individui - quattro femmine, un maschio e una giovanile – marcati con trasmittenti satellitari in prossimità della penisola dello Yucatan (Messico). Il team internazionale di ricercatori ha monitorato gli spostamenti degli enormi pesci cartilaginei (come gli squali per intenderci) per un massimo di due mesi: essi hanno trascorso la maggior parte del tempo all'interno delle acque territoriali del Messico - entro 200 miglia della costa -, allontanandosi al massimo 100 chilometri dal punto iniziale di campionamento

Pesca grossa

AMBIENTE - Si aspettava una cattura piuttosto comune dalle reti lasciate di notte per far incetta di seppie. E invece la sorpresa: ad attenderlo un tonno rosso (Thunnus thynnus) lungo oltre due metri e di oltre 2 quintali di peso. È successo giovedì scorso in laguna di Venezia a un pescatore che, partito con più banali intenzioni, si è trovato a dover issare a bordo un simile colosso facendo ricorso ad un’altra barca d’appoggio. È un evento a dir poco eccezionale. "Tonni di queste dimensioni oggi sono piuttosto rari anche in mare aperto" afferma Luca Mizzan, biologo marino del Museo di Storia Naturale di Venezia. "Eppure alla fine dell'Ottocento l'industria del 'tonno gigante' in Alto Adriatico, soprattutto nella sua costa orientale, era molto fiorente grazie all'abbondanza delle sue prede, il pesce azzurro, che caratterizza quest'area. Solo che ora ne abbiamo perso memoria".

Lezioni di pesca sostenibile (dal passato)

AMBIENTE - L'approccio storico e antropologico allo studio del mare non è una novità (qui e qui trovate un esempio e un approfondimento), e un nuovo studio pubblicato su Fish and Fisheries (per ora solo sulla versione cartacea, appena è online aggiugiamo il link) offre spunti di riflessione sull'efficacia e importanza di questa metodologia. John "Jack" Kittinger, del Center for Ocean Solutions della Stanford University, e colleghi hanno confrontato gli ultimi sette secoli di pesca in due luoghi chiave negli Stati Uniti: le isole Hawaii e l'acrcipelago delle Florida Keys. Per tracciare la storia della gestione delle risorse ittiche in questi due luoghi il team ha usato dati di varia provenienza: dai record dei tassi di pesca specie-specifici del 1800 alle ricostruzioni archeologiche della densità umana nelle isole e il consumo procapite di pesce (già dal 1300). Il team ha poi ricostruito i regimi di gestione associati a periodi di pesca molto intensivi usando anche qui fonti molteplici, incluse per esempio le pubblicazioni di studiosi nativi Hawaiani. I risultati sono staiti definiti "sorprendenti" dagli autori. Secondo le ricostruzioni infatti, i nativi hawaiiani pescavano in quantità molto sostenute che eccedevano di gran lunga quelle che oggi la barriera corallina offre alla società, senza però depauperarla. Il contrario invece è avvenuto alle Florida Keys, che hanno a lungo alternato periodi di prosperità a periodi di impoverimento della fauna ittica. Lo studio secondo Kittinger dimostra che si può pescare in maniera molto produttiva e anche molto sostenibile, e gli hawaiiani ne sono un esempio

Una questione di abbondanza

AMBIENTE - L’aumento della temperatura marina ha determinato importanti cambiamenti nell’abbondanza di specie ittiche di importanza commerciale dell’Oceano Atlantico settentrionale. È quanto emerge da uno studio pubblicato recentemente dal professor Simpson dell’Università di Bristol e collaboratori. La ricerca è stato svolta nell’Oceano Atlantico settentrionale, un vero e proprio hot-spot del cambiamento climatico poichè negli ultimi trent’anni il riscaldamento del mare è avvenuto a un tasso quattro volte superiore a quello medio mondiale, con un aumento effettivo di 1.31 °C. Se vi sembra un’inezia, siete in errore: anche piccole variazioni di temperatura influenzano profondamente i tassi di maturazione delle uova, la crescita e la sopravvivenza delle larve di pesci e, più in generale, le comunità planctoniche alla base della rete alimentare
LA VOCE DEL MASTER

Addio tonni nel mar di Trieste

LA VOCE DEL MASTER - Il Conte Agapito, nella sua Descrizione della città di Trieste pubblicata nel 1824, raccontava: “nelle pesche di Barcola e di Grignano si prendono tonni dei quali vengono fatte annualmente delle salagioni che spediti vengono per gli Stati austriaci, per la Germania ed anche per la Sicilia”. Le tonnare di Trieste oggi sono solo un ricordo, o forse nemmeno quello, visto che di tonni nel golfo friulano non se ne vedono più. Molto si è scritto e detto, anche in questo blog, dello stato preoccupante in cui versano le popolazioni di tonno rosso (Thunnus thynnus). In un articolo pubblicato nel 2009 su Conservation Letters, Brian McKenzie e colleghi denunciavano l’inadeguatezza delle quote ICCAT, l’ente preposto alla definizione delle quote di pesca del tonno per il Mediterraneo e l’Atlantico, per la conservazione della specie, prevedendo che nel 2011 la popolazione adulta di tonni si sarebbe ridotta del 75% rispetto il 2005. Ma se andiamo un po’ più indietro nel tempo, il declino di questa specie ci sembrerà ancora più drammatico.

Ancora minacce per le barriere coralline mondiali

MARE - Sono state paragonate ai canarini che un tempo venivano usati nelle miniere di carbone come sistema di allarme poichè la presenza di gas tossici avrebbe ucciso loro prima dei minatori. Sono le barriere coralline, un importante indicatore dello stato di salute dei nostri oceani, che come canarini in presenza di monossido di carbonio stanno diventando sempre più morte e silenziose. Secondo Reefs at Risk Revisited, il più recente ed esaustivo aggiornamento sullo stato di salute di questo ecosistema marino, più del 60% delle barriere coralline mondiali è attualmente minacciata dalla pesca eccessiva, dallo sviluppo non controllato dell'edilizia costiera e dall'inquinamento. A livello locale, le azioni più invasive sono rappresentate dall'uso di esplosivi per la pesca, dall’ingresso nelle acqua marine di eccessivi sedimenti dovuti a deforestazione e dalla cattiva gestione del territorio, da cui consegue un input eccessivo di nutrienti originati dall'agricoltura e di materiali tossici
LA VOCE DEL MASTER

Storie dal Mare

LA VOCE DEL MASTER – Dal 18 al 20 novembre 2010 si è tenuta a Dublino, presso il Trinity College, la conferenza “Oceans Past III: Stories from the sea - history of marine animal populations and their exploitation” in conclusione del progetto decennale History of Marine Animal Populations, la componente storica del Census of Marine Life. Il progetto ha coinvolto più di 100 storici, ecologi, scienziati della pesca, biologi e archeologi dal Canada alla Nuova Zelanda, passando per il Mediterraneo, per cercare di rispondere alle domande: com’erano i mari nel passato, prima dell’attuale sfruttamento eccessivo, dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento? È possibile ricostruire la storia del mare, e che importanza può avere oggi per le attività umane? Il messaggio che è emerso in questa tre giorni dedicata all'ecologia storica dei mari, cui hanno partecipato circa 200 ricercatori da tutto il mondo in un’atmosfera decisamente informale, è che sì, si può, ed è essenziale per l’attuale gestione e conservazione degli ecosistemi marini.
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