SALUTE - Il dibattito sulle tempistiche delle mammografie, e sugli effettivi benefici di effettuare controlli più frequenti e regolari, non è certo nuovo. Uno studio della Harvard Medical School e del Brigham and Women's Hospital ha raccolto i risultati di 50 anni di ricerche internazionali, che hanno valutato benefici e svantaggi degli screening mammografici: ne è emerso che se i lati positivi sono sopravvalutati, le possibili conseguenze negative vengono invece sottostimate.
Gli autori dello studio riportano che la stime, per quanto riguarda la riduzione del tasso di mortalità per tumore al seno grazie agli screening, è di circa il 19%. Per le donne tra i 40 e i 50 anni si riduce al 15%, per quelle tra i 60 e i 70 arriva invece fino al 32%. I benefici che ogni singola donna può trarre dagli screening, tuttavia, dipendono sensibilmente dalla propria storia personale e familiare, e dai conseguenti rischi soggettivi di sviluppare o meno un tumore al seno. Per questo motivo, secondo gli esperti, sia i medici che le pazienti necessitano di più informazioni e consapevolezza per poter individuare quello che è l'approccio allo screening più adatto a ogni donna.
“Perché mai un professore di progettazione meccanica si mette a studiare l’osso? perché vuole prevenire le rotture, tutte!” E' questo uno degli ultimi post che si legge nella pagina facebook Osteoporosi Parliamone, creata da Francesca Cosmi, docente di ingegneria meccanica all'università di Trieste.
"Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti", cantava un poeta. Il fenomeno dell'AIDS infatti in Italia sta cambiando. Se il numero degli infettati dal virus dell'HIV negli ultimi decenni non è di molto diminuito, quello a cui stiamo assistendo oramai da anni è una lento ma progressivo passaggio da un target di individui infettati composto per circa l'80% da da tossicodipendenti, a un 80% rappresentato da persone in salute e per la maggior parte eterosessuali che sono entrati in contatto con il virus tramite rapporti sessuali non protetti.
Colpisce circa 3.500 donne all'anno. Stiamo parlando del cancro della cervice uterina che in Italia ha un'incidenza di 8 su 100mila donne. Una situazione che può essere migliorata con la prevenzione: il tumore al collo dell'utero si può, infatti, diagnosticare precocemente con il pap test e, preso per tempo, può essere curato con successo
Un Paese diviso anche sul fronte della prevenzione. Lo dicono i dati del Rapporto 2012 dell'Osservatorio Nazionale Screening. Se nelle regioni del Nord la partecipazione a programmi di screening mammografici raggiunge l'89%, al sud arriva a malapena al 38%.