MRPOD – Niente tsunami, ecco perché
MRPOD -- Alle 10 e 38 (italiane) di mercoledì scorso il mondo è rimasto col fiato sospeso. Memori della tragedia avvenuta nel 2004, una nuova forte scossa verificatasi ancora una volta al largo delle coste dell'Isola di Sumatra, non lontano dalla già devastata Banda Aceh, ha fatto temere tutti che la tragedia si ripetesse. Qui, qui, qui, e qui, potete ripercorrere le tappe di mercoledì: è stato subito lanciato un allerta dal Pacific Tsunami Warning Centre, ma alla fine in poche ore per fortuna ci si è resi conto che il pericolo era scampato. Le onde nelle località più colpite non hanno superato il metro.
Ora a quasi due giorni dalla prima scossa i sismologi fanno il punto: come mai non si sono prodotte onde notevoli in questa occasione? E i modelli, una volta ottenuti dati precisi sulla situazione, cosa hanno previsto? Insomma questo sisma è stato un buon test per capire a che punto sta la nostra conoscenza sul verificarsi degli tsunami? Ne abbiamo parlato con Fabio Romanelli, sismologo esperto di tsunami dell'Università di Trieste.
Il sistema di tsunami warning questa volta, ci spiega Romanelli, è stato tempestivo. Appena si è visto che la scossa era piuttosto forte (magnitudo 8.8 e poi rivista a 8.6) è scattato un bollettino preliminare che successivamente in poco tempo è stato validato con i dati registrati dalle delle boe piazzate in tutto l'Oceano Indiano (il numero delle boe è cresciuto molto dopo l'evento del 2004). Questo sistema capillare ha fatto sì che nel giro di soli cinque bollettini (in poche ora dalla scossa) si è potuto far rientrare l'allarme. "Una delle diversità rispetto al 2004 è non solo che adesso ci sono tre sistemi di warning," spiega Romanelli, "ma anche che una volta che si è capito che il meccanismo della scossa era di tipo diverso - a scorrimento di tipo orizzontale - ci si è potuti rassicurare e si è potuto chiudere l'allarme.