Lo stato di conservazione dei vertebrati è in declino, tuttavia la situazione è meno tragica di quanto sarebbe potuta essere se non ci fossero state le azioni di protezione che hanno contribuito alla sopravvivenza di molte specie.
NOTIZIE – Secondo l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) che redige ogni anno la famosa Lista Rossa delle specie in pericolo, i vertebrati sono in fore declino. Negli ultimi decenni molte specie sono diventate a rischio di estinzione e molti habitat si sono degradati a causa delle attività umane. Questo impoverimento della natura ha degli effetti non solo sulla natura stessa ma anche, come conseguenza più o meno diretta, sugli umani e sulle loro attività economiche. Una natura più povera significa anche un’umanità più povera.
Gli esperti concordano: la situazione è grave. Tuttavia potrebbe essere peggiore. Un recente studio firmato da più di centocinquanta ricercatori da tutti i paesi del mondo sostiene, infatti, che azioni di conservazione, come l’espansione delle aree protette o l’adozione di legislazioni appropriate, sono riuscite a fermare la progressiva scomparsa di molte specie.
I ricercatori hanno usato i dati relativi a 25.780 specie di vertebrati inserite dall’IUCN nella Lista Rossa. La Lista Rossa è riconosciuta a livello internazionale come lo standard per quanto riguarda il pericolo di estinzione delle specie: ci sono otto categorie che vanno dalla situazione normale fino all’estinzione passando per “minacciato”, “gravemente minaccaito”, “estinta in natura”. Tutti i dati sono elaborati con procedure trasparenti e sono liberamente a disposizione di tutti in modo che possano essere migliorati e integrati.
Nella Lista Rossa le specie di vertebrati oggi classificate come “minacciate” ammontano a circa un quinto del totale, dal 13% degli uccelli al 41% degli anfibi, e sono purtroppo in aumento. In media ogni anno 52 specie di mammiferi, uccelli e anfibi vengono spostati verso una categoria più vicina all’estinzione. Anche se i vertebrati rappresentano solo il 3% di tutte le specie viventi, si trovano in tutti gli ambienti e hanno un ruolo importante negli ecosistemi e una grande importanza economica e culturale.
Questi dati nascondono l’impatto delle azioni di conservazione: il progressivo peggioramento sarebbe stato superiore di almeno un quinto se niente fosse stato intrapreso per proteggere queste specie. I ricercatori hanno calcolato che, senza le azioni di conservazione, per i mammiferi e gli uccelli ci sarebbe stato un ulteriore 18% di declino. L’impatto è stato purtroppo inferiore sugli anfibi che rimangono tra le categorie più minacciate.
Ovviamente non basta, dicono i ricercatori. Gli sforzi attuali sono insufficienti per bloccare la perdita di biodiversità provocata dall’espansione dell’agricoltura, la deforestazione, lo sfruttamento eccessivo del suolo, la caccia e la pesca indiscriminate e l’introduzione di specie invasive. La conservazione delle specie è una faccenda complessa che dipende da molti fattori e i cui effetti risultano visibili solo dopo decenni di sforzi.
A conclusione del 2010, anno della biodiversità, i ricercatori auspicano maggiori sforzi internazionali e coordinati per fermare il declino della biodiversità globale.