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A volte ritornano

Solo pochi giorni fa descrivevamo con soddisfazione il ritorno dei grandi mammiferi predatori negli Stati Uniti e il crescente consenso verso una pacifica convivenza con essi da parte delle popolazioni locali (Il ritorno dei predatori). Oggi, le buone notizie vengono invece da un rapporto internazionale redatto da BirdLife International, l'European Bird Census Council (EBCC) e la Zoological Society di Londra (ZSL), che riporta l'attenzione sulla situazione della fauna selvatica europea.
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Il ritorno dei predatori

Fino a qualche decennio fa vivevano in piccole popolazioni confinate quasi esclusivamente nelle aree protette, ma nell'ultimo periodo c'è stata una netta inversione di tendenza. Stiamo parlando dei grandi mammiferi predatori, le cui popolazioni, almeno negli Stati Uniti, sono in evidente crescita, tanto che molti di essi iniziano a frequentare gli ambienti urbani. E l'uomo deve iniziare a fare i conti con queste ingombranti presenze.
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Le nuove mappe della biodiversità mondiale

L'identificazione delle aree con la più alta biodiversità a livello mondiale è una priorità per indirizzare le politiche di conservazione degli ambienti naturali. In particolare, nel processo della designazione degli ambienti da proteggere è di fondamentale importanza la conoscenza approfondita del numero di specie presenti in ciascuna area, quali di queste sono vulnerabili o minacciate di estinzione, quali attività umane vengono svolte e il loro potenziale impatto sull'ambiente nonché l'attuale livello di protezione a cui sono soggette.
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Rete Natura 2000: ecco le cattive opere

Il presente dossier ha l’obiettivo di denunciare il depauperamento costante dei siti della Rete Natura 2000 in Italia causato dalla mancata o errata redazione delle Valutazioni di Incidenza, in evidente contrasto con gli obiettivi della Strategia UE sulla biodiversità e delle iniziative intraprese per tutelare questa rete di aree protette.
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Ambienti a rischio d’estinzione

Una lista rossa per gli ambienti in pericolo, simile a quella della International Union for Conservation of Nature (IUCN) sulle specie a rischio d'estinzione. Questa è la proposta, che giunge dalle pagine della rivista open access PLoS ONE, di un gruppo di ricercatori guidati da David Keith della University of New South Wales, in Australia.
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Bushmeat e l’effetto a catena nelle foreste tropicali

AMBIENTE - Gli ecosistemi naturali sono permeati da un fitta rete di interazioni, dirette e indirette, tra i diversi organismi che vi vivono. È stato infatti spesso mostrato come la perturbazione di un elemento possa comportate effetti inaspettati sulle altre componenti della comunità ecologica. In questi giorni la rivista Proceedings of the Royal Society of London B: Biological Sciences mostra uno straordinario esempio di come le attività umane che si abbattono su un componente della comunità biotica possano avere profonde conseguenze a cascata sull'intero ecosistema. Il caso in esame riguarda la caccia a scopo alimentare dei primati, incluse alcune antropomorfe, in Nigeria: come accade in diverse nazioni dell'Africa centrale, anche qui numerose specie di scimmie sono in rapido declino demografico a causa del continuo prelievo da parte delle popolazioni umane locali, che li chiamano bushmeat

Balena, ti addormento per salvarti

MARE - Come riuscire a togliere una cima di 15 metri impigliata nella bocca di una balena lunga quasi 10 metri? I ricercatori del NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) l’hanno sedata. L’animale, una giovane femmina di balena franca nord-atlantica nata durante la stagione riproduttiva del 2008, appartiene a una specie minacciata di estinzione, di cui rimangono poche centinaia di esemplari (300-350 secondo le stime più ottimistiche). La giovane balena fu osservata per la prima volta da alcuni ricercatori durante un transetto aereo il giorno di Natale con una lenza da pesca simile a un palamito lunga 50 metri arrotolata intorno al corpo. Cin que giorni più tardi alcuni uomini del Dipartimento delle Risorse naturali della Georgia raggiunsero la balena e riuscirono a tagliare parte della lenza, ma un pezzo rimase attaccato all’animale.
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