L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato il rapporto sulle non-communicable disease, prima causa di morte nel mondo, in costante aumento, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo
NOTIZIE – Lo sviluppo economico non è sempre un bene, o almeno questo è quello che si deduce dal primo rapporto Global status report on noncommunicable diseases 2010, presentato in occasione del Global Forum di Mosca. Secondo i dati rilevati, nel 2008, 36,1 milioni di persone sono morte a causa di malattie cardiache, ictus, malattie polmonari croniche, cancro e diabete e quasi l’80% di questi decessi si sono verificati in Paesi a basso e medio reddito in via di sviluppo e nelle fasce più povere della popolazione.
L’allarme lanciato è chiaro: se non si interviene per invertire questo andamento sarà difficile, se non impossibile, sconfiggere la povertà.
Come afferma Margaret Chan, direttore generale dell’OMS, nel comunicato stampa ufficiale, “L’aumento delle malattie croniche non trasmissibili rappresenta una sfida enorme. Per alcuni Paesi, non è esagerato descrivere la situazione come una catastrofe imminente, un disastro per la salute, per la società, e soprattutto per le economie nazionali”.
Un’epidemia globale che colpisce soprattutto i Paesi più poveri e non quelli più avanzati, come si potrebbe pensare e spesso abbiamo sentito dire. Le cause dell’aumento dell’obesità e delle malattie cardiovascolari vanno ricercate negli stili di vita sbagliati, nel consumo di tabacco e di alcol che dilagano nelle fasce più povere della popolazione, con un effetto domino.
17 milioni di persone muoiono ogni anno a causa delle malattie cardiovascolari, seguite dal cancro (7,6 milioni), dalle malattie respiratorie croniche (4,2 milioni) e dal diabete (1,3 milioni). “Circa il 30% delle persone che muoiono di malattie non trasmissibili in Paesi a basso e medio reddito sono di età inferiore ai 60 anni, il periodo più produttivo della vita. Queste morti premature sono tanto più tragiche perché potebbero essere in gran parte prevenibili”, spiega Ala Alwan, Vice Direttore Generale dell’OMS per le malattie non trasmissibili e la salute mentale. “Questa è una grande perdita, non solo a livello individuale, perché colpisce la forza lavoro di un intero Paese. Per i milioni di abitanti in lotta contro la povertà si instaura un circolo vizioso. La povertà contribuisce alla diffusione delle malattie non trasmissibili e le malattie non trasmissibili contribuscono alla povertà”.
Questa è la parte più debole della popolazione, che non sempre (potremmo dire quasi mai) ha accesso a cure adeguate per trattare malattie croniche. Infatti, come è facilmente immaginabile, la possibilità di ricorrere alle nuove tecnologie e ai farmaci essenziali è particolarmente limitata nei Paesi in via di sviluppo e nelle classi sociali a basso e medio reddito.
Le proiezioni per il 2030 sono tragiche. Se nel 2008 le non-communicable disease hanno ucciso 36 milioni di persone, corrispondenti al 63% delle persone morte in tutto il mondo, in assenza di interventi, l’epidemia è destinata a salire, proiettata a uccidere 52 milioni di persone ogni anno entro il 2030.
Il messaggio dell’OMS è chiaro: correggere la rotta sarebbe facile. Le misure di prevenzione si rifanno alla promozione di stili di vita sani, come riduzione del contenuto di sale negli alimenti, limitare il consumo di prodotti alimentari non salutari e il divieto di vendere alcolici ai minori. Ma anche l’attuazione di una legislazione efficace per la prevenzione del fumo, come il divieto della pubblicità del tabacco e la limitazione del fumo nei luoghi pubblici.