NOTIZIE – Diciamolo chiaramente: il nostro intestino è pieno zeppo di Escherichia coli, il batterio alla ribalta in questi giorni a causa di un’epidemia che, al momento, ha mietuto 14 vittime in Germania e contaminato già qualche migliaio di persone. Cioè, non è il fatto di essere infettati da E. coli che è pericoloso: da pochi giorni dopo la nascita il nostro intestino si riempie di questo batterio, che in realtà ci protegge (occupando tutti gli spazi) da altre infezioni nocive e che ha pure un ruolo importante nella sintesi della vitamina k2, importante per il nostro organismo. Certo E. coli può essere nociva se invece che nell’intestino viene a trovarsi altrove (per esempio nel tratto urinario). Inoltre i ceppi che sono benefici per una specie (l’essere umano) possono essere dannosi per un’altra specie (le mucche per esempio) e viceversa.
Ma come esattamente E. coli diventa mortale? Per capirlo ci sono alcune cose fondamentali da sapere sui batteri. I batteri non rispettano le barriere dettate dalle specie, o meglio tendono a comportarsi come un superorganismo composto da tanti tipi di cellule, piuttosto che come singoli individui ognuno appartenente a una data specie. Nella fattispecie questo significa che ogni batterio ha l’abitudine di scambiarsi pezzetti di DNA con gli altri. È un meccanismo diverso da quello usato dalle specie sessuate, che attraverso la fusione dei gameti creano un nuovo individuo con un DNA che è un mix di mamma e papà. Nel caso dei batteri si tratta di piccoli frammenti di DNA.
C’è più di un meccanismo attraverso il quale i batteri effettuano questi scambi ma nel caso dell’E. coli responsabile della recente epidemia si parla di “coniugazione batterica” e i frammenti di DNA scambiati sono “extra”, non hanno cioè funzioni vitali, ma garantiscono alcune funzionalità in più che possono risultatre utili in certe situazioni (una specie di “app” per batteri?). I pezzettini di DNA in questo caso si chiamano plasmidi. Pare che i batteri siano molto avidi nel raccogliere quanti più plasmidi possibile e non fanno molta attenzione da dove essi provengano .
Sono questi plasmidi che possono trasformare E coli in un “mostro”. I plasmidi per esempio possono garantire al batterio la resistenza a un antibiotico. O ancora, ed è il caso recente, possono fargli produrre una tossina, letale per l’ospite – in questo caso si tratta di una tossina normalmente prodotta da un altro enterobatterio, la Shigella dysenteriae. Il nome non lascia molti dubbi, questa tossina ha conseguenze devastanti nel nostro organismo: attacca le mucose dell’intestino (ma anche nei reni e nei polmoni). La gran massa di cellule morte provoca la diarrea sanguinante e così via.
Normalmente Shigella dysenteriae non ha campo libero nel colonizzare l’intestino, perché è già zeppo di E. coli, dunque la tossina per entrare deve usare proprio quest’ultima specie come cavallo di troia. Così è successo. Ancora non è chiaro come la verdura (sono stati accusati pomodori, cetrioli e lattuga provenienti da un paio di aziende spagnole) si sia infettata (o meglio l’acqua contenuta in questa verdura). Si attendono i risultati delle analisi condotte su campioni di terreno delle aziende incriminate.
PS: un aggiornamento sui cetrioli. La Germania ha ufficialmente dichiarato che non è la verdura spagnola ad essere la causa dell’infezione