AMBIENTE

Gli aerosol, la geoingegneria e il dilemma dell’asina

AMBIENTE – Le emissioni di aerosol inquinano l’aria, ma intercettano in parte la radiazione solare, contribuiscono alla formazione delle nuvole e così rinfrescano il clima. Una ricerca ne calcola l’effetto rinfrescante netto, un’altra ci ricorda che a cambiare insieme al clima non è solo la temperatura.

Su Science, la bravissima Nathalie Mahovald dell’università Cornell calcola alcuni feedback degli aerosol, fin qui trascurati. Oltre a diminuire il bilancio energetico globale e a fungere da nuclei di condensazione delle nubi trasformandone il vapore in gocce e magari pioggia, scrive,

gli aerosol di origine antropica hanno un ulteriore impatto più a lungo termine attraverso retroazioni biogeochimiche, in gran parte dovuti ai cambiamenti nella concentrazione atmosferica di CO2.

Tenuto conto di come detti aerosol si depositano sui suoli e sul mare  e di come reagisce la biosfera quando si combinano con la CO2, la ricercatrice trova un effetto radiativo netto di -0,5 (+/- 0,4) watt/m2. Senza aerosol, l’energia del sistema climatico aumenterebbe come minimo di 0,1 watt che data la superficie della Terra sarebbero 51.000.000.000.000 watt… Siamo tutti per il risparmio energetico, vero?

Su Nature Geoscience, Zhanqing Li et al. della Normale di Pechino (1) analizzano i dati decennali di aerosol, copertura nuvolosa, precipitazioni, venti e altri rilevamenti meteo delle Grandi Pianure americane e l’influenza dei primi sugli altri:

Nelle nubi miste che contengono sia acqua liquida che ghiaccio e dalla base bassa e calda, l’espansione verso l’alto e la densità aumentano insieme alla concentrazione degli aerosol misurati vicino al suolo. Attribuiamo l’effetto, maggiore in estate, a un rafforzamento dei venti ascendenti.

Questo si sapeva, ma

Invece nelle nubi prive di ghiaccio o dalla base fredda, non troviamo cambiamenti né in altezza né nelle precipitazioni.

Come quella di Nathalie Mahovald, la ricerca riduce i margini di incertezze e suggerisce un metodo applicabile ad altre scale e situazioni geografiche. Resta il fatto che anche con nuclei di condensazione a gogo, a lungo termine

la pioggia aumenta insieme alla concentrazione di aerosol nelle nubi profonde ad alto contenuto d’acqua, ma declina in quelle più secche.

Le nubi profonde ad alto contenuto d’acqua sono nelle zone dove l’evaporazione è maggiore, coste, delta dei grandi fiumi, pianure alluvionali ecc. Nelle zone interne già un po aride di loro come il sud delle Grandi Pianure, piove di meno.  Preferiamo che non piova sempre sul bagnato, vero?

La geoingegneria

Fra le proposte di geoingegneria per frenare il riscaldamento globale, c’è quella di Paul Crutzen et al. di sparare con cannoni migliaia di tonnellate di solfati nell’atmosfera, preferibilmente sopra l’Oceano artico. L’inquinamento così ottenuto farebbe un’ombra propizia alla ricrescita dei ghiacci insieme alla loro albedo, insozzerebbe ulteriormente l’ambiente, acidificherebbe le piogge sulle foreste boreali (che assorbono CO2…) e rovinerebbe oltre la salute delle popolazioni locali, già parecchio compromessa dalle sostanze tossiche emesse nell’emisfero Nord che i venti fanno convergere proprio lassù…,

Sempre che una volta spediti in aria, gli aerosol stiano fermi al loro posto mentre l’aria viene agitata da turbolenze varie…

Ultima domanda per le asine di Buridano

In considerazione dell’aumento dei consumi di combustibili fossili, e relative emissioni di CO2, previsto da qui al 2035, preferite diminuire gli aerosol e respirare meglio o aumentarli e star più freschi?

Nota 1

Paradossalmente, ricercatori cinesi (tutti, meno Daniel Rosenfeld) di Pechino – dove la concentrazione di aerosol è tremenda – usano dati statunitensi e producono un modello di previsione per le Grandi Pianure – dove i governanti repubblicani vogliono tagliare i fondi alle ricerche sul clima e a nuovi strumenti indispensabili per le previsioni meteo.

Foto: Pechino in una giornata di vento “normale”.

Condividi su