CRONACA - Si dice che, accada quel che accada fra le le specie che più probabilmente sopravviveranno a qualsiasi sconvolgiomento dell'ecosistema, ci saranno certo le inossidabili blatte, ma agli astici qualcuno ci aveva pensato?
Uno studio dell'Università di Londra Queen Mary, pubblicato su PLoS One dimostra che questi animali sono davvero pieni di risorse, che li rendono condidati alla sopravvivenza estrema. A quanto pare , per esmepio, Una specie che vive nel lago Naivasha in Kenya quando il livello dell'acqua si abbassa troppo e non è più possibile trovare cibo sott'acqua se ne esce e si nutre sulla terraferma.
Come testominiano Jonathan Grey e colleghi l'animale può mangiare sia specie vegetali acquatiche che terrestri e questo avrebbe implicazioni pesanti sulla loro possibile introduzione in altri luoghi per l'allevamento (inutile dire che gli astici sono molto buoni da mangiare)
EVENTI - Il 15 agosto, presso l'Oasi di Sant'Alessio, l'Associazione Didattica Museale organizza un evento per trascorrere la giornata di Ferragosto...
CRONACA - Prima c'era un antenato essenzialmente onnivoro. Dopo si sono differenziate due discendenze, una carnivora e un'altra vegetaria. La seconda ha avuto meno successo e si è estinta. Questo quello che a grandi linee si legge in un paper pubblicato ieri 8 agosto su Nature.
In pricipio c'era l'australopiteco (vissuto da 4 a 2 milioni di anni fa), da cui si sono differenziate due linee evolutive, homo (noi) e parantropo (estinto un milione d'anni fa). L'ipotesi più accreditata al momento è che parantropo si è estinto perché aveva una dieta troppo specializzata per affrontare i cambiamenti climatici avvenuti nel periodo della sua scomparsa, mentre homo variava di più e per questo è sopravvissuto. Lo studio di Vincent Balter dell'Università di Lione offre ora una visione alternativa.
Una ricerca dell'Istituto Goddard della NASA, uscita sui PNAS, analizza le temperature estive degli ultimi sessant'anni e conferma che ondate di calore, siccità e incendi son diventate più frequenti. Le emissioni di gas serra hanno "truccato" la distribuzione casuale della variabilità.
CRONACA - Un gruppo di ricercatori della Canergie Mellon (CMU) e della Scuola normale superiore di Parigi ha messo a punto un sistema automatico basato sul data mining di grandi database di informazioni che riesce a isolare i "dettagli" visivi caratteristici di una città. Spiego meglio: cos'è che epr esempio rende così caratteristica e cosi facilmente riconoscibile Parigi, tanto che si può riconoscerla anche osservando scorci poco noti?
Il sistema automatico sviluppato da Alexei Efros, professore alla CMU, e colleghi è in grado di fare una selezione degli elementi più caratteristici (balconi, porte, finestre con le sbarre tutto con una forma tipica) partendo da una gran mole di immagini e trovando le ricorrenze. Il gruppo di ricerca ha dato in pasto al software stati analizzati più di 250 milioni di dettagli visivi, partendo da 40.000 immagini tratte da Google Street View di Parigi, Londra, Barcellona e altre otto città
Una ricerca su Science rivela come un elefante emette infrasuoni sotto i 20 Hertz per telecomunicare e una nostra rivela come un dei ricercatori emette canzoni attorno ai 200 Hertz.
CRONACA - Dove starà l'Italia fra 100 milioni di anni? Forse più vicina al Polo Nord. Insieme alla gran parte delle altre terre emerse peraltro, a formare il nuovo supercontinente Amasia. Almeno secondo un nuovo studio fresco fresco di pubblicazione su Nature.
300 milioni di anni fa c'era Pangea, un supercontinente situato intorno all'equatore pian piano disgregato dalle spinte tettoniche. Che esista una deriva dei continenti è noto da parecchio tempo, e gli scienziati stimano che i cicli di superaggregazione e di disgregazione durino più o meno 500 milioni di anni. Non è però facile nè capire esattamente come erano disposte le terre in passato ne come lo saranno in futuro. Le ipotesi attuali sono principalmente due: quella dell'introversione (i continenti tornano verso la Pangea originale) e quella dell'estroversione, il supercontinente si forma dalla parte opposta a dove stava pangea. Secondo questo studio recente invece esiste una terza ipotesi, quella dell'ortoversione e cioè della formazione di un supercontinente in direzione perpendicolare alla linea che unisce le due altre ipotesi (verso l'artico, appunto).