CULTURA - Alla morte di Einstein, il suo corpo fu cremato, ma non il suo cervello. Quello fu asportato durante l'autopsia, conservato e fotografato da ogni angolazione. Poi sezionato in 240 parti e analizzato in diversi laboratori di tutto il mondo. Da queste analisi sono stati pubblicati fino ad ora solo sei studi scientifici convalidati, uno dei quali, nel 1999, aveva già indicato la presenza di un maggior numero di cellule gliali nel lobo parietale del fisico rispetto alla media. Ma nulla di più
La vita di Alan Turing è talmente complessa e affascinante che indispettisce sapere che non ne è mai stato tratto un film, nonostante gli annunci. Nel 2001 addirittura è uscito un film, Enigma (tratto dall'omonimo libro di Robert Harris) dove, sebbene il protagonista fosse ispirato ad Alan Turing, questi non viene nominato nemmeno una volta.
Oltre alla ricerca sull'Arabica di cui parla Sara Stulle, in questi giorni sono usciti rapporti sull'andamento del clima e i suoi impatti attuali e previsti, in attesa di quello dell'Intergovernmental Panel on Climate Change ora in preparazione.
AMBIENTE - 4,5 miliardi di dollari di multa per circa 5 milioni di barili di petrolio dispersi in mare. Il più alto risarcimento nella storia degli Stati Uniti per il peggior disastro dell’industria petrolifera: l'esplosione della piattaforma BP Deepwater Horizon nel Golfo del Messico è una storia di tristi primati.
Il dramma degli eventi accaduti a partire dal 20 aprile 2010 (qui un’ottima sintesi) non è affatto risolto, come era d’altronde prevedibile.
In realtà di questo dramma la comunità scientifica (ma non solo essa) ha ancora molto da comprendere, nonostante sia stata prodotta, da due anni a questa parte, una quantità notevole di documenti relativi all’accaduto. Per necessità di sintesi mi limiterò a tracciare alcune evidenze relative agli impatti ambientali di questo disastro.
Iniziamo con le certezze. Questo è uno tra i primi studi che inchiodano la BP quale responsabile della contaminazione del Golfo del Messico: un team di scienziati americani ha infatti usato gli idrocarburi policiclici aromatici come “impronte digitali” del grezzo fuoriuscito dal giacimento sottomarino detto Macondo per dimostrare che i composti tossici accumulati nello zooplancton pescato nel Golfo del Messico settentrionale sono effettivamente riconducibili all'incidente. A chi si stia chiedendo quali siano gli effetti diretti di tali contaminanti, nel limite dell’incertezza del caso, posso segnalare la ricerca che suggerisce come le comunità planctivore si siano dimostrate resilienti all’accaduto anche in relazione al fatto che gli effetti negativi diretti, dovuti all’esposizione al grezzo, sono stati compensati da una diminuzione della predazione.
AMBIENTE - Se nel 2011 gli impianti eolici hanno raggiunto una potenza globale pari a 240 GW, entro il 2020 potrebbero superare i 1.000 GW. Secondo le stime del Global Wind Energy Outlook (GWEO), la relazione biennale sul futuro del settore eolico, l'energia prodotta dal vento potrebbe fornire fino al 12% dell'energia elettrica mondiale, valori 5 volte superiori agli attuali, creare 1,4 milioni di nuovi posti di lavoro e ridurre le emissioni di anidride carbonica di oltre 1,5 miliardi di tonnellate l'anno
LIBRI - Mezzo secolo di impegno per la pace
Ascolta l'intervista a Pietro Greco: [audio https://oggiscienza.files.wordpress.com/2012/11/eistein-aveva-ragione.mp3]
“Einstein è diventato un mito: è forse lo scienziato più conosciuto di tutti i tempi e quasi il simbolo stesso della scienza. Oltre che un genio nella fisica, è stata una persona che ci ha insegnato molto, soprattutto per quanto riguarda i rapporti tra scienza e società.
È stato allo stesso tempo un personaggio scomodo: osannato dalle masse e tenuto d'occhio dalla polizia, tanto da quella tedesca quando era in Germania quanto dall'FBI che ha compilato alcune migliaia di pagine sul “sovversivo Einstein”. Accusato di essere comunista negli Stati Uniti e un amico dei capitalisti in Unione Sovietica, non è mai stato un uomo accomodante con il potere: è stato sempre libero, tanto da rinunciare alla presidenza di Israele quando gli è stata proposta."
È quanto ci racconta Pietro Greco, giornalista scientifico e scrittore, intervistato sul sul libro “Einstein aveva ragione, mezzo secolo di impegno per la pace”. Dall'infanzia fino alla scomparsa del grande scienziato, questa biografia, edita Scienza Express, ci racconta la vita dello scienziato accennando sì alle grandi rivoluzioni scientifiche ma approfondendo soprattutto i suoi sogni e il suo impegno all'interno della società in un periodo storico, quello caratterizzato dalle due guerre mondiali, nel quale la scienza ha portato tanti, e spesso terribili, cambiamenti
ECONOMIA - Entro il 2080 potremmo dover scrivere il necrologio dell'Arabica, la varietà di caffè più amato dagli intenditori. E tutto a causa dei cambiamenti climatici.
Stando allo studio effettuato dai ricercatori dei Kew Gardens di Londra, in collaborazione con gli etiopi dell'Environment and Coffee Forest Forum, la varietà Arabica, a differenza della meno pregiata Robusta, sarebbe a rischio di estinzione. Gli autori della ricerca, pubblicata in questi giorni su PloS One, hanno analizzato la situazione attuale e, valutando i dati disponibili sugli odierni cambiamenti del clima, hanno potuto realizzare un modello predittivo della distribuzione futura della pianta, in modo da dare avvio alle corrette politiche di conservazione dell'Arabica. Utilizzando i dati bioclimatici hanno ipotizzato tre scenari possibili in tre diversi intervalli temporali: il 2020, il 2050 e il 2080. Tutti gli scenari indicano un'influenza molto negativa dei cambiamenti climatici sulla diffusione dell'Arabica. Anche nell'ipotesi più favorevole, però, c'è poco da ridere: si calcola una riduzione minima dell'Arabica del 38% nei prossimi settant'anni e di una più probabile del 65%. E si arriva, nella peggiore delle ipotesi, ad una drastica perdita del 99,7%, che è solo un modo più delicato di dire che si tratterebbe di una scomparsa praticamente totale della varietà scelte dalle marche di caffè più prestigiose (la Illy, azienda italiana che punta sulla qualità del prodotto vende solo caffè di qualità arabica)
CRONACA - L'hanno già ribattezzata “la stella che visse due volte”. Il suo vero nome è Abell 30 e si tratta di una stella morente che, dopo aver scagliato nello spazio circostante i suoi gusci gassosi – segno di una morte imminente e fine prevista anche per il nostro Sistema Solare tra qualche miliardo d'anni – è improvvisamente tornata a brillare. Lo si vede chiaramente, grazie agli occhi superpotenti dei telescopi Hubble e XMM-Newton, che sono riusciti ad ottenere un'immagine di questa nuova vita.
Abell, stella molto simile al nostro Sole e distante da noi 5.500 anni luce, morì la prima volta 12.500 anni fa, quando il suo guscio esterno fu spazzato via da un forte vento stellare
Per aiutare gli italiani a compiere il proprio dovere elettorale, i colleghi hanno posto sei domande sulla scienza ai candidati di centro-sinistra. Per par condicio, la custode si occupa di tecnologia e di altri partiti.