Jean-Marie Normand, dell'università di Barcellona, e una squadra internazionale di colleghi informatici pubblicano su PLoS One una versione di Second Life nella quale un essere umano incontra un ratto a proprie dimensioni e vice versa.
LIBRI - Spiegare la teoria della relatività in termini più o meno comprensibili è da sempre una sfida per i divulgatori, alcuni di essi anche d'eccezione: dallo stesso Albert Einstein (autore di numerosi scritti sull'argomento, fra cui Relatività: esposizione divulgativa) al suo amico Bertrand Russell (autore di L'ABC della relatività). La fama di Albert Einstein, i celebri paradossi – come quello dello specchio, o quello dei gemelli – e la costante sfida al senso comune e a ciò che sembra ovvio su concetti apparentemente familiari come spazio e tempo hanno reso la teoria della relatività un argomento in grado di affascinare generazioni di lettori. Sono state numerosissime le pubblicazioni, specialistiche e non, sull'argomento e questo lo ricorda anche il fisico teorico Daniel F. Styer all'inizio del suo Capire davvero la relatività – Alla scoperta della teoria di Einstein, edito da Zanichelli. Che cos'è, allora, che ha spinto l'autore, professore di fisica all'Oberlin College in Ohio, a scrivere un ennesimo libro su questo affascinante argomento su cui tanto si è detto?
Sta diventando un'abitudine? Jacopo Bertolotti dell'Università di Firenze e di Twente, già finito sulla copertina di Nature per il volo di Lévy, ci ritorna con una spettacolare ricerca di fotonica.
Se fosse chiamato delfino fantasma non ci sarebbe nulla di male, dal momento che vengono portate le prime evidenti prove della sua esistenza: la vicenda riguarda la balena dai denti a spatola, o meglio il mesoplodonte di Travers (Mesoplodon traversii), specie che non é mai stata avvistata (viva) in natura, ma di cui si sospetta l'esistenza da oltre un secolo, tanto che possiede una collocazione tassonomica ben definita.
Le prime testimonianze fugaci della specie risalgono alla fine del XIX secolo, quando una mascella fu rinvenuta in Nuova Zelanda ma poi confusa con quella di una specie affine. Nel secolo successivo altri due ritrovamenti ossei (due scatole craniche) hanno arricchito il povero record della specie, ma anche questa volta i resti non furono correttamente assegnati. Si è dovuto attendere solo il 2002 perché, grazie ad analisi sul DNA, i tre reperti fossero con certezza assegnati a questa enigmatica specie, di cui fino ad oggi non si conosceva l'aspetto
L'ansia generata dall'annuncio di un test di matematica attiverebbe il circuito cerebrale del dolore, con conseguente mal di pancia. Forse, ma la ricerca va presa con parecchio sale.