SALUTE – In questi giorni non si fa che parlare della famiglia Jolie-Pitt, anche su queste pagine. Prima la scelta di Angelina in fatto di prevenzione del cancro al seno. Poi, non passa che una manciata di giorni, ed ecco che i media si scatenano sui disturbi neurologici di Brad. L’intervista uscirà sull’Esquire solo il 31 maggio, ma già è stato fatto trapelare qualche gustoso leak: Brad Pitt avrebbe confessato di soffrire di un disturbo poco noto, che gli provoca anche notevoli disagi con le persone. Il divo infatti fatica a riconoscere i volti (passando spesso per un gran maleducato, dice lui).
Non si sa molto di più di questo, ma è probabile che nell’intervista di venerdì prossimo emerga qualche particolare in più. Pitt comunque ammette di non aver avuto una diagnosi precisa riguardo al disturbo che lamenta. Non sono un medico, ma ho un passato da scienziata cognitiva, e il signor Pitt ha descritto in soldoni quella che è nota come prosopagnosia, ovvero un’agnosia selettiva per i volti umani. È un disturbo ben noto in neuropsicologia, e come tutti queste agnosie e difficoltà cognitive focali (come le afasie – difficoltà nel linguaggio -, le dislessie – difficoltà nella lettura -, le aprassie – difficoltà motorie di origine cerebrale -, ecc.) che non si accompagnano a deficit complessivi nel QI, anzi spesso si possono riscontrare in persone molto intelligenti in senso complessivo, hanno svelato molti segreti del cervello.
La scoperta del disturbo prosopagnosico ha per esempio portato gli scienziati a ipotizzare l’esistenza di cellule, o circuiti, nel cervello la cui funzione principale è quella di processare l’informazione relativa ai volti, permettendo di riconoscerli. Non è intuitivo pensare infatti che i volti vengano analizzati dal sistema visivo in un modo “speciale” rispetto agli altri oggetti visivi, ma l’osservazione dei pazienti con questo disturbo ha mostrato che è così (e anche che probabilmente esistono diversi livelli di approfondimento di questa analisi). I volti rappresenterebbero per il nostro cervello delle unità percettive speciali. A pensarci bene poi non è poi un fatto tanto strano data la valenza che la nostra specie dà alla coesione sociale, alle relazioni fra individui, alla cura della prole, ecc.: un sistema percettivo che ci permetta di distinguere un individuo da un altro in maniera veloce ed efficiente è ben più di un optional.
Che cos’è esattamente questa malattia? Come dicevo sopra i pazienti non riescono a riconoscere i visi delle persone che hanno già incontrato e il disturbo può avere gravità diversa da individuo a individuo. Si tratta di un disturbo che spesso emerge dopo un danno cerebrale (nelle aree dei lobi occipitali e temporali, quelle in cui gli scienziati ritengono avvenga l’elaborazione della categoria percettiva “volto umano”) ma, secondo osservazioni più recenti, in una certa percentuale di individui il disturbo è congenito.
Chi soffre di difficoltà di riconoscimento dei volti può avere difficoltà a riconoscere anche alcuni oggetti, ma non sempre. Non è un disturbo della vista: il paziente può anche avere una visione perfetta e non fare nessuna difficoltà a dare per esempio un giudizio estetico sul viso in questione (questo lo dico per quei maligni che avran fatto due calcoli: Gwyneth Paltrow, Juliette Lewis, Robin Givens, Angelina Jolie… non si può certo definire Brad Pitt un cieco).
Una buona notizia per tutti. Anche Brad si lamenta che le persone credono che sia un cafone quando non le saluta, ma che lui non ne ha colpa. Visto che secondo alcuni scienziati il disturbo potrebbe essere abbastanza comune (fino al 2% della popolazione), la prossima volta avete la scusa pronta.
Crediti immagine: Airman 1st Class Tanaya M. Harms, Wikimedia Commons