RICERCA – Alla fauna d’Italia si aggiunge in questi giorni Anguis veronensis, una nuova specie di orbettino. La scoperta non è il frutto di recenti spedizioni in zone ancora inesplorate, ma di nuove e altamente precise analisi genetiche.
Gli orbettini (Genere Anguis) sono piccoli rettili squamati che, sebbene abbiano le sembianze dei serpenti in quanto sono del tutto privi degli arti, appartengono al sottordine Lacertilia, quello delle lucertole. Al momento, sono note solo quattro specie di tale genere, tutte eurasiatiche: A. fragilis che vive in Europa occidentale e centrale, A. colchica diffusa dall’Europa dell’est fino al Medio Oriente, A. graeca che si trova nella regione balcanica e A. cephallonica, esclusiva del Peloponneso.
Le popolazioni di orbettino italiane sono considerate appartenenti alla specie A. fragilis, ma un recente studio pubblicato sulla rivista Molecular Phylogenetics and Evolution ha proposto di elevarle al rango di specie a parte. Per giungere a tale conclusione, un gruppo di ricercatori, tra cui diversi italiani, ha condotto analisi filogenetiche sul DNA mitocondriale e nucleare prelevato da decine di esemplari di tutte le specie provenienti da ogni parte d’Europa.
I risultati indicano che tutti gli individui prelevati in Italia (insieme a quelli provenienti dalla Francia sud-orientale) formano un clade unico e ben distinto da quelli che identificano le altre specie. Inoltre, gli esemplari assegnati al gruppo italiano sono portatori di peculiari aplotipi, ovvero combinazioni di varianti alleliche strettamente associate tra loro lungo un cromosoma, la cui condivisione tra individui solitamente identifica un’origine comune. Infine, le popolazioni italiane manifestano differenze a livello morfologico, quali la lunghezza della coda e il numero di scaglie caudali, rispetto ad A. fragilis. Lo status di specie a parte viene dunque corroborato da tre evidenze diverse: i ricercatori propongono per la specie italiana il nome A. veronensis, resuscitando quello che era stato assegnato a questi organismi da Ciro Pollini nel 1818.
Le analisi indicano inoltre come la specie italiana si sia differenziata in tempi precoci nel corso della radiazione adattativa del genere Anguis: è possibile, conclude lo studio, che alla base dell’evento di speciazione abbia giocato un ruolo importante l’orogenesi alpina terziaria, mentre la diversità genetica ad oggi osservata potrebbe essersi generata all’interno di rifugi glaciali nella penisola italiana.
Crediti immagine: Marek bydg, Wikimedia Commons (Anguis fragilis)