Latte artificiale o latte materno? La parola al pediatra
Il latte artificiale è migliore di quello materno, o almeno equivalente? No. E proprio per questo il Ministero della Salute ha previsto una regolamentazione molto severa per la vendita
RICERCA – Il latte artificiale è migliore di quello materno, o almeno equivalente? No. E proprio per questo il Ministero della Salute ha previsto una regolamentazione molto severa riguardo alla pubblicità e alla vendita degli alimenti per neonati.
Per quanto riguarda il latte artificiale è vietata ogni tipologia di pubblicità: dalle riviste scientifiche e le pubblicazioni specializzate fino ai campioncini omaggio, che un tempo i pediatri e gli informatori sanitari distribuivano a donne incinte e madri. Qualunque messaggio sottintenda o lasci pensare che il latte artificiale potrebbe sostituire quello materno senza far mancare nulla al bambino, dunque, è vietato dalla legge. Considerando che nel tempo si sono susseguite pubblicità di latti artificiali che, ad esempio, potevano ‘migliorare la vista e le capacità cognitive dei neonati‘, il giro di vite legislativo era più che una necessità.
Eppure molte mamme preferiscono ancora ricorrere al latte artificiale piuttosto che allattare al seno, per i motivi più svariati: per approfondire vantaggi e svantaggi delle due tipologie di allattamento, e capire il perché di questa scelta, ne abbiamo parlato con Renato Vitiello, direttore dell’U.O.C. di pediatria e neonatologia, Ospedali Riuniti dell’Area Vesuviana.
Quali sono i principali benefici dell’allattamento al seno? Fino a quale età il bambino andrebbe allattato?
Le Società Scientifiche concordano che l’allattamento al seno esclusivo dovrebbe essere condotto fino a sei mesi di età, per poi cominciare lo svezzamento. Il latte materno rappresenta, anche dopo i sei mesi, una parte importante dell’alimentazione del bambino. È dunque consigliabile fino a un anno o anche più, se la mamma e il bambino lo desiderano.
Spesso si legge che il latte artificiale manca di alcune proteine funzionali, ed è uno dei motivi per cui non è assolutamente preferibile a quello materno. Quali sono queste proteine?
Da sempre la ricerca scientifica tenta di migliorare le caratteristiche dei latti formulati, ma il gap qualitativo con il latte umano è incolmabile. Le proteine dei sostituti del latte materno tendono a soddisfare le esigenze nutrizionali per la crescita, fornendo al lattante un adeguato profilo di aminoacidi. Il latte materno però è tutt’altra cosa: oltre a offrire la giusta quantità e qualità delle proteine necessarie alla crescita, mette a disposizione del lattante anche una serie di proteine dotate di attività biologica, che svolgono un importante ruolo per la sopravvivenza e la salute del bambino.
Di che proteine si tratta?
Si tratta di proteine come gli anticorpi, la lattoferrina e il lisozima, importanti per la difesa dell’organismo contro batteri, virus e funghi. Oppure di fattori di crescita importanti per l’integrità della mucosa intestinale, dei vasi sanguigni, del sistema nervoso centrale e del sistema endocrino. Un aspetto molto interessante è come il profilo proteico del latte umano, nelle sue diverse componenti, vari in rapporto all’età del lattante, rispettando le mutevoli esigenze del bambino nelle diverse fasi della vita: il latte materno è un alimento vivo e per questo inimitabile.
Scegliere il latte artificiale porta con sé dei vantaggi? Quando è consigliabile usarlo?
Nutrire un lattante con un sostituto del latte umano deve essere considerato una necessità e non una scelta, perché i vantaggi dell’allattamento al seno non sono eguagliabili. È consigliabile usare un latte in formula quando non è possibile l’allattamento al seno, come nel caso di alcune malattie materne o di ipogalattia non superabile con buone pratiche di allattamento o con uso di galattagoghi [quei prodotti farmaceutici o sostanze che si ritiene promuovano e aumentino la produzione di latte materno: ne abbiamo parlato qui, ripercorrendo gli studi scientifici che ne hanno valutato l’efficacia fino a oggi. Secondo gli esperti non vi sono certezze per nessuno di quelli in vendita].
E degli svantaggi?
Gli svantaggi sono legati indissolubilmente all’assenza dei benefici legati all’allattamento al seno e, in minor misura, con i problemi di intolleranza/allergia insiti al tipo di alimento.
Quali allergie e intolleranze si registrano?
L’allergia, nel caso del lattante allattato al seno, può verificarsi in relazione a qualche proteina della dieta materna che viene passata attraverso il latte. In genere essa si manifesta come una proctocolite allergica, caratterizzate da feci con qualche traccia di muco e sangue. Il lattante allattato con un sostituto del latte materno, invece, può presentare allergia alle proteine del latte vaccino con quadri clinici di diversa gravità.
Esistono differenze tra i vari tipi di latte artificiale? In cosa consistono?
Tra i latti artificiali esistono numerose formule di partenza, di proseguimento, per pre-termine, anti-rigurgito, per coliche, stipsi o altri problemi digestivi, prive di lattosio, anti-allergiche a base di proteine idrolisate o di aminoacidi, di crescita, etc. Quest’offerta così varia serve in primis a mimare ciò che la natura fa con l’allattamento al seno perché il latte umano, come dicevo prima, cambia nelle varie fasi di crescita del bambino- oppure può contribuire a contrastare problemi dispeptici o allergici legati all’uso di latte formulato.
Quali sono gli effetti psicologici del mancato allattamento al seno?
Lo sviluppo psicologico del bambino dipende da svariati fattori, per cui risulta difficile mettere in risalto in maniera netta i benefici di questo o quell’altro regime alimentare. In genere il bambino allattato al seno ha, seppur lievemente, uno sviluppo cognitivo potenzialmente migliore, e può ottenere migliori performance nei test neuropsicologici. Ripeto, gli effetti dell’allattamento al seno, per quanto riguarda gli aspetti psicologici, nei bambini sani possono avere scarso rilievo clinico, perché molto dipende anche dall’educazione data dai genitori.
A cosa è dovuta la tendenza a non allattare al seno? Le donne hanno meno latte o si tratta di motivazioni sociali, culturali, magari dettate dalla cattiva informazione?
Non sono disponibili al momento dati nazionali sull’allattamento al seno, ma ci sono dati relativi a realtà locali o regionali. La mia percezione, tuttavia, mi fa credere che ci sia un’inversione di tendenza, con un numero crescente di donne che desiderano allattare al seno: si tratta, però, solo di una mia impressione. Si può comunque affermare, con buona approssimazione, che la percentuale di madri che inizia ad allattare si aggira attorno al 90%, con tassi più elevati nel nord Italia rispetto al sud; a sei mesi la percentuale delle donne che allatta ancora si attesta intorno al 50%.
Il perché la percentuale di donne che allatta al seno è minore di quanto sarebbe auspicabile dipende da vari fattori, comprendenti proprio motivazioni sociali, culturali e cattiva informazione. Questo mostra quanto lavoro si può fare per migliorare la salute della nostra popolazione: le Società Scientifiche come la SIP e la SIN e il Ministero della Salute hanno a cuore tale problematica, e negli ultimi anni sono state varate numerose iniziative miranti alla promozione, protezione e sostegno dell’allattamento materno.
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Crediti immagine: christina rutz, Flickr