Segnali dalla materia oscura
Primi indizi degli assioni, particelle componenti della materia oscura
RICERCA – Materia sì, ma oscura forse non per molto. I ricercatori dell’Università inglese di Leicester dichiarano, nell’ultimo articolo pubblicato il 20 ottobre sul giornale Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, di aver trovato un indizio che avvallerebbe la teoria che vuole gli assioni costituenti della materia oscura, particelle a massa ridotta che sembrerebbero, da dopo il Big Bang, affollare l’Universo
L’ipotesi arriva dall’osservazione di un’anomalia nel così detto X-ray background, ovvero l’immagine del cielo pulita dal “rumore” prodotto delle sue sorgenti di raggi X. Analizzando il cielo al netto delle sorgenti di raggi X i ricercatori hanno notato un’anomalia stagionale, un debole segnale a raggi X, che sembrerebbe non spiegabile con le teorie convenzionali ma coerente invece con la teoria degli assioni. Secondo i ricercatori sarebbe verosimile che queste particelle vengano prodotte nel nucleo solare e, muovendosi nello spazio, interagiscano con il campo magnetico terrestre. Un’interazione “smascherata” proprio dalla produzione del flusso anomalo di raggi X. Mentre le precedenti analisi non avevano avuto successo, l’analisi dell’intero archivio di dati dell’ osservatorio dell’Agenzia Spaziale Europea XMM-Newton, condotto dai ricercatori, ha messo in luce un nuovo indizio interessante.
La materia oscura, uno dei più affascinanti enigmi della fisica moderna nonché il principale costituente dell’Universo, ha carattere particolarmente elusivo, che la rende “invisibile” all’identificazione con telescopio. Le sue interazioni con la materia ordinaria, con la luce o come in questo caso con il campo magnetico, sono le uniche prove della sua esistenza nonché lo strumento per poterla indagare.
La natura e il comportamento di questa materia, sono da decenni fra i più affascinanti dilemmi della fisica; oggi questo ulteriore passo verso la sua identificazione e la comprensione potrebbe rappresentare nuove sorprendenti opzioni per la fisica dell’Universo.
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Crediti immagini:
NASA, ESA, R. Massey, Wikimedia Commons
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