LIBRI – La forza nell’atomo. Lise Meitner si racconta
La storia di una donna straordinaria che fece la fisica del Novecento, raccontata ai più piccoli. Di Simona Cerrato
LIBRI – È celebre la fotografia del Congresso Solvay del 1933. 36 partecipanti di cui tre sole donne. La più minuta sulla destra, che volge lo sguardo all’altro capo del tavolo, è Lise Meitner, la fisica austriaca “madre” della fissione nucleare insieme a Otto Hahn, una delle menti certamente più brillanti della scienza del secolo scorso.
I bambini si sa, amano le storie, e quella raccontata da Simona Cerrato, con le bellissime illustrazioni di Anna Curti, è una storia eccezionale, la vicenda vera di una donna che in un periodo e in un contesto dove alle ragazze era addirittura precluso l’accesso all’istruzione superiore (se non da “privatiste”, diremmo oggi: stiamo parlando dell’Austria di fine Ottocento) e che comunque anche una volta laureate non avevano diritto a uno stipendio per la loro attività di ricerca, diventa non solo essa stessa “Herr Professor” stipendiata all’Università di Berlino, ma segna il passo di una fisica che sta cambiando il proprio paradigma.
“La forza dell’atomo” (Editoriale Scienza, dagli 11 anni) è anzitutto la forza di una donna che non ha mai mollato, anche quando le leggi razziali si sono fatte stringenti e Lise, ebrea, è stata costretta a scappare prima in Olanda poi in Svezia, dove ha vissuto per oltre trent’anni. Lei che era stata allieva di Ludwig Boltzmann a Vienna, lei che era stata ammessa – una rarità! – da Max Planck stesso ad assistere alle sue lezioni a Berlino.
Oggi, nell’era di internet e dei viaggi low cost, ci riesce difficile immaginare cosa significhi la segregazione, quanto possa essere complesso lavorare a distanza, comunicare con i propri colleghi. Comunicare con Hahn e con gli altri colleghi non era facile, eppure Lise da Stoccolma, dove lavorava durante la guerra, riuscì comunque a contribuire in modo significativo, e con i pochi mezzi che le erano stati messi a disposizione, alla comprensione della fissione nucleare, anche se il suo contributo venne ufficialmente riconosciuto solo molti anni a seguire, dopo tanti fraintendimenti. Nel mentre, infatti, imperversava la guerra, e lavorare alla fissione nucleare significava legare il proprio nome alla bomba atomica. Lise non sa a che cosa servano, e soprattutto a chi servano, questi suoi complessi calcoli, e non sa che Hahn e il suo gruppo stanno lavorando al progetto della bomba, ma per anni il suo nome viene legato a Hiroshima e Nagasaki.
La storia di Lise è una storia di caparbietà, ma è anche una storia di incontri, in un periodo fra i più fecondi della storia della fisica. Ci sono Niels Bohr e la sua scuola di Copenhagen, ci sono Albert Einstein, Marie Curie, Enrico Fermi, e ancora James Chadwick e Irene e Frederic Joliot-Curie. Una storia che Simona Cerrato è riuscita a raccontare con delicatezza e brio, riuscendo a comunicare anche a un pubblico di piccoli lo spirito di una donna non comune. Una storia tutt’altro che rosea, ma che si trasforma in queste pagine in un esempio da raccontare a bambine e bambini che arrivano un giorno a casa e ci dicono “mamma, papà, voglio fare scienza”.
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