Sterilizzazione e castrazione del cane tra rischi e benefici
Fare o non fare la gonadectomia? È bene valutare insieme al proprio veterinario, con una consapevolezza: mantenere intero un cane che non faremo accoppiare è una grossa responsabilità.
La scelta di sterilizzare o meno il proprio cane può essere fonte di grandi incertezze per i proprietari. I fattori da considerare sono molti, dalle possibilità di gestione dell’animale ai rischi e benefici in termini di salute, fino agli eventuali effetti sul comportamento.
Il termine più preciso per riferirsi a questa pratica è gonadectomia; colloquialmente ci si riferisce alla sterilizzazione della femmina e alla castrazione del maschio. Esistono diversi metodi per rendere un cane sterile. Per i maschi, rimozione dei testicoli, vasectomia – resezione dei dotti deferenti, che permettono il passaggio degli spermatozoi – oppure castrazione chimica, con farmaci che contrastano l’azione di testosterone. Per le femmine, ovariectomia (rimozione delle ovaie), ovariectomia e isterectomia – in cui si rimuove anche l’utero – e sterilizzazione chimica con sostanze che posticipano l’estro, ovvero il periodo di calore.
Gonadectomia ed effetti sulla salute del cane
«L’origine della pratica è legata al controllo delle nascite, sia per i proprietari che non vogliono avere cucciolate sia come misura per cercare di contrastare e limitare il randagismo», spiega a OggiScienza Paolo Mongillo, professore associato di fisiologia animale comparata all’Università di Padova ed etologo del cane.
«Nel corso del tempo, si sono accumulati gli studi sui vari effetti della gonadectomia, innanzitutto quelli legati alla salute dell’animale. Ovviamente, la rimozione di ovaie o testicoli elimina la possibilità che il cane sviluppi un tumore a uno di questi organi. Con l’isterectomia si elimina anche la possibilità che si sviluppino tumori o altre malattie dell’utero, come la piometra, un’infezione che può portare alla morte la cagna, le cisti ovariche e tutte le malattie associate alla gravidanza. Inoltre, la rimozione dell’apparato riproduttore elimina anche gran parte dell’effetto del testosterone e degli steroidi femminili (estrogeno e progesterone), che sono coinvolti nello sviluppo di alcune forme tumorali, tra cui il primo per prevalenza è il tumore della mammella nelle femmine».
Allo stesso tempo, la rimozione delle gonadi altera un assetto ormonale che, se da una parte può risultare in una protezione da alcune patologie, dall’altra può contribuire allo sviluppo di altre. Una delle review più recenti sul tema, ad esempio, ha riscontrato una maggior probabilità di sviluppare altre forme tumorali (tra cui linfoma, osteosarcoma e tumore della prostata), patologie articolari quali la displasia dell’anca e, nella femmina, incontinenza urinaria, come conseguenza della mancata azione degli estrogeni che determina un rilasciamento degli sfinteri uretrali.
Un altro effetto associato alla gonadectomia è l’aumento di peso, dovuto a cambiamenti nel metabolismo e all’aumento di appetito; tuttavia, dieta ed esercizio fisico adeguati permettono di gestire il problema indipendentemente dalla sterilizzazione o castrazione.
Verso una valutazione rischi-benefici
«La ricerca sta ancora cercando di trovare un quadro complessivo che permetta di fare una valutazione dei rischi e benefici della pratica; vi rientra ovviamente anche la valutazione della gravità delle patologie in considerazione, la loro prevalenza e le possibilità di trattamento. Il tumore mammario, ad esempio, è la forma di neoplasia più comune nelle femmine, e una percentuale compresa tra il 35 e il 51% dei casi è di forme maligne; anche il tumore del testicolo è comune, mentre quello alla prostata, seppur grave e con un alto potenziale metastatico, è considerato raro», spiega Mongillo.
«Le informazioni sono in continuo aggiornamento, ma vi sono anche diversi problemi su come sono svolti questi studi, che per la maggior parte sono retrospettivi: si prende una casistica e si guarda se i cani considerati presentano una maggior o minor incidenza di una certa malattia. Questo ha dei limiti, perché non si tratta di uno studio scientifico impostato con un disegno sperimentale su cani reclutati apposta. Ciò fa sì che nella stragrande maggioranza dei casi il campione non è bilanciato e rappresentativo della popolazione. Basta pensare al fatto che i casi di cui si hanno informazioni complete provengono da cliniche veterinarie, il che implica che si tratti di cani di famiglie che si possono permettere le cure per il proprio animale, oppure che spesso si tratti di cani che già hanno delle patologie, perché non tutti vanno dal veterinario di routine».
Quando effettuare l’intervento?
Molte delle malattie studiate sono multifattoriali e questo rende difficile determinare una correlazione diretta con la gonadectomia o l’età cui è stata eseguita. Anche quest’ultima rappresenta una questione dibattuta nella comunità scientifica, e varia anche a seconda della cultura locale: negli Stati Uniti, ad esempio, la gonadectomia è spesso eseguita in età pediatrica, ossia precedentemente al primo calore.
«Le principali indicazioni in merito all’età migliore per eseguire l’operazione derivano dalla probabilità di sviluppare tumori mammari: alcuni studi avevano messo in luce che la prevenzione era efficace solo se la sterilizzazione è molto precoce, quindi al massimo tra il primo e il secondo calore. Ciò ha il vantaggio di assicurarsi che la cagna sia diventata pubere, cioè avesse raggiunto la maturità sessuale, e allo stesso tempo limitare l’esposizione del tessuto mammario all’effetto degli steroidi sessuali», spiega ancora il professore.
«La pubertà rappresenta una finestra temporale in cui l’organismo, soprattutto sistema nervoso e apparato riproduttore, va incontro a delle modificazioni importanti. Castrare o sterilizzare un cane prima del raggiungimento della pubertà significa impedirgli di andare incontra questo periodo, che potrebbe essere rilevante non solo in termini di comportamento riproduttivo e fisiologia della riproduzione ma su altri aspetti del comportamento e della salute dell’animale. Non vi sono però abbastanza studi per poter trarre conclusioni scientificamente valide a sostegno di una tesi o dell’altra».
Gli effetti sul comportamento del cane
Si sente spesso parlare degli effetti della gonadectomia sul comportamento dell’animale. Tanto che, in alcuni casi, la scelta di sterilizzare o castrare (anzi, soprattutto quest’ultima) un cane è basata proprio sulla speranza di eliminare o limitare alcuni comportamenti “scomodi”: aggressività verso gli altri maschi, monta ossessiva di altri cani/umani/oggetti, fuga in cerca delle femmine. Molto di ciò che si dice, però, è frutto di conoscenza aneddotiche più che scientifiche.
«Sicuramente ci sono alcuni comportamenti che sono diminuiti o alterati dalla gonadectomia, ossia tutti quelli che fanno capo alla sfera sessuale o riproduttiva, come la marcatura urinaria nel maschio, la tendenza a vagare alla ricerca di partner, il comportamento copulatorio (la monta di oggetti o persone). Tuttavia, questi comportamenti non possono essere eradicati con sicurezza al 100%, perché non sono di unica ed esclusiva influenza ormonale ma presentano anche una componente appresa», spiega Mongillo.
La tendenza alla fuga, ad esempio, non è necessariamente di origine sessuale, così come la monta di oggetti o persone può essere legata, ad esempio, a motivazioni di competitività o stress; se poi un comportamento si è radicato nel tempo, è difficile pensare che possa essere risolto dalla gonadectomia.
«Anche gli effetti della castrazione sull’aggressività sono poco chiari e a lungo si è ritenuto che l’aggressività ridotta con la castrazione fosse solo quella tra maschi, legata a una competizione di natura sessuale. Uno studio del 2018, basato su un campione molto ampio (oltre 13.700 cani), ha valutato l’associazione tra castrazione e diverse tipologie di aggressività – verso il padrone, verso il gruppo familiare, verso estranei o versi altri cani – senza trovare alcuna correlazione o relazione tra castrazione, età cui è avvenuta e probabilità di aggressione, se non una maggior tendenza all’aggressione verso estranei da parte di cani maschi castrati intorno all’età della pubertà, quindi tra i 7 e i 12 mesi. Gli stessi autori sottolineano che quest’ultimo risultato è difficile da spiegare e può addirittura trattarsi di una casualità. Altri lavori suggeriscono anche un aumento di aggressività nelle femmine dopo la sterilizzazione».
In termini di comportamento, quindi, gli effetti della gonadectomia sono quantomeno imprevedibili: sebbene possano esserci dei cambiamenti, è difficile capire in che direzione andranno, a meno che non siano strettamente legati alla sfera sessuale. In questo senso, una possibilità può essere quella di scegliere la castrazione chimica, che, essendo temporanea, può essere ipotizzata come un tentativo di modificare alcuni aspetti comportamentali e vedere se sono quelli desiderati, prima di scegliere una soluzione definitiva.
Gli effetti sulle funzioni cognitive
Anche funzioni cognitive e processi mentali possono risultare modificati a seguito della gonadectomia. Mongillo e i suoi colleghi hanno condotto degli studi sugli effetti della pratica sulla cognizione spaziale dei cani, ossia la capacità di utilizzare informazioni spaziali per orientarsi e muoversi nello spazio. Quando un animale, noi compresi, si deve orientare in un determinato ambiente, può utilizzare una strategia allocentrica (basata sulla posizione relativa degli oggetti nell’ambiente) o egocentrica (riferendosi al proprio corpo); le due strategie possono avere vantaggi a seconda di dove si trova l’animale. Le femmine intere riescono a ricorrere a entrambe le strategie, mentre quelle sterilizzate tendono a basarsi di più sui riferimenti relativi.
«Quest’ambito della cognizione sembra essere largamente influenzata dagli ormoni, e anche nell’uomo sono state riscontrate differenze tra maschi e femmine, fatte ricondurre di solito ad aspetti di ecologia della specie: se il maschio è cacciatore e si allontana dalla tana, essere in grado di utilizzare le strategie allocentriche può essere più vantaggioso; la femmina che rimane in un areale più ristretto avrà maggiori vantaggi basandosi su strategie di navigazione egocentriche. Gli ormoni femminili potrebbero quindi avere un effetto su quanto un animale sia portato a usare una o l’altra delle strategie o sia flessibile nell’impiegarle», spiega il professore.
La decisione: gonadectomia sì o no?
In conclusione, non esistono indicazioni universalmente valide. La scelta di sterilizzare o castrare un cane va valutata caso per caso, tenendo in considerazione diversi fattori. Tra questi, l’età dell’animale, la razza (che ha un ruolo importante nella probabilità di sviluppare o meno determinate malattie) e il sesso. È molto importante valutare anche le condizioni generali dell’individuo, perché il rischio derivante dall’anestesia è presente come in qualsiasi altra operazione, così come quello d’infezioni, per cui l’operazione è sconsigliabile in un cane anziano o con determinate malattie pre-esistenti.
Non meno importante tenere in conto le esigenze del proprietario. Anche se il veterinario curante avrà molti limiti nelle informazioni a sua disposizione per consigliare in un senso piuttosto che nell’altro (non sempre nei cani esiste una storia clinica e familiare nota), è comunque la persona migliore cui affidarsi, anche sulla base delle aspettative e possibilità del proprietario.
«Nel momento in cui ci assumiamo la responsabilità di non sterilizzare un cane che però non vogliamo far riprodurre, dobbiamo avere la consapevolezza che stiamo mantenendo delle motivazioni sessuali, tra le più forti nel regno animale, che non potremo mai soddisfare. Vi sono persone contrarie alla sterilizzazione perché la ritengono una pratica poco etica, dal momento che va ad alterare la fisiologia del cane, ma arrogarsi il diritto di tenere un animale confinato in casa e impedirgli di accoppiarsi quando è una delle sue pulsioni più forti mi sembra un po’ ipocrita», commenta Mongillo.
Senza mai dimenticare, inoltre, che i canili in Italia sono pieni: chi prende un cane non dovrebbe mai dimenticare la propria responsabilità di evitare di affollarli ulteriormente facendo nascere altri cuccioli.
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