DOMESTICI

Sei studi a quattro zampe

Cani che fiutano le patologie, che ci somigliano, che rubano più spesso al buio: sei studi scientifici sui cani che ci sono piaciuti particolarmente.

Negli ultimi dieci anni gli scienziati hanno scoperto molto sui nostri amici a quattro zampe. Gli studi, alcuni incredibilmente affascinanti, ci raccontano di abilità che non credevamo possibili nei cani, di meccanismi cerebrali molto simili ai nostri e di benefici per l’essere umano. Oggi sappiamo che i cani sono in grado di capire molte delle nostre parole, che possono essere utili nel fiutare i tumori, che diminuiscono lo stress, che ci rendono più affascinanti agli occhi degli altri, che possono aiutare lo sviluppo dei bambini e l’autostima negli adulti, che sono felici di aiutare gli altri e aiutano a gestire meglio le malattie come il diabete. E molto altro ancora. Abbiamo scelto sei studi che ci sono piaciuti particolarmente.

1. I cani rubano al buio. E vuol dire tanto!

42 cani, 42 proprietari, un pezzetto di cibo (proibito) e un interruttore della luce. Questi gli ingredienti di uno studio condotto nel 2013 dall’Università di Plymouth, che ha concluso qualcosa di apparentemente banale, almeno per chi vive con un cane in casa: i cani rubano più facilmente al buio.

Cambiando le condizioni di illuminazione del set, i ricercatori hanno osservato come i cani, quando il proprietario non poteva vedere perché la stanza non era illuminata, rubassero quattro volte di più il pezzetto di cibo lasciato sul tavolo rispetto a quando la luce era accesa. Banale? Mica tanto. Perché questo non significa solo che “il mio cane è un furbone”, ma significa soprattutto che il cane – che non ha alcuna informazione sulle nostre capacità e modalità di visione, né studi scientifici che lo aiutino a decifrare l’essere umano – possiede l’abilità di valutare e interpretare le capacità di altri individui. Non solo: di una specie diversa dalla sua. Grazie a questo studio sappiamo che i cani sono in grado di intuire il punto di vista di un altro soggetto, di mettersi nei suoi panni, che sia cane o che sia uomo. Qui per saperne di più.

2. Fido capisce cosa dici. E come lo dici!

Non solo i cani capiscono i suoni che emettiamo (o parte di essi), ma sono anche capaci di analizzare le nostre parole e l’intonazione usando, esattamente come noi, i due emisferi del cervello: quello sinistro per il tono, quello destro per le parole. Lo abbiamo scoperto grazie a uno studio condotto dall’Università del Sussex e pubblicato su Current Biology nel 2014, riconfermato da una successiva ricerca uscita su Science nel 2016.

Durante il primo esperimento, da due altoparlanti posizionati a destra e a sinistra dei 250 cani testati, venivano trasmesse frasi pronunciate dai loro padroni, suoni provenienti contemporaneamente da entrambi gli strumenti. L’ipotesi su cui l’esperimento si basava è che gli stimoli che arrivano all’orecchio vengono normalmente trasmessi all’emisfero del lato opposto. Tant’è che quando venivano pronunciati comandi conosciuti, come “vieni”, l’80% dei cani girava la testa verso destra, nella direzione opposta all’emisfero sinistro, deputato alla comprensione del linguaggio. Quando, invece, veniva pronunciata una parola inventata e del tutto sconosciuta, buona parte dei cani girava la testa in direzione opposta all’emisfero destro, quello capace di interpretare non il significato della parola, ma piuttosto il tono di voce e l’emozione che sottende. Non solo, quindi, sappiamo che il sistema di comprensione di parole e tono di voce è lo stesso della nostra specie, ma sappiamo anche che evidentemente, come noi, i cani sono in grado di far attenzione ai diversi aspetti della comunicazione. Qui per saperne di più.

3. Tra cane e padrone lo sbadiglio è contagioso.

Quando qualcuno sbadiglia, spesso sbadigliamo anche noi: si tratta di una sorta di contagio emotivo e, come tale, è più forte quando a sbadigliare sono amici e conoscenti. Ormai è dimostrato anche che, tra esseri umani, c’è un effettivo ruolo giocato dall’empatia nel contagio. Ecco perché alcuni ricercatori dell’Università di Tokyo hanno voluto scoprire se l’empatia può provocare un contagio anche tra cane e padrone. Dai risultati pubblicati su Plos One pare sia proprio così: i cani si lasciano contagiare molto più dagli sbadigli dei padroni che da quelli di sconosciuti.

Inoltre, durante gli esperimenti i ricercatori si sono resi conto che i cani sbadigliavano di più in risposta agli sbadigli dei loro padroni solo se non erano simulati. Questo potrebbe essere il risultato di un lungo processo di domesticazione, che ha portato i cani a saper capire lo stato d’animo dell’essere umano che gli sta vicino e a connettersi emotivamente con lui.

4. Il cane vede (letteralmente) col naso.

Che i cani abbiano un olfatto da supereroi lo sappiamo da tempo. Ma che aspetto ha un odore nel cervello del cane? Se lo sono chiesti anche i ricercatori del Max Planck Institute for the Science of Human History. Così hanno dato vita a un esperimento, i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of Comparative Psychology.

Condizione di partenza: 48 cani, 25 dei quali con un addestramento da cane poliziotto o da ricerca. Mentre i cani aspettavano in una stanza, gli scienziati hanno trascinato un loro giocattolo sul pavimento del laboratorio e l’hanno poi nascosto. I cani sono stati quindi invitati a seguire la traccia olfattiva e a ritrovare il gioco. Ma solo metà di loro ha potuto trovarlo senza inganni da parte degli sperimentatori. All’altra metà, invece, è stato fatto trovare (alla fine della traccia olfattiva) un altro oggetto. Dopo essere rimasti stupiti per qualche secondo, i partecipanti hanno abbandonato l’oggetto a sorpresa ricominciando a cercare il loro gioco fino a trovarlo.

L’esperimento – una sperimentazione di tipo comportamentale che andrà supportata da ulteriori indagini – suggerisce che a partire dall’odore i cani si siano formati un’immagine vera e propria dell’oggetto, tanto accurata da capire quando la traccia porta ad una scoperta incongruente. La traccia olfattiva fiutata dal cane, dunque, nel suo cervello si trasforma in una traccia visiva, una vera e propria immagine dell’odore percepito. Non è solo un segnale che gli dice che quell’odore è buono o cattivo, che c’è da preoccuparsi o da stare tranquilli, che si tratta di una femmina in arrivo o di coscette di pollo grigliate: è esattamente l’equivalente di ciò che, per gli esseri umani, sono le informazioni visive.

5. Calzini sporchi e nasi da malaria.

Secondo uno studio della Durham University presentato all’American Society of Tropical Medicine and Hygiene Annual Meeting di New Orleans, nel 2018, alcuni cani possono essere addestrati a fiutare la malaria. Durante la ricerca un gruppetto di cani è riuscito a discriminare individui affetti da malaria annusando i calzini di bambini sani e malati. I cani hanno identificato correttamente i campioni positivi alla malaria in più del 70% dei casi e i campioni negativi in oltre il 90% dei calzini. Riconoscere rapidamente persone infette da malaria con indagini di laboratorio può essere un lavoro piuttosto complesso e costoso, quindi poter disporre di una squadra di cani da malaria, soprattutto per certi paesi, può essere vitale.

6. Chi si somiglia si piglia (vale anche per uomini e cani).

Il luogo comune sui cani più vecchio del mondo – il carattere del cane somiglia al carattere del suo proprietario – non è un luogo comune. Lo ha mostrato una ricerca nel 2017 e confermato un nuovo studio che ha preso in esame più di 1600 “coppie”. Lo psicologo William J. Chopik, primo autore dello studio, da tempo analizza l’andamento delle relazioni, ossia come cambino le relazioni tra esseri umani nel corso del tempo. Questa volta ha voluto indagare la stessa questione testando, però, l’essere umano e il suo cane. Ciò che ha scoperto è sorprendente: esiste davvero un’affinità caratteriale speciale tra cani e proprietari perché condividono alcuni tratti della personalità. Sarà perché quando scegliamo il nostro cane inevitabilmente scegliamo un cane più “adatto” a noi? O è piuttosto possibile che, con i nostri atteggiamenti, riusciamo a “plasmare” parte della personalità del nostro cane?

Chi influenzi chi, insomma, è ancora tutto da vedere…


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.    Fotografia Pixabay

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Sara Stulle
Libera professionista dal 2000, sono scrittrice, copywriter, esperta di scrittura per i social media, content manager e giornalista. Seriamente. Progettista grafica, meno seriamente, e progettista di allestimenti per esposizioni, solo se un po' sopra le righe. Scrivo sempre. Scrivo di tutto. Amo la scrittura di mente aperta. Pratico il refuso come stile di vita (ma solo nel tempo libero). Oggi, insieme a mio marito, gestisco Sblab, il nostro strambo studio di comunicazione, progettazione architettonica e visual design. Vivo felicemente con Beppe, otto gatti, due cani, quattro tartarughe, due conigli e la gallina Moira.