CRONACA

Cronaca, esteri, politica, economia, cultura, costume e sport. Quando la ricerca esce dai laboratori e incontra la società.

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Isola neonata nel Mar Rosso

CRONACA - Le prime avvisaglie risalgono a poco più di un mese fa: il 13 dicembre dei pescatori hanno segnalato un'eruzione vulcanica nel bel mezzo del Mar Rosso. Ed eccola qui oggi, la nuovissima isola nell'arcipelago di Zubair (a largo delle coste yemenite). Mezzo chilometro da est a ovest per circa 700 metri da nord a sud. Non molto, ma datele tempo: è appena nata. Non sono fenomeni rarissimi, ma sono interessanti per la tettonica sottostante. Il Mar Rosso è evidentemente una zona molto attiva e la "base" della nuova isola, una montagna subacquea, probabilmente è vecchia di milioni di anni, spiegano i vulcanologi (il processo di apertura del Mar Rosso sarebbe iniziato ben 34 milioni di anni fa).
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Il verme che attacca il dogma

CRONACA - Qualcuno ricorderà la scena di Fantasia della Disney, in cui un Topolino apprendista stregone, addormentatosi dopo aver magicamente animato una scopa e averle ordinato di portare secchi d'acqua in cantina, si risvegliava in una specie di oceano. Non riuscendo a fermare la scopa, cercava di farla a pezzi con un'ascia, con il solo risultato di creare una miriade di altre scope dai frammenti della prima, peggiorando la situazione. Ebbene, secondo uno studio pubblicato questo mese sulla rivista Science, è stato scoperto un verme piatto che si comporta in modo analogo alle scope disneyane, e che per giunta sembra infischiarsene delle regole fondamentali della biologia. Autore della scoperta, un gruppo di ricercatori dell'Università della California di San Francisco (Ucsf) e dello Stowers Institute for Medical Research di Kansas City, Stati Uniti. Il verme in questione manca infatti di una struttura cellulare chiave, il centrosoma, considerato finora essenziale per la divisione cellulare.
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Con un tocco di Photoshop ti trucco il paper

CRONACA - Le foto delle modelle sui giornali sono manipolate con programmi di elaborazione grafica. Lo sappiamo, non è una novità e ormai ci siamo abituati. Quello che invece non dovrebbe succedere è che grazie a Photoshop vengano modificati e manipolati dati scientifici pubblicati su riviste peer-review. E questa volta la frode riguarda una molecola che spesso è arrivata sulle prime pagine dei giornali: il resveratrolo.
CRONACAIL PARCO DELLE BUFALE

Diritto di replica

IL PARCO DELLE BUFALE - Dal 19 dicembre, il Corriere non pubblica questa risposta di numerosi ricercatori a un articolo di Pierluigi Battista: I sottoscritti, appartenenti alla comunità scientifica italiana, in particolare quella “meteoclimatica”, intendono manifestare il proprio dissenso nei confronti del Corriere della Sera ed, in particolare, dell’editorialista Pierluigi Battista, il quale nell’articolo “Se l’apocalisse ecologica adesso può aspettare” del 12 dicembre 2011, in merito al “global warming”, fa un generico ed infondato riferimento a “dati incautamente imprecisi forniti da una comunità scientifica inaffidabile e manovriera”.
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C’eravamo tanto amati?

CRONACA - Sul Journal of Human Evolution, Fabio De Vincenzo e Giorgio Manzi, paleoantropologi dell'università La Sapienza, e Steve Churchill dell'università Duke, North Carolina, aggiungono nuovi particolari alla storia dei rapporti tra Neanderthal e H. sapiens. Non so se ne eravate informati, ma a lungo gli studiosi dell’evoluzione umana si sono interessati alla morfologia della fossa glenoidea della scapola, una cavità dell'articolazione della spalla nella quale poggia la testa dell'omero. A interessare i tre ricercatori è quella di un Neanderthal di circa 38 mila anni fa, ritrovata nella grotta di Vindija, in Croazia. Forse l'avete già sentita nominare: nel genoma di Neanderthal in parte sequenziato a partire dal Dna ricavato da reperti di quella grotta, ci sarebbero - al condizionale, in attesa di conferme - geni sapiens acquisiti con incontri ravvicinati circa centomila anni fa.
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Formiche pompate

NOTIZIE - “Porca miseria! Sembrano soldati mostruosi!”. Questa è stata la reazione (come dichiara lui stesso) di Ehab Abouheif quando si è imbattuto per la prima volta nei super-soldati delle Pheidole a Long Island. Abouheif è un biologo della McGill University che da quindici anni studia formiche, ma una cosa del genere non l’aveva mai vista, non lì, non nella costa orientale dello Stato di New York.
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Quanto spendiamo per la ricerca?

ECONOMIA - L’1,26% del Pil. Ecco quello che l’Italia investe in ricerca e sviluppo, secondo gli ultimi dati dell’Istat. Nel 2010 sono stati stanziati circa 19 miliardi di euro, oltre la metà da parte delle imprese. Lo Stato, le Regioni e le province autonome hanno finanziato solo 8,8 miliardi di euro, un cifra ancora inferiore rispetto agli anni precedenti. Nel nostro Paese - e non è una novità purtroppo – si spende troppo poco per la ricerca rispetto all’Europa, dove la media della spesa si attesta intorno al 2% del Pil. Inoltre, sempre rispetto agli altri Paesi europei l’Italia è agli ultimi posti: solo Grecia, Ungheria e Polonia investono meno di noi in ricerca e sviluppo. Il quadro che emerge dal report dell’Istituto di statistica non è molto confortante. Non solo gli investimenti non aumentano, ma calano anche gli stanziamenti pubblici. Nonostante la scarsità di risorse la ricerca italiana continua a far parlare di sé: dalla velocità dei neutrini al bosone di Higgs, solo per ricordare gli ultimi successi in campo internazionale.
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Ridotte a zombie

CRONACA - Dopo che nel 2006-2007 gli alveari americani sono stati dimezzati dalla sindrome da spopolamento delle colonie, dalle cause ancora da chiarire, le api faticano a riprendersi. Ci mancava solo l'Apocephalus borealis. Per un libro sulla sindrome, ero stata dagli “apicoltori urbani” di San Francisco. Da marzo a novembre, portano le arnie nella parte incolta del Presidio, un grande parco sopra la città con laghi e colline dalle quali si vede la Baia. Le api di San Francisco stavano benissimo. Benissimo, oddio... erano anch'esse afflitte da Varroa destructor, un acaro micidiale, a primavera soffrivano di diarrea per via di una muffa, la Nosema apis, ma in confronto a quelle sfruttate per l'agricoltura e sballottate sui Tir da un capo all'altro del paese da febbraio a novembre, quelle urbane scoppiavano di salute
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Si fa presto a dire bradipo

CRONACA - Quando ho visto il video qui sopra (che poche settimane fa impazzava in rete) la prima domanda che mi è venuta in mente è stata: ma come diavolo fa questo animale a esistere (data la selezione naturale)? (È ironica, per l'amor del cielo, non vorrei stuzzicare un infinito dibattito fra i lettori sui fondamenti teoria darwiniana, come tanto spesso accade sulla pagine di questa rivista). Se qualcuno comunque fosse curioso di capire come la natura ci abbia fatto pervenire un animale tanto bizzarro, qualche risposta la può trovare in un recente paper pubblicato sul Journal of Mammalian Evolution, firmato da John Nyakatura. La storia è un po' complicata. Prima di tutto bisogna sapere che sotto il nome comune di bradipo si celano in realtà due generi diversi di animali, i Choloepus (bradipi bidattili, con due dita) e i Bradypus (bradipi tridattili). La parentela fra i due non è molto stretta. Anzi, dalle ultime analisi genetiche si dimostra che i Bradypus sono più strettamente imparentati a Megalonyx (un bradipo gigante estinto) di quanto non lo siano i Choloepus, che invece appartengono a un sottogruppo che include altre specie giganti estinte come il Megatherium.
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Al servizio della scienza e di Sua Maestà

CRONACA (ROSA) - In Gran Bretagna, imperversano come ogni anno le polemiche sulle onorificenze acquisite grazie a finanziamenti al principale partito di governo. Nessuna coinvolge gli scienziati, non potrebbero permettersi la spesa, che sono un quarto dei nuovi cavalieri. Riportiamo nomi, appartenenze e motivazioni con note dove quest'ultima ci risulta insoddisfacente: Stephen Robert BLOOM. Direttore della divisione diabete ed endocrinologia, Imperial College, Londra. Per servizi resi alle scienze mediche Simon Kirwan DONALDSON. Professore di matematica della Royal Society, Imperial College, Londra. Per servizi resi alla matematica Andre Konstantin GEIM. Professore di Fisica, Università di Manchester. Per servizi resi alla scienza (1)
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