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MrPod – Il “decreto Balduzzi” secondo Elena Cattaneo

SALUTE - Il questi momenti di caos politico è forse difficile ricordarsi che c'è (ancora per poco) un governo che da tecnico è diventato "per gli affari correnti", ma che nello sbrigare questi affari sta prendendo decisioni importanti su questioni che ci toccano sul vivo. Una di queste decisioni è stata battezzata per brevità "decreto Balduzzi", ma in realtà si chiama "Disegno di legge recante disposizioni urgenti in materia sanitaria" ed è stato approvato dal Senato lo scorso 10 Aprile e giace ora nel limbo (un po' come noi, in generale) in attesa dell'approvazione alla Camera dei deputati. C'è da chiedersi cosa succederà, tanto più che con ogni probabilità presto il ministro che ha proposto il provvedimento non sarà più tale e qualcun altro prenderà suo posto. Il decreto si occupa di due cose: trattamenti a base di cellule staminali mesenchimali e chiusura dei manicomi criminali. Non che i secondi siano meno importanti (e il provvedimento si limita a procrastinarne la chiusura), ma in questa sede intendo focalizzarmi sul primo argomento, che ci pertiene molto da vicino (come rivista che si occupa di diffondere notizie che riguardano la ricerca scientifica) e che sta infiammando il discorso pubblico.
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Nature sul caso Stamina

CRONACA - Per la seconda volta la rivista Nature prende posizione chiara sulla vicenda che sta infiammando l'opinione pubblica nel nostro Paese, cioè quella che vede al centro della discussione la Stamina Foundation, capitanata da Davide Vannoni, che non è laureato in medicina e che almeno fino all'anno scorso insegnava psicologia della comunicazione all'Università di Udine, e promotore di una "terapia" a base di staminali mesenchimali, da lui inventata, e secondo lui in grado di curare diverse patologie, dalla sclerosi multipla alla famigerata leucodistrofia metacromatica. Famigerata perché proprio da questa malattia è affetta la piccola Sofia, la bambina pietradelloscandalo/vittimasacrificale "usata" dalle Iene, il programma televisivo, per fare audience premendo sui tasti più ovvi dell'animo umano, la pietà e il dolore genitoriale. Per un riassunto della storia potete leggere qui. Ieri Nature ha tuonato di nuovo sulla vicenda con un editoriale (il primo articolo era di Allison Abbot), qui di seguito un riassunto (ragionato) per chi non legge l'inglese. (Per chi conosce la lingua consiglio vivamente una lettura)
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Medicina in pillole: la terapia genica

Si sente spesso parlare di cellule staminali, ma quanti sanno di cosa si sta parlando? E quanti sanno che cosa si sta studiando oggi nelle varie branche della scienza? Ecco quindi uno spazio legato all'approfondimento delle tematiche di frontiera della scienza, a partire da uno dei temi più sentiti e interessanti, la medicina.
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Dibattito Scienza: com’è andata? Intervista a Marco Ferrari

ASCOLTA IL PODCAST! JEKYLL - Abbiamo un bel parlare di politica energetica, finanziamento alla ricerca, cellule staminali, gestione dei rifiuti, dissesto idrogeologico e così via. Ma se la scienza viene proposta alla politica come tema di confronto, su cosa si concentra davvero l’attenzione pubblica? Quali argomenti sono capaci di innescare il dibattito e accendere gli animi? Omeopatia, sperimentazione animale e basta. O quasi. Questa, almeno, è l’impressione che potrebbe suggerire l’avventura di Dibattito Scienza. L’iniziativa nasce in rete e, attraverso i social media, ha raccolto i suggerimenti di giovani ricercatori,...
SALUTE

Il pacemaker (biologico) riparato

SALUTE - Con la terapia genica si riparano le cellule cardiache difettose. Disclaimer: lo studio di cui si parla qui è stato condotto in vitro e su modelli animali (porcellini d'India) ed è un primo, preliminare, passo che richiede ancora anni di sperimentazione prima di approdare all'essere umano. Questa è un'informazione che non si ripete mai abbastanza quando si parla di questo tipo di studi ed è bene esplicitarla fin dall'inizio. Ciononostante, la tecnica è così semplice, ingegnosa e il risultato così evidente, che ritengo valga la pena di parlarne. La terapia genica continua a colpire al centro dei suoi bersagli (dopo un inizio faticoso) e si conferma uno degli orizzonti vicini e più promettenti dela ricerca medica d'avanguardia. Un esempio è questo recentissimo risultato ottenuto da un gruppo di scienziati dell'Istituto per il cuore Cedars-Sinai di Los angeles, pubblicato online una manciata di giorni fa sulla rivista Nature Biotechnology (sul cartaceo lo trovate dall'8 gennaio 2013). Avrete certamente sentito parlare di pacemaker: si tratta di un dispositivo elettronico che viene impiantato nel cuore di pazienti il cui ritmo cardiaco diventa difettoso, al fine di ristabilire il ritmo normale, scongiurando complicazioni fino alla morte. In realtà ogni cuore umano possiede un suo proprio pacemaker naturale: sui tratta di un gruppetto di cellule speciali (circa 10.000, dette SAN, da Sino Atrial Node) poste sopra l'atrio destro che mandano segnali ritmici e ordinati che regolano l'attività di contrazione e rilasciamento delle cellule muscolari dell'intero cuore. Con il passare del tempo (o per altri problemi) può succedere che queste cellule si deteriorino, da qui la necessità di intervenire con un aggeggio artificiale, che però porta con sè alcuni problemi: può dare rigetto, le batterie si possono esaurire, si può guastare, eccetera
IN EVIDENZASALUTE

Speciale trapianti: organi in provetta

SPECIALI - (Questo articolo fa parte dello "Speciale trapianti") E ci sono infine le cellule staminali, quelle che hanno destato il maggior interesse nei media e nel pubblico, insieme alla cosiddetta “ingegneria tissutale”. Un connubio che consentirebbe di costruire organi direttamente in laboratorio utilizzando congiuntamente la chimica e le nanotecnologie. Lo scorso anno i ricercatori sono riusciti a dare vita a piccoli organi animali a partire da cellule staminali in laboratorio. Sia per il polmone della Yale University che per il fegato della Wake Forest University di Boston, gli organi non sono stati costituiti però interamente da staminali, ma piuttosto da strutture di appoggio ricavate da materiali plastici o sistemi derivati dalle nanotecnologie ricoperti da cellule come farebbe uno strato di cute. A marzo del 2010 e a giugno del 2011 sono stati effettuati i primi due interventi di trapianto di trachea bioartificiale. Entrambi gli interventi sono stati coordinati dal professor Paolo Macchiarini, esperto italiano emigrato all'estero, oggi in forza al Karolinska Institutet di Stoccolma, e considerati delle vere novità perché si tratterebbe dei primi trapianti al mondo di questo genere. A marzo del 2010 il prof. Macchiarini, insieme ad un'equipe del Great Ormond Street Hospital for Children di Londra, ha trapiantato un'intero tratto di trachea in un ragazzino di dieci anni affetto da una stenosi congenita. La trachea, in quel caso, proveniva da un donatore, ma tutte le vecchie cellule del donatore sono state rimosse dall'organo lasciandone intatta la struttura sulla quale sono state fatte proliferare le cellule staminali ricavate dal ricevente. Si è trattato in pratica di rivestire di cellule epiteliali la struttura cartilaginea, azzerando così il rischio di rigetto
IN EVIDENZASALUTE

Speciale trapianti: lo stato dell’arte

SPECIALI - Di organi, di tessuti, di cellule. Possiamo superare i limiti biologici con organi artificiali e animali, “pile” per far battere il cuore, fegati e occhi in vitro o cuori rigenerati grazie alle staminali? Oggi in Europa 12 persone moriranno nell'attesa di un organo. È questo il numero che riguarda le morti giornaliere dovute alla mancanza di organi disponibili che è stato segnalato sull'ultimo rapporto annuale mondiale sui trapianti presentato a Strasburgo. In totale in questo momento sono 56.000 le persone in lista d'attesa in tutta Europa per ricevere un organo, solo in Italia 9.221. E anche se il nostro Paese è considerato tra i primi posti in fatto di trapianto d'organo con all'attivo 2.572 interventi nel 2011, di cui 170 da donatore vivente, non basta. Nel 2010 in Italia sono morte aspettando 511 persone in lista: 159 attendevano un rene, 195 un fegato, 98 necessitavano di un cuore nuovo e 59 desideravano polmoni funzionanti
CRONACA

Niente cicatrici per il topo spinoso

CRONACA - La pelle di questo roditore si stacca con insospettabile facilità, quando questo si divincola per sfuggire a un predatore. Per un mammifero, come il topo spinoso (per la precisione Acomys kemp e Acomys percivali), non sembra una strategia vincente con il rischio che c'è di contrarre infezioni attraverso le ferite aperte. Il punto è che, scrivono gli autori di un paper su Nature, questo animale ha straordinarie (specie per un mammifero) capacità rigenerative. La rigenerazione dei tessuti è stata molto studiata in animali come le lucertone, le salamandre e i vermi piatti, che sono capaci di far ricrescere interi arti, a volte come nel caso del verme piatto l'intero organismo a partire anche da una sola cellula, ma nei mammiferi il fenomeno è molto limitato. Il topo spinoso rappresenta un'eccezione nel panorama
SALUTE

Il gerbillo ora ci sente

SALUTE - Grazie alle ricerche condotte da Marcelo Rivolta, dell’Università di Sheffield nel Regno Unito, cellule staminali embrionali differenziate in vitro e poi trapiantate nell’animale hanno portato al recupero dell’udito e al miglioramento nella percezione dei suoni più deboli nel gerbillo. Il team di ricerca ha lavorato sulla mancata connessione tra cellule dell’orecchio interno, che hanno il compito di tradurre le onde sonore in impulso elettrico, e nervo acustico, che trasmette le informazioni dall’orecchio al cervello. Nello studio, pubblicato su Nature, i ricercatori hanno utilizzato cellule staminali embrionali per “sostituire” il nervo acustico danneggiato e ripristinare la connessione. Le cellule staminali sono state trattate con i “fattori di crescita”, in questo caso dei fibroblasti (FGF – fibroblast growth factor), cellule responsabili della produzione delle componenti della matrice extracellulare. Alla famiglia degli FGF umani appartengono 22 diverse proteine, che, come tutti i fattori di crescita, si legano ai recettori presenti sulle cellule bersaglio e attivano una serie di reazioni a cascata che portano al controllo del ciclo cellulare e al differenziamento
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