Se, negli ultimi decenni, le scienze della vita hanno decisamente preso il sopravvento su quelle fisico-matematiche in termini di finanziamenti, dibattiti accademici e attenzione mediatica, c'è da dire che la fisica, negli ultimi due anni, si è presa un bel po' di rivincite.
CRONACA - “Quando una stella muore, l’universo se ne accorgerà” recita il testo dell’ultimo singolo di Giorgia. E questa volta i segni di un’esplosione stellare sono stati rivelati dai telescopi in orbita e da quelli a terra per oltre sei mesi. Prima, lo scorso 27 aprile, è arrivato un luminoso e potente lampo di raggi gamma (detto GRB, Gamma Ray Burst) di qualche centinaio di secondi, seguito poi da una coda di raggi X durata molte settimane.
Qualche anno fa è arrivata sul mercato dei videogiochi Lara Croft, una temeraria esploratrice che sfida i limiti della Natura per portare a termine le missioni più audaci. Molti negli anni si sono appassionati all’avvenente eroina e alle sue avventure e si sono immedesimati in lei attraverso il gioco, ma forse non tutti sanno che nella vita reale ci sono dei ricercatori che per portare avanti le proprie missioni scientifiche sfidano le condizioni fisiche più estreme.
Sono circa un migliaio gli esopianeti già scoperti con strumentazioni dedicate, come il satellite Kepler della Nasa, e altri 2.700 sono in attesa di conferma. Per molti anni gli esopianeti sono stati solo ipotizzati mentre ora abbiamo conferma della loro esistenza; se però esistano forme di vita, su questi o altri pianeti ancora da scoprire al di fuori del Sistema Solare, non siamo ovviamente ancora in grado di affermarlo. Ciò che possiamo fare è cercare di scoprire se alcuni di questi pianeti potrebbero essere abitabili.
CRONACA- La Via Lattea ha una gemella: anzi, due. Un ricerca presentata pochi giorni fa all'assemblea generale dell'Unione astronomica internazionale a Pechino ha trovato il primo gruppo di galassie con caratteristiche simile alla nostra. Si tratta di un ritrovamento raro nel gruppo di galassie di cui fa parte la Via Lattea, il Gruppo Locale.
La Via Lattea è una galassia abbastanza tipica se vista isolata dal suo intorno ma, se considerata insieme alle sue vicine, le Nubi di Magellano, è molto rara, e c'era una probabilità concreta che fosse un esemplare unico nel suo genere. Almeno finché uno studio del Gruppo Locale non ha trovato altri due esemplari molto simili.
L'astronomo Aaron Robotham, che divide la sua attività tra la sezione del Centro internazionale di ricerca radioastronomica dell'Università dell'Australia occidentale e l'Università di St. Andrews in Scozia, ha cercato gruppi di galassie simili alla nostra nella mappa più dettagliata a oggi disponibile del Gruppo Locale, il Galaxy and Mass Assembly survey, un progetto che conduce studi cosmologici attraverso apparecchiature terrestri e spaziali di ultima generazione, oltre a indagare su formazione ed evoluzione delle galassie
« Come fai a fare un altro lavoro, quando puoi fare l'astronomo? »
(Franco Pacini, Sezze 16 Febbraio 2009, Auditorium Costa)
CRONACA - Con queste parole ci piace ricordare Franco Pacini, uno degli scienziati italiani di fama internazionale che ha portato un grande contributo all’astrofisica, che ci ha lasciato questa mattina.
Nella sua vita si è occupato di astrofisica teorica e delle alte energie,e ha dato un contributo fondamentale nella comprensione delle stelle pulsar: oggetti stellari pulsanti che si formano negli stadi finali della vita di stelle massicce in fase di collasso. Pacini ha anche studiato la complessità di oggetti lontanissimi come i quasar e le strutture galattiche compatte associate ai nuclei galattici attivi.
FUTURO - Un gruppo di astronomi italiani, francesi e tedeschi ha scoperto, a quattromila anni-luce di distanza, nel cuore della costellazione del Leone, la stella più antica finora conosciuta. Questa stella nana, situata nella nostra galassia, la Via lattea, è stata osservata grazie al Very Large Telescope (Vlt) dell'Osservatorio meridionale europeo (Eso), che non si trova in Europa, ma in Cile. La stella, un po' più piccola di un sole e probabilmente risalente a tredici miliardi di anni fa, si distingue per il suo bassissimo tenore in elementi chimici pesanti, che sono quelli sintetizzati dopo il Big Bang. I dati raccolti contraddicono i modelli teorici e gli scenari astrofisici consacrati, e sono stati recentemente pubblicati sulla rivista Nature.
FUTURO - La teoria della relatività generale di Einstein descrive le proprietà della gravità e assume che lo spazio sia un tessuto liscio e continuo. D'altra parte, la teoria quantistica, che con la relatività generale non sembra andare molto d'accordo, suggerisce che lo spazio dovrebbe essere granulare a scale molto piccole, come la sabbia di una spiaggia.
Una dei problemi principali della fisica contemporanea è conciliare questi due aspetti in un'unica teoria della gravità quantistica. Ora, Integral ha stabilito nuovi e più precisi limiti alle dimensioni di questi 'grani' quantistici dello spazio, mostrando che essi sono molto più piccoli di quanto alcune teorie della gravità quantistica suggerirebbero. Lo studio che ha permesso di arrivare a queste conclusioni, effettuato da Philippe Laurent e colleghi del Commissariat à l'énergie atomique di Saclay, non lontano da Parigi, è stato pubblicato sull'ultimo numero di Physical Review D.
CRONACA - Un nuovo scenario, che descrive una tappa-chiave nella formazione del sistema solare, è stato proposto da una collaborazione franco-statunitense, che include ricercatori del Cnrs (il Cnr francese) e delle università di Nizza e Bordeaux. Secondo questo modello, Giove sarebbe migrato verso il Sole, e più esattamente verso la posizione in cui è oggi Marte, prima di cominciare un'ulteriore migrazione verso l'esterno e raggiungere la sua posizione attuale, molto più lontana dal Sole. Attraverso il nuovo modello, i ricercatori spiegano sia la formazione della cintura di asteroidi sia la differenza di dimensioni tra i pianeti terrestri (Mercurio, Venere, Terra e Marte). Il gruppo sta ora cercando d'includere in questo scenario Urano e Nettuno, i pianeti del sistema solare più distanti dal Sole. Lo studio è pubblicato sul sito web di Nature (mentre la pubblicazione dell'articolo su carta è prevista per luglio 2011)