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Un cuore a pezzi (per davvero)

SALUTE - Non è proprio una buona notizia. Uno studio appena pubblicato sostiene che l'intenso stress psico-fisico conseguente alla perdita di una persona cara può aumentare il rischio di infarto. Non è del tutto una novità, già da qualche tempo i medici parlano di "sindrome del cuore spezzato", i cui sintomi ricordano quelli dell’infarto, ma non dipendono dall’occlusione delle arterie bensì da uno stato emotivo che mina le funzionalità cardiache. Lavori precedenti a questo più recente (pubblicato su Circulation) avevano già evidenziato un'innalzata probabilità di rischi cardiaci e morte dopo la perdita del coniuge o di un figlio. Questo capitanato da Elisabeth Mostofsky (del Beth Israel Medical Center di Boston) però è il primo ad analizzare in maniera sistematica gli effetti immmediati del lutto e dimostra che nel giorno successivo alla perdita di una persona cara il rischio di attacco cardiaco diventa ben 21 volte maggiore. Nel mese successivo il rischio cala ma resta sempre superiore alla media (nella settimana successiva alla perdita è sei volte piu alto del normale).

Al cuor non si comanda (o forse sì)

Roberto Bolli, nativo di Perugia e ora a capo della Division of Cardiovascular Medicine dell'University of Louisville (Stati Uniti), sta conducendo uno studio sperimentale all'avanguardia: rigenerare le cellule del cuore che ha subito un attacco cardiaco. Le promesse della ricerca, è il caso di dirlo, sono evidentemente di portata epocale. Stando all'Organizzazione Mondiale della Sanità, le malattie cardiovascolari provocano oltre diciassette milioni di vittime all'anno e rappresentano a tutti gli effetti il killer più letale per l'umanità.

La matematica del cuore

SALUTE - Promuovere lo studio della dinamica del sistema cardiovascolare con strumenti matematici: ecco l'obiettivo di un ingegnere italiano ora...

Un pizzico di cioccolata

NOTIZIE - Ahimè la rassegna sistematica condotta da Lei Jia, della Chinese Academy of Medical Sciences, e colleghi pubblicata sulla rivista the American Journal of Clinical Nutrition, non ha dimostrato un beneficio generalizzato dell’assunzione quotidiana di dosi limitate di cioccolata. Ma, buone notizie, il delizioso cibo sembra far bene proprio a chi ha più bisogno di essere “rincuorato” e cioè le persone affette da malattie cardiovascolari. La rassegna ha preso in esame otto trial clinici che hanno coinvolto 215 pazienti, e proprio quelli ad alto rischio cardivascolare hanno mostrato benefici dell’assunzione regolare di cioccolata, anche se non si è trovata una chiara associazione fra l’effetto e la dose.

Ridere di cuore

  "Ridere fa bene al cuore", in una frase  è questo il risultato di  uno studio decennale. CRONACA - Uno...
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