TRASPORTI - Ieri, tornando da Frascati in treno, mi sono imbattuta in due casi che mi hanno fatto pensare ai numeri e al rapporto strano e contorno che abbiamo con queste entità.
LA VOCE DEL MASTER - La spintronica è una branca sperimentale dell'elettronica che si propone di archiviare le informazioni digitali non più tramite dispositivi a memoria magnetica, ma basandosi su una delle più note grandezze della fisica quantistica: lo spin. Nel caso dell'elettrone, lo spin può infatti assumere unicamente i valori +½ o -½: un eloquente invito ad impiegarlo per codificare informazioni, in analogia ai bit 0 e 1 del codice binario.
È noto che in una determinata classe di materiali, detti ferromagnetici, lo spin degli elettroni può essere modificato dall'esterno, applicando un campo magnetico. Alla rimozione del campo, i nuovi valori di spin si conservano: in altre parole, le informazioni codificate rimangono saldamente memorizzate, senza bisogno di alimentazione e senza i rischi di smagnetizzazione che affliggono i tradizionali hard disk.
NOTIZIE - Volava leggera e a un certo punto (forse per bere) è atterrata in una pozzetta d’acqua posando le zampette e l’addome nel fango sottostante. Un attimo e poi via di nuovo. Circa 310 milioni, anno più anno meno, più tardi Richard Knecht ha dovuto perdersi in una foresta (ahimè proprio dietro a un centro commerciale) nel Massachussets per ritrovare l’impronta dell’antica mosca effimera (si chiama proprio così in italiano, mayfly in inglese, del superordine delle Ephemeropterida). La scoperta è eccezionale non solo perché rappresenta una delle più antiche testimonianze di insetto alato (gli insetti sono stati i primi animali ad adottare il volo, molto prima dei mammiferi e degli uccelli), ma per l’eccezionale dettaglio di questo tipo singolare di fossile.
NOTIZIE - Uno dei grossi problemi delle energie rinnovabili è la discontinuità: se in certi momenti se ne produce a pieno regime, in altri ci si ferma del tutto (cala il vento per l’eolico, scende la notte per il fotovoltaico e così via). È dunque fondamentale avere un modo efficiente per immagazzinarla per periodi prolungati e usarla nei momenti di carenza produttiva.
Alla Fiera di Hannover, che inizia oggi, gli istituti Fraunhofer presenteranno un nuovo tipo di batteria di flusso che potrebbe trovare in futuro utilizzo in centrali di approvvigionamento su larga scala, cosa al momento ancora impensabile. Secondo gli scienziati, nella rete elettrica del futuro saranno necessarie questo tipo di centrali grandi e stazionarie in grado di fare da “buffer” nella distribuzione dell’energia elettrica prodotta da varie fonti incostanti come le rinnovabili. L’idea più diffusa è quella di avere degli impianti della dimensione di un campo da pallavolo con una capacità di 20 MWh (in grado di dare energia a circa 2000 abitazioni durante una notte invernale o un giornata nuvolosa) ma si tratta di un obiettivo ancora molto ambizioso.
IL PARCO DELLE BUFALE - Come altri esperti di sicurezza delle centrali, il professore non resiste alla ghiotta occasione di riscrivere a modo suo il disastro in corso a Fukushima-1:
Con il terremoto i sette reattori in funzione si erano spenti senza problemi. Gli altri tre erano spenti per manutenzione. (...) Se i lavori di manutenzione fossero stati fatti con rigore c’era poco da temere. E invece i catastrofisti si sono scatenati come se fossero a conoscenza dell’incredibile serie di verifiche mai fatte.
Impartita una lezione di aritmetica dell'aritmetica e dei fatti, il professore esprime alcuni desideri:
Vorremmo chiedere ai catastrofisti dov’erano quando nel corso della guerra fredda sono state esplose in atmosfera 528 potentissime bombe nucleari. È incredibile che nessun catastrofista abbia mai fatto uso delle formule sviluppate su basi identiche per Chernobyl e Fukushima al fine di far sapere all’opinione pubblica mondiale che il materiale radioattivo, diffuso nell’atmosfera dalle esplosioni, avrebbe avrebbe causato trecentomila morti [Continua...] .
La custode vorrebbe chiedere al professore se era su Marte quando milioni di persone chiedevano la fine dei test insieme ai fisici per il disarmo tra i quali non s'è fatto vedere.
SALUTE - Quando assumiamo un farmaco il suo destino è presto detto: viene assorbito, si distribuisce nell'organismo, viene metabolizzato, ovvero “digerito”, e poi eliminato.
Secondo i ricercatori del Karolinska Institute, in Svezia, la capacità dell’organismo di “digerire” i farmaci può essere influenzata dall’esposizione alla luce solare. Può quindi variare con le stagioni.
La ricerca, pubblicata sulla rivista “Drug metabolism & Disposition “ prende le mosse dall’analisi di ciò che è accaduto nell’organismo di 70000 soggetti coinvolti nello studio.
Si tratta di pazienti che, dopo aver subito un trapianto, assumevano con regolarità farmaci immunosoppressori volti a inibire l'insorgere di reazioni di rigetto. Gli studiosi hanno monitorato i livelli plasmatici di questi farmaci durante un anno solare e hanno confrontato quelli raggiunti in seguito all'assunzione durante il periodo invernale con quelli ottenuti dopo un'assunzione nel periodo estivo
IL PARCO DELLE BUFALE - I lettori scettici sono pregati di cliccare immediatamente su questo link. Quelli che si fidano della custode proseguano pure.
Il mistero del colorante-elisir di lunga
ROMA – Un colorante giallo usato molto nei laboratori per riscontrare la malattia di Alzheimer, la Tioflavina T , si è rivelato una sostanza allunga-vita dei vermetti di laboratorio del 50%, rallentando il decorso della demenza senile (Alzheimer) negli animali.
La custode è pronta a credere che molti animali hanno una coscienza e sospetta che rimorda quelli che le fanno compagnia.Tuttavia su Nature ha trovato solo il resoconto di un bell'esperimento di Silvestre Alvarez e altri ricercatori coordinati da Gordon Lithgow del Buck Institute for Research on Ageing di Novato, in California. Parte dalla teoria secondo la quale le placche dell’Alzheimer - delle proteine (amiloidi beta) difformi che s’attaccano l’una all’altra e poi a tutto quello che trovano nel neurone - si creino per mancanza di “chaperones”, altre proteine che ridanno a quelle storte la forma giusta e se non ci riescono le eliminano. E si pensa che per effetto dell'invecchiamento le chaperones diminuiscano e non bastino più a svolgere la propria funzione.