CRONACA -Alcuni gruppi di specie sono più vari di altre. Come spiegano gli autori del nuovo lavoro pubblicato su PLoS Biology, esistono un gran numero di specie di coleottero, ma molto poche di coccodrillo (ma gli esempi sono molteplici). Perché?
L’assunto generale che in qualche modo permea da decenni gli studi sull’evoluzione è che più antica è la linea evolutiva che ha prodotto le specie, più queste tendono a essere diversificate, ma a quanto pare questa regola non supera i test più rigorosi come quello condotto da Micheal Alfaro della UCLA e colleghi.
Il team ha preso in esame quasi 1.400 gruppi di specie multicellulari eucariote (fra animali, vegetali e funghi, per un totale di 1,2 milioni di specie) esaminando la correazione fra il momento in cui le specie si sono diversificate e il loro punteggio di “ricchezza delle specie” (un indicatore pensato dai ricercatori per indicare quanto i gruppi sono diversificati.
Risultato: i due parametri non correlano e l’antichità di una certa linea evolutiva non permette di prevedere il numero di specie in cui questa si diversifica.
Una delle ipotesi alternative invocate dal gruppo per spiegare l’effettiva eterogeneità in numero delle varie linee evolutive invoca il concetto di “zona adattiva”: un gruppo di specie (pipistrelli, balene, pinguini….) riempie fino all’orlo la capacità che è determinata dalla nicchia ecologica in cui vivono per poi fermarsi.
Questo significa che al nascere di un ramo evolutivo il tasso di diversificazione sarà alto per poi fermarsi quando si è raggiunto il “limite ecologico” per quel gruppo e, a meno che una specie non si estingua e venga rimpiazzata o si sviluppi qualche carattere molto diverso che fa muovere la specie in una nuova zona adattiva, la diversificazione si fermerà.