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Bici più sicura per i più giovani

LA VOCE DEL MASTER - Uno studio della University College London (UCL ) dimostra che muoversi in bicicletta è quasi cinque volte più sicuro che guidare, almeno per i ragazzi sotto i ventun anni. I ricercatori hanno esaminato i ricoveri ospedalieri e i decessi in Inghilterra di pedoni, ciclisti e conducenti, su un periodo di due anni, valutandoli per gruppi di età e sesso. Lo studio ha evidenziato che i rischi sono simili per gli uomini dai 21 ai 49 anni, a prescindere dal mezzo scelto, mentre per i giovani dai 17 ai 20 anni la bici è più sicura di un’auto. I gruppi più a rischio negli spostamenti risultano gli autisti maschi dai 17 ai 20 anni, i ciclisti maschi con più di 70 anni e le donne con più di 70 anni che si spostano a piedi

Una Luna a pois

FOTOGRAFIA -Bella, bella, bella quest'immagine della Luna. E anche utile. Questa Luna "pop" rappresenta le variazioni del campo gravitazionale del nostro satellite preferito. La mappa è ricavata dalle misurazioni effettuate dal Gravity Recovery and Interior Laboratory (GRAIL) durante una missione compiuta all'inizio di quest'anno. Qui in versione animata.

Scripta manent

Una sensazionale scoperta è stata annunciata in un'intervista dal prof. Yogendra Srivastava, docente dell'università di Perugia e coordinatore scientifico della ditta che vende scatolette ucraine in grado di curare a distanza 100 malattie, dal cancro alle ghiandole mammarie.

L’impronta intestinale

CRONACA - Unici, come le nostre impronte digitali. O come il profilo di DNA dei batteri che vivono nel nostro intestino e che, nel complesso, hanno una loro "firma genetica" specifica. La notizia, oggi su "Nature", è l'ultimo tassello di conoscenza disponibile sul meraviglioso mondo del microbioma intestinale umano. Un tassello importante, perché potrebbe aprire le porte a diete o terapie davvero personalizzate, disegnate su misura non solo sulla nostra persona, le nostre abitudini e il nostro DNA, ma anche sui nostri microrganismi simbionti

Trasparenza

Il Corruption Perceptions Index appena pubblicato da Transparency International classifica i paesi in base al livello di corruzione attribuito daii cittadini alla pubblica amministrazione. I dati sono sconfortanti, per l'Italia in particolare, in compenso la metodologia per analizzarli migliora.

L’olio d’oliva può salvare Pompei

NOTIZIE - Meno di una settimana fa, negli scavi di Pompei crollava l'ennesimo muro, che si aggiungeva così alla lista di danni già subiti dal complesso archeologico campano negli ultimi anni. Principali responsabili, secondo gli amministratori del sito, la pioggia e il vento: come se la mancanza di manutenzione fosse ormai data per acquisita. Senza interventi di messa in sicurezza non si può sperare di ottenere risultati di un qualche rilievo: la notizia positiva è che almeno la tecnologia sembra andare incontro alla protezione del patrimonio culturale. Un gruppo di ricercatori anglo-americani ha infatti inventato un sottile materiale impermeabile e trasparente, dotato di proprietà che permetterebbero la protezione di edifici storici in pietra calcarea. Il cellofan. No, seriamente. Vicki Grassian, chimica dell'Università dell'Iowa, Stati Uniti, ha pubblicato insieme ad altri ricercatori dell'Università di Cardiff, Regno Unito, uno studio su Scientific Reports

La proteasi dell’HIV: l’enzima che taglia se stesso

SALUTE - Si piega alle estremità e con un colpo di coda si taglia via dalle altre proteine a cui è legata: è la proteasi libera dell'HIV, un enzima cruciale nelle prima fasi di sviluppo del virus. Una ricerca spagnola (hanno collaborato ricercatori dell'Hospital del Mar e dell'Università Pompeu Fabra di Barcellona, e il gruppo è coordinato da Gianni De Fabritiis, un ricercatore italiano ora a Barcellona) pubblicata sui Proceedings on the NAtional Academy of Sciences descrive i passi cruciali della maturazione di questa proteasi, meccanismi che potrebbero essere sfruttati per la creazione di nuovi farmaci antiretrovirali. La proteasi in questione è importante perché taglia a pezzetti le catene di proteine che formano l'HIV riducendole a singole unità proteiche che andranno a formare la struttura infettiva di nuovi virioni - particelle infettive -. La cosa che lasciava perplessi gli scienziati è che nelle fasi precoci la proteina che forma l'enzima "forbice" è connessa alle altre proteine, proprio come quelle che dovrebbe tagliare. Come fa dunque a staccarsi se essa stessa è l'enzima che dovrebbe servire a tagliare le proteine?

Jingle Bells

Pubblichiamo in esclusiva mondiale il messaggio di Opportunity (Oppy per le sue amiche in redazione) a Curiosity, e ringraziamo entrambe per aver scelto di divulgarlo su Oggi Scienza.
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