archive2012

Iodio coast to coast

AMBIENTE - Alghe con concentrazione di iodio radioattivo 250 volte superiore alla norma. È quanto evidenziato in California ad aprile 2011, un mese dopo l’incidente della centrale nucleare di Fukushima, dai ricercatori della California State University. Un segno questo, secondo lo studio pubblicato sulla rivista Enviromental Science and Technology, che i radionuclidi rilasciati in atmosfera in grandi quantità dai reattori giapponesi (pari - a detta di alcune stime - a circa il 15% di quanto rilasciato nell’incidente di Chernobyl) avrebbero raggiunto massicciamente la costa dello stato americano. Ciò è avvenuto probabilmente attorno al 20-21 marzo 2011, cinque giorni dopo il massimo rilascio di radiazione in atmosfera dall'altra parte dell'oceano; abbondanti piogge ne hanno poi causato la precipitazione sulla superficie terrestre e marina, da dove lo iodio è stato accumulato nelle alghe brune (Macrocystis Pyrifera), tipicamente conosciute come “kelp californiano”. Si tratta di alghe di grandi dimensioni che costituiscono un ottimo rilevatore di radioattività ambientale: si trovano direttamente esposte all’aria e alle precipitazioni e sono uno dei più efficaci accumulatori biologici di iodio conosciuti, cosicché per ogni molecola di iodio in acqua, ce ne sono 10.000 nei tessuti vegetali. I livelli di radioattività nel kelp sono risultati ben superiori a quelli rilevati prima dell’incidente di Fukushima e molto simili a quelli misurati in Fucus virsoides, un’altra alga bruna, nello Stato di Washington 28 giorni dopo il disastro di Chernobyl del 1986

Il big killer

AMBIENTE - Tira una brutta aria. Secondo le previsioni dell'Ocse da oggi al2050 l'inquinamento sarà una delle principali cause delle morti premature, superando il problema dell'accesso all'acqua potabile e quello della mancanza di servizi igienici. Se oggi i Pm10 sono responsabili di circa un milione di morti all'anno, nel 2050 causeranno 3,6 milioni di vittime. Del resto, oggi, solo il 2% della popolazione mondiale ha la fortuna di vivere in un ambiente con concentrazioni di Pm10 inferiori alla soglia limite di 20 microgrammi per metro cubo fissata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Il 70% ne deve subire più di 70, un valore che non accenna a diminuire soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.

L’arca di Joel

JEKYLL – Joel Sartore, storica firma del National Geographic Magazine, è un moderno Noè: lui, gli animali, non li salva...

Envisat non risponde più

CRONACA - Dal 2002, quel grosso satellite di dieci tonnellate, un po' goffo d'aspetto ma infarcito di strumenti abilissimi, misurava lo stato di oceani, atmosfera, laghi, fiumi, ghiacci, vegetazione, nubi, nevi, piogge, della salute del pianeta insomma. Mandava pure cartoline come questa, dalle Azzorre, l'ultima che ci è arrivata. Tace da almeno quattro giorni, forse per sempre. Il comunicato dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA) è scarno, ci aggiungiamo parole di gratitudine e di incoraggiamento per l'eroe del progetto "Pianeta vivo" Dopo 10 anni di - leale e instancabile - servizio, Envisat ha smesso di mandare dati a Terra. Il controllo missione sta lavorando - indefessamente, sai - per ristabilire il contatto

Nuovi studi e vecchie dicerie sull’autismo

A VOCE DEL MASTER - In occasione della Giornata Mondiale dell’Autismo, che si è svolta il 2 aprile scorso, si sono riaccesi i riflettori mediatici, in maniera più o meno appropriata, su questa complessa patologia. Risale a qualche giorno prima la pubblicazione da parte del CDC (Centre for Disease Control and Prevention) di un rapporto che dà il numero di bambini statunitensi affetti da disturbi dello spettro autistico nel 2008 in aumento del 78% rispetto al 2000. Secondo questi dati, ne soffrirebbe un bambino su 88. Numeri tutt’altro che generosi, che fanno capire la necessità di un dibattito costante e costruttivo sugli aspetti sociali e scientifici che riguardano questo disturbo. Obiettivo non sempre facile da raggiungere dal momento che c’è ancora chi associa l’aumentato numero di casi di autismo a vecchie leggende ormai sfatate da tempo. Come Donald Trump, qualche sera fa nel programma Fox News, che ha avanzato (di nuovo!) la “teoria” che siano le vaccinazioni le colpevoli di questo incremento, nonostante questa si sia rivelata una delle più grosse frodi scientifiche degli ultimi anni (di cui si è occupata anche Oggiscienza).

MRPOD – Niente tsunami, ecco perché

MRPOD -- Alle 10 e 38 (italiane) di mercoledì scorso il mondo è rimasto col fiato sospeso. Memori della tragedia avvenuta nel 2004, una nuova forte scossa verificatasi ancora una volta al largo delle coste dell'Isola di Sumatra, non lontano dalla già devastata Banda Aceh, ha fatto temere tutti che la tragedia si ripetesse. Qui, qui, qui, e qui, potete ripercorrere le tappe di mercoledì: è stato subito lanciato un allerta dal Pacific Tsunami Warning Centre, ma alla fine in poche ore per fortuna ci si è resi conto che il pericolo era scampato. Le onde nelle località più colpite non hanno superato il metro. Ora a quasi due giorni dalla prima scossa i sismologi fanno il punto: come mai non si sono prodotte onde notevoli in questa occasione? E i modelli, una volta ottenuti dati precisi sulla situazione, cosa hanno previsto? Insomma questo sisma è stato un buon test per capire a che punto sta la nostra conoscenza sul verificarsi degli tsunami? Ne abbiamo parlato con Fabio Romanelli, sismologo esperto di tsunami dell'Università di Trieste. Il sistema di tsunami warning questa volta, ci spiega Romanelli, è stato tempestivo. Appena si è visto che la scossa era piuttosto forte (magnitudo 8.8 e poi rivista a 8.6) è scattato un bollettino preliminare che successivamente in poco tempo è stato validato con i dati registrati dalle delle boe piazzate in tutto l'Oceano Indiano (il numero delle boe è cresciuto molto dopo l'evento del 2004). Questo sistema capillare ha fatto sì che nel giro di soli cinque bollettini (in poche ora dalla scossa) si è potuto far rientrare l'allarme. "Una delle diversità rispetto al 2004 è non solo che adesso ci sono tre sistemi di warning," spiega Romanelli, "ma anche che una volta che si è capito che il meccanismo della scossa era di tipo diverso - a scorrimento di tipo orizzontale - ci si è potuti rassicurare e si è potuto chiudere l'allarme.

Cade un altro mito sulla “cura” dell’omosessualità

CRONACA - Uno studio controverso che è stato per anni il riferimento per i sostenitori del movimento "ex-gay" viene ritrattato dal suo autore. CRONACA - Uno studio controverso che è stato per anni il riferimento per i sostenitori del movimento "ex-gay" viene ritrattato dal suo autore. Luca era gay cantava Povia in un pezzo che, volente o nolente, ha fatto conoscere al grande pubblico italiano (in maniera oserei dire piuttosto ingenua, per essere gentili) un argomento scottante, e cioè quello dell "cura dell'omosessualità". Non stiamo parlando di folkoristiche cadute di stile, come quello sulla presunta terapia omeopatica dell'omosessualità) ma di un ben più preoccupante fronte di opinione che sostiene che l'omosessualità sia una malattia mentale e che dunque possa essere curata proprio come si curano altre malattie mentali (e sì, esistono anche cliniche specializzate). Non che sia una novità: fino al 1973 - quando è stata depennata - l'omosessualità figurava come distrubo psichiatrico nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (lo stranoto DSM). ​Per fortuna da bel po' è chiaro che la stragrande maggioranza di medici, piscologi e scienziati in genere (e dell'opinione pubblica) non la considera più tale, ma, si sa, le cattive abitudini sono dure a morire
LA VOCE DEL MASTER

Il ruolo dei livelli di ossigeno nei tumori

LA VOCE DEL MASTER - Le ricadute di cancro alla prostata dopo la radioterapia si associano ad una brusca diminuzione di ossigeno nella massa tumorale stessa, e questo potrebbe fornire un supporto efficace nella scelta dei trattamenti successivi. In particolare è stato dimostrato che l’ipossía, cioè la ridotta disponibilità di ossigeno, nelle cellule della massa tumorale di carcinoma prostatico influisce negativamente sulla riuscita della radioterapia e rende più probabili i fenomeni di recidiva. Da qui l’ipotesi di associare in futuro alla radioterapia un trattamento mirato verso l’ipossìa stessa, al fine di garantire la cessazione definitiva della proliferazione tumorale e aumentare la probabilità di sopravvivenza.
SALUTE

Griffato o generico?

SALUTE - Il fascino del prodotto griffato non risparmia nemmeno il settore farmaceutico, con conseguenze spesso non indifferenti per i nostri portafogli e per quelli del Sistema Sanitario Nazionale. Per favorire il mercato del farmaco generico equivalente, ancora scarso in Italia, Assogenerici ha dato il via a una campagna informativa che favorisca la scelta del farmaco non di marca rispetto al brand. Lo spot televisivo ha saputo cogliere l'ondata favorevole al generico avvallata dal recente decreto Monti sulle liberalizzazioni, che tuttavia lascia comunque in mano al medico sia la possibilità di informare dell'esistenza dell'equivalente, sia la facoltà di scegliere se aggiungere sulla ricetta la dicitura “non sostituibile”; in caso contrario spetta al farmacista distribuire la versione a prezzo inferiore a meno che non sia il paziente a richiedere la griffe, come spesso accade.
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