LIBRI

Lettere tra due mari, di Siri Ranva Hjelm Jacobsen

Un piccolo libro pubblicato in Italia da Iperborea, in cui è racchiusa una letteratura pionieristica in grado di trattare con voce nuova i problemi ambientali dei nostri giorni.

Lettere tra due mari

Non si tratta di un libro “scientifico” in senso stretto. Non ci sono dati, teorie o storie legate al mondo della ricerca. È pura letteratura e poesia. Ma allora perché recensirlo qui? La risposta è semplice. Siri Ranva Hjelm Jacobsen affronta tematiche come la coesistenza con la natura, l’importanza degli oceani per la vita degli esseri umani, i problemi legati all’inquinamento e al cambiamento climatico in un modo nuovo, pionieristico. Possiamo considerare Lettere tra due mari (Iperborea 2021, traduzione di Maria Valeria D’Avino) l’estremo letterario di quella corrente narrativa di divulgazione scientifica che ha iniziato a inserire delle storie e testimonianze per raccontare la crisi ambientale in corso. Quella corrente, condivisa da progetti come #EndClimateSilence, secondo la quale la comunicazione su questi temi deve prendere forma narrativa.

Tra plastica e riscaldamento globale

È un libro epistolare tra due grandi mari, anzi, tra un oceano e un mare, tra Atlantica e Mediterranea. Atlantica è la sorella maggiore, «anziana e burbera ma non sprovvista di una certa tenerezza», come scrive la stessa Siri Ranva Hjelm Jacobsen all’inizio del libro. Mediterranea è la sorella minore, una sorta di mare “adolescente” le cui acque sono scosse dagli impeti della giovane età. In una lettera, Mediterranea scrive: «È sempre più difficile, sorella. Non sono più io. Mi riempiono ogni giorno di cose estranee e inanimate, me le ficcano dentro. Sarà una forma di vendetta?» E il pensiero va subito alle centinaia di fotografie che purtroppo ormai da anni ritraggono le acque del Mediterraneo ostaggio di plastiche e rifiuti vari.

«Mi sento strana. Ho la fronte che scotta, il vestito mi si incolla addosso e sono colma di sogni irrequieti» continua Mediterranea in un’altra lettera e anche in questo caso viene da pensare al riscaldamento degli oceani. Si stima, infatti, che il 90% del calore di quello che viene chiamato riscaldamento globale finisca nelle acque dei mari. Atlantica e Mediterranea, insieme alle loro sorelle – tra cui l’instabile Artica – hanno un piano: tornare a essere un’unica, immensa distesa d’acqua. «Cara sorella, tra non molto, grandi foreste ricresceranno in noi, fitte e nere di nutrimento. Pensa questo. Pensa che saremo l’unico suono al mondo» scrive Atlantica. Ma Mediterranea, nonostante tutto, è affezionata a quelle che chiama le creature, ovvero noi esseri umani, per lei piccole sacche d’acqua.

Un nuovo rapporto tra esseri umani e ambiente

In una recente intervista, la giornalista Natascha Lusenti ha chiesto a Siri Ranva Hjelm Jacobsen se il suo libro può essere una prima risposta a quel vuoto della narrativa descritto dallo scrittore Amitav Ghosh, ovvero provare a creare una letteratura capace di considerare il cambiamento climatico e la crisi ambientale in corso. La risposta data da Siri Ranva Hjelm Jacobsen offre un’interessante chiave di lettura di Lettere tra due mari. Secondo la scrittrice danese, solo di recente gli esseri umani hanno iniziato a rivedersi come parte della natura, abbandonando l’idea che l’ambiente sia solo una risorsa o una minaccia.

Il libro affronta anche altre tematiche – anzi quella ambientale è forse tra le meno immediate – compresa una riflessione sul mito di Icaro, tra hỳbris e ingegno. In tutto il libro, però, non c’è catastrofismo, non c’è senso di colpa. C’è gioia, speranza, rabbia e desiderio, tutti sentimenti che possono portare all’azione. Ed è di questo che abbiamo bisogno: di azione! Alla fine della lettura, rimane soprattutto un profondo desidero di riconnettersi con l’ambiente che ci circonda, una speranza profonda di una nuova relazione tra esseri umani e natura.

Decennio delle Nazioni Unite delle Scienze del Mare per lo Sviluppo Sostenibile

L’importanza che Lettere tra due mari ha voluto dare alle acque del nostro pianeta è lungimirante. Dalla salute e dalla sicurezza dei nostri mari dipendono la salute e il benessere umano, incluso uno sviluppo economico equo e sostenibile. L’oceano fornisce cibo e sostiene oltre 3 miliardi di persone. È anche un prezioso alleato nella lotta al cambiamento climatico e una fonte inesauribile di ispirazione per noi esseri umani.

Le Nazioni Unite hanno dichiarato il decennio 2021 – 2030 “Decade of Ocean Science for Sustainable Development” (Decennio delle Scienze del Mare per lo Sviluppo Sostenibile). L’idea è di passare dall’oceano che abbiamo all’oceano che vogliamo, attraverso sette risultati concreti da raggiungere durante questa decade.

L’oceano che vogliamo è pulito: un oceano pulito in cui le fonti di inquinamento vengono identificate e rimosse. È sano: un oceano sano e resistente in cui gli ecosistemi marini sono mappati e protetti. È predicibile: un oceano prevedibile in cui la società ha la capacità di comprendere le condizioni oceaniche attuali e future. È sicuro: un oceano sicuro in cui le persone sono protette dai pericoli oceanici. È sostenibile: un oceano utilizzato in modo sostenibile che garantisce la fornitura di cibo. È trasparente: un oceano trasparente con accesso aperto a dati, informazioni e tecnologie. E infine è ispirazionale: un oceano che ispira e coinvolge.

Gli ultimi preparativi del Decennio delle Scienze del Mare per lo Sviluppo Sostenibile sono stati portati avanti nel bel mezzo di una pandemia che ha cambiato in modo significativo il nostro mondo. La pandemia da COVID-19 ha fatto emergere in modo sostanziale quanto sia necessario ripensare anche alla gestione dei nostri mari. Questa iniziativa delle Nazioni Unite mira proprio a creare le condizioni per una rivoluzione in questo senso, in grado anche di contribuire al raggiungimento dei diciassette obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile contenuti nell’Agenda 2030.


Leggi anche: Più di 300 gli attivisti morti nel 2020 in difesa di ambiente e diritti umani

Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

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Lisa Zillio
Filmmaker e content creator, lavoro con immagini e parole. Ho una formazione in management culturale e una specializzazione in filmmaking conseguita presso la New York Film Academy. Dal 2010 mi occupo di comunicazione multimediale con una predilezione per il settore ambientale e il reportage. Ho fatto parte della redazione di OggiScienza. Ho documentato diverse spedizioni scientifiche e umanitarie tra Asia e Sud America. Ho realizzato video per mostre multimediali e nel 2021 Entiendo, il mio primo docu-film. Nel 2019 ho co-creato il progetto DooG Reporter il cui obiettivo è raccontare le storie del mondo in modo etico.