AMBIENTE

Uno spazio per parlare di inquinamento, biodiversità, politiche ambientali e molto altro.

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Un bel bagno caldo e passa

NATURA - Quasi dappertutto gli anfibi sono infetti da chitridiomicosi, un'infezione dovuta al fungo Batrachochytrium dendrobatidis, alla quale viene attribuita il declino di molte specie. Una ricerca in natura conferma alcuni dati di laboratorio. Matthew Forest dell'Istituto Scripps di oceanografia e Martin Schlaepfer dell'INRA - distaccato all'università di Syracuse (N.Y.)  - descrivono su PLoS One quello che succede fra le rane leopardo Rana  yavapaiensis di stanza in dodici località dell'Arizona. Hanno misurato la temperatura dell'acqua in ciascuna e analizzato campioni prelevati dalla pelle di 221 ospiti nel corso di due spedizioni sul campo: nel...
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Sostenitori del sostenibile

AMBIENTE - Capita a volte che il dibattito nasca in modo inatteso. È il caso del recente articolo intitolato “Beato te, contadino”, nel quale si descrive un’iniziativa inglese che mira a stimolare l’interesse del pubblico nei confronti dell’agricoltura locale e stagionale. Anche se né l’articolo né i promotori dell’iniziativa indicano questi due fattori come unici elementi a favore di una produzione eco-compatibile, alcuni lettori hanno messo in discussione la loro efficacia. Perché mai privilegiare dei prodotti stagionali e dalla filiera corta? È un dubbio legittimo, e così ci siamo rivolti a degli esperti. Lo abbiamo chiesto a Stefano Benedettelli, del Dipartimento delle Scienze delle Produzioni Vegetali del Suolo e dell'Ambiente Agroforestale dell’Università di Firenze, che precisa: “Non è criticabile il concetto della filiera corta a km 0, bisogna solo che ci sia un più efficiente sistema di trasporti e commercializzazione (consorzi di agricoltori che ritirano il prodotto, lo analizzano, lo controllano e poi lo distribuiscono). Inoltre disporre di produzioni ottenute in zona, permette di avere merce fresca e raccolta al momento della maturazione, non prima, fornendo un alimento più ricco di vitamine e qualitativamente migliore”.
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Le rotte dell’ecomafia

AMBIENTE - Le sostanze pericolose e non riciclabili? In Africa. Plastica, carta, metalli, legno, Raee? Via verso l’Estremo Oriente. Auto rottamate e varie tipologie di sostanza tossiche? Nei Paesi dell’Est e nel Centro Europa. Sono queste le vie preferenziali per lo smaltimento illegale dei rifiuti secondo l’ultimo rapporto di Legambiente-Polieco sull’ecomafia globale. Solo in Italia nel 2010 sono state sequestrate 11.400 tonnellate di rifiuti diretti prevalentemente in Cina, India e Africa in partenza dai porti di Trieste, Venezia, La Spezia, Taranto, Napoli e Palermo. Si tratta per lo più di rifiuti di carta e cartone (37%), materie plastiche (19%), gomma (16%) e metalli (14%). Circa il 90% delle spedizioni di rifiuti di carta e cartone e di materie plastiche sequestrate era diretto in Cina, mentre il 70% delle spedizioni di gomma e pneumatici era in partenza verso la Corea del Sud. I metalli erano invece destinati per il 48% in Cina e per il 31% in India. Le parti di veicoli, infine, erano dirette in Cina (34%), Egitto (15%) e Marocco (12%)
AMBIENTECRONACA

La scienza a contorno

AMBIENTE - Mentre al vertice sul clima di Durban era in corso la gara a chi rallentava di più l'eventualità di un taglio alle emissioni di gas serra, due ricerche ne misuravano la quantità e gli effetti. Su Nature Climate Change, il gruppo della grande Corinne Le Quéré (non si tratta di sciovinismo, è canadese!) che dirige il Tyndall Centre all'università dell'East Anglia, osserva che le emissioni di CO2 sono aumentate del 50% in 20 anni, calate dell’1,4% nel 2008-2009 e cresciute del 5,4% nel 2010, toccando per la prima volta i 9 petagrammi di carbonio. Che sono nove miliardi di tonnellate. Il tasso medio di incremento si sta attestando attorno al 3% all’anno. Julia Steinberger, una fisica dei gas ultrafreddi passata all'economia ambientale, commenta sul Guardian:
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Il carbone di Facebook

AMBIENTE - Ci sono voluti venti mesi di mobilitazioni e negoziati, ma alla fine Greenpeace ha convinto il gigante dei social network: Facebook diventerà “verde”. Sì, perché anche se il social network appare come qualcosa di intangibile (come il web in genere, del resto), il fabbisogno energetico che necessitano le macchine per farlo funzionare è estremamente concreto. Come per qualsiasi altra produzione d’energia, si possono scegliere diversi gradi di inquinamento ambientale; Facebook all’inizio del 2010 aveva deciso di costruire un nuovo mega data-centre utilizzando nientemeno che centrali a carbone. La cosa non è sfuggita a Greenpeace, che lo scorso febbraio ha lanciato una massiccia campagna per spingere la creatura di Zuckerberg a cambiare idea.
AMBIENTE

Beato te, contadino

GRICOLTURA - Se bazzicate su Facebook da almeno un anno appartenete a due categorie: quelli che con compulsività hanno tempestato gli amici richiedendo di diventare vicino di stalla o quelli che hanno mandato a quel paese gli amici ossessionati da Farmville. Ora (almeno per gli utenti inglesi) c’è un’alternativa reale al celeberrimo browser game, con tanto di letame, vacche, ortaggi e soldi veri. Si chiama MyFarm, ed è un grande esperimento per trasferire le logiche sociali del web alla produzione agricola vera e propria. Il luogo fisico è la fattoria di Wimpole Estate, nel Cambridgeshire, ma a gestirla sono circa diecimila utenti da casa, senza il rischio di sporcarsi le mani o annusare spiacevoli odori (non sia mai!). Le scelte, però, sono concrete e determinanti per il mantenimento degli standard di sostenibilità che l’azienda agricola si propone: dalla crescita del grano al nutrimento degli animali, passando per gli investimenti nei macchinari.
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Il “salva Italia” dal punto di vista dell’ambiente

POLITICA - Nelle intenzioni del neoministro dell’Ambiente Corrado Clini le misure per lo sviluppo avrebbero dovuto contenere anche un “pacchetto ambiente”: energie rinnovabili, prevenzione e sicurezza del territorio e sviluppo dei parchi. La proposta, in particolare, prevedeva il completamento degli incentivi per le fonti rinnovabili e l'efficienza energetica, una quota di risorse per la sicurezza del territorio contro il dissesto idrogeologico e la valorizzazione per parchi e riserve marine. Nel decreto “salva Italia” approvato dal Consiglio dei Ministri il 4 dicembre questi punti mancano. Rientrano solo la valutazione ambientale strategica che sarà incardinata nel processo delle grandi infrastrutture di interesse nazionale e la conferma, anche per il triennio 2012-2014, della detrazione del 55% per le eco-ristrutturazioni in chiave efficienza energetica
AMBIENTECRONACA

Leaving Kyoto

[Impianto estrattivo della Suncor in Canada] CRONACA - Il Canada ha trovato la sua soluzione per non pagare la penalità: abbandona il gioco. Un giorno dopo che a Durban anziché accordarsi su un nuovo protocollo 200 paesi hanno deciso di rinnovare quello di Kyoto (la cui fase I dovrebbe esaurisi a dicembre dell'anno prossimo) e intanto portare avanti negoziazioni a lungo termine al fine di arrivare per il 2015 a un nuovo protocollo, il Canada fa un colpo di mano e molla. A questo punto si tratta, insieme agli Stati Uniti, dell'unico paese che abbia detto chiaramente no. Il Canada però, a differenza dei cugini americani che quantomeno sono stati sempre coerenti nel fregarsene di quanto riversano nell'aria globale, aveva inizialmente aderito al trattato che rappresenta una forma di autoregolamentazione approvata da centinaia di paesi nel mondo, autoregolamentazione che prevede forti tagli alle emissioni di gas serra nell'atmosfera del Pianeta, gas serra che, a detta della maggioranza delle ricerche scientifiche stanno provocando l'innalzamento della temperatura globale, con gravi conseguenza ambientali. I paesi firmatari nel 1997 hanno stabilito di ridurre specialemente le emissioni (in buona parte industriali) di CO2 in percentuali scandite nel corso degli anni, pena, nel caso gli standard non venissero raggiunti, il pagamento di forti multe
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Se il bio-pesce tanto bio non è

“How Green is Your Eco-label?”, ovvero, “quanto è verde la tua eco-etichetta”? Non è la domanda di un discografico padano, ma il titolo di uno studio appena realizzato dalla University of Victoria e sostenuto dal Pew Environment Group. L’università canadese ha paragonato i prodotti ittici industriali che beneficiano del bollino “verde” con quelli presenti sul mercato senza eco-etichetta. A livello internazionale questo tipo di riconoscimento dovrebbe identificare il pesce d’allevamento con un ridotto impatto ambientale. Già, “dovrebbe”, perché i risultati della ricerca non sono affatto confortanti. La conclusione riassuntiva è...
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Sempre più smog in città

AMBIENTE - Roma ci prova con le targhe alterne, Milano e Firenze con il divieto di circolazione per i veicoli più inquinati. Sono queste le misure con cui i sindaci delle tre città sperano di abbassare le emissioni di polveri sottili nell’atmosfera, dopo l’ennesimo superamento dei limiti consentiti. Lo smog, ormai, è una peculiarità delle città italiane. Secondo i dati del monitoraggio di Legambiente a fine novembre ben 44 città hanno superato il limite giornaliero di 50 microgrammi/m3 di Pm10 oltre i 35 giorni consentiti dalla legge. In testa c’è Torino con 118 giorni di sforamento, seguita da Milano (106), Verona (98) e Monza (87). La regione messa peggio è la Lombardia, con 11 città fuori limite. E la zona più critica si conferma, ancora volta, la Pianura Padana, come già rilevato nel rapporto dell’Agenzia Europea dell’ambiente.
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