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Le onde del sogno

NOTIZIE - Osservando l’attività elettrica del cervello immediatamente prima del risveglio è possibile prevedere la probabilità di ricordare i sogni appena fatti. L’osservazione fatta dal team di Cristina Marzano del Laboratorio di Psicofisiologia del Sonno all’Università La Sapienza di Roma è importante soprattutto perché suggerisce che i meccanismi neurofisiologici di immagazzinamento e recupero dei ricordi episodici potrebbero essere gli stessi in qualsiasi stato di coscienza (veglia o sonno) Molti scienziati sospettano che l’attività di sognare svolga un ruolo importante nella consolidazione dei ricordi. Da tempo è noto che il cervello processa nel sonno le informazioni acquisite durante la veglia, anche se la precisa funzione dei sogni è ancora incerta. Il nuovo studio pubblicato sul Journal of Neuroscience supporta l’ipotesi di un collegamento fra la fisiologia del sognare a quella del ricordare.

Missing pieces

NOTIZIE - Come è noto, il DNA è costituito da unità base chiamate nucleotidi, le quattro lettere A, T, C, G. Una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Cell spiega oggi come proprio la mancanza di questi mattoncini può facilitare la progressione di alcuni tipi di tumore e suggerisce un nuovo sistema per bloccarli. I danni a carico del DNA sono un tratto distintivo delle cellule tumorali. L'instabilità cromosomica è riscontrabile in quasi tutti i tumori solidi e anche nelle leucemie che colpiscono gli adulti. Questa instabilità si sviluppa nelle fasi iniziali della neoplasia e può essere rilevata anche nelle precoci lesioni precancerose. Nonostante questo sia un campo di forte interesse, ad oggi non è del tutto chiaro quale sia il meccanismo molecolare alla base.

La meccanica quantistica a occhio nudo

NOTIZIE - Per la prima volta effetti quantistici, finora riservati al mondo microscopico, sono stati resi visibili dagli esseri umani, collegando un fotone singolo a un insieme costituito da tanti fotoni.

Il cielo in una stanza (no, in uno schermo)

NOTIZIE - Gli astrofili sono una specie che andrebbe protetta. L’enorme passione che li muove crea talvolta dei veri e propri gioielli. È il caso di PhotopicSkySurvey, il progetto di Nick Risinger, astrofilo e fotografo amatoriale (ed ex direttore di marketing di un’azienda basata a Seattle). Si tratta di una delle migliori viste ad altissima risoluzione del cielo notturno (a tutto tondo). Risinger ha messo insieme 37.440 fotografie del cielo – scattate con una macchina fotografica in grado di seguire il movimento degli astri) creando un’immagine da 5.000 megapixel.

Chi ha paura del terremoto dell’11 maggio 2011 a Roma?

NOTIZIE - L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia organizza una giornata di porte aperte il giorno 11 maggio nella sua sede di Roma. L’idea è quella di informare cittadini e giornalisti su un fenomeno che è di casa nel nostro paese. Perché l’informazione, insieme alla conoscenza e alla prevenzione, è uno degli strumenti per difendersi dai terremoti.

Più tigre che lupo

NOTIZIE - Il Tilacino, caro estinto, ERA un marsupiale. Talvolta viene anche chiamato lupo marsupiale o tigre della Tasmania ma un nuovo articolo sul Biology letters, lo avvicina decisamente più al secondo nome che al primo, dimostrando che l’animale era un predatore da posta, come i felidi, più che un inseguitore, come i canidi. Il tilacino è ufficialmente estinto dal 1936, data di morte dell’ultimo esemplare in cattività. Gli scienziati hanno a disposizione numerosi reperti ossei, ma fino a oggi la parte più studiata è stato il cranio, talmente simile a quello di un canide da trarre in inganno anche chi qualche rudimento di anatomia animale ce l’ha. Borja Figuerido e Christine Janis, della Brown University, hanno invece puntato l’attenzione sulle articolazioni delle zampe e le hanno comparate con quelle dei canidi e dei felidi attuali

Il rovescio della medaglia

NOTIZIE - Lo sviluppo economico non è sempre un bene, o almeno questo è quello che si deduce dal primo rapporto Global status report on noncommunicable diseases 2010, presentato in occasione del Global Forum di Mosca. Secondo i dati rilevati, nel 2008, 36,1 milioni di persone sono morte a causa di malattie cardiache, ictus, malattie polmonari croniche, cancro e diabete e quasi l'80% di questi decessi si sono verificati in Paesi a basso e medio reddito in via di sviluppo e nelle fasce più povere della popolazione. L'allarme lanciato è chiaro: se non si interviene per invertire questo andamento sarà difficile, se non impossibile, sconfiggere la povertà.

Occhi in fondo al mare

NOTIZIE - Ecco cosa succede quando si osservano le cose dalla distanza sbagliata, si rischia di non vedere qualcosa di “grosso”. Nel caso del riccio di mare gli scienziati per anni si sono dannati a cercarne gli occhi, senza rendersi conto che probabilmente era l’intero animale ad essere un unico grande occhio. Ora grazie alla recente sequenziamento del genoma del riccio di mare atlantico (Strongylocentrotus purpuratus) un gruppo di scienziati (fra i quali anche Maria Ina Arnone della stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli) hanno raccolto dati che indicherebbero che il riccio non ha gli occhi, ma sarebbe lui stesso un unico grande occhio.

The only way is up

NOTIZIE - Quando si dice navigare a vista. Proprio quello che la medusa Tripedali Cystiphora fa nelle acque melmose delle paludi tropicali di mangrovie dove vive, usando gli alberi come riferimento. Per fare questo, hanno scoperto di recente gli scienziati, usa quella porzione dei suoi 24 occhi che sta SEMPRE puntata verso l’alto, non importa in quale posizione sia il corpo del celenterato. Come si legge su Current biology nella struttura che sostiene questi occhi sono contenuti dei cristalli di gesso che per le loro caratteristiche di peso e densità fanno sì che l’occhio sia sempre puntato verso l’alto.

Campiona la lumaca!

NOTIZIE – Avete mai visto un animale evolversi? L'evoluzione ovviamente è difficile da cogliere con i nostri limitati sensi, perché i suoi tempi superano di gran lunga la risoluzione temporale umana, eppure ci sono casi in cui anche nell'arco della vita di un solo uomo di possono osservare mutamenti in una specie, a patto che questa abbia un "ricambio generazionale" piuttosto rapido. È il caso della Cepaea nemoralis, una chiocciolina di terra comune anche nei nostri giardini. Per osservare l'evoluzione al lavoro però c'è anche bisogno di investire una dose ingente di energie, nel senso vero e proprio di risorse umane che raccolgano costantemente dati sull'animale in questione. Perché non sfruttare i social network si è chiesto un team di scienziati della Open University? Ogni giorno su internet milioni di utenti condividono informazioni di ogni genere su base completamente volontaria, dunque perché non coinvolgerli in uno progetto "evoluzionistico"? Detto e fatto, è nato il progetto Evolution Megalab, un sito (e un conseguente database) che ha coinvolto migliaia e migliaia di "naturalisti partecipativi" in tutta Europa. Grazie ai dati raccolti da questi volenterosi Johnatan Silvertown e colleghi hanno potuto pubblicare qualche giorno fa sulla rivista PLoS One i risultati di quello che definiscono il più grande studio evoluzionistico.
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