CRONACA - Sulle capacità cognitive del delfino comune (Tursiops truncatus) è stato scritto tanto, ma alla già ricca letteratura si aggiungono periodicamente pagine sempre più interessanti che riguardano diversi aspetti della loro biologia comportamentale. Per esempio è noto da anni che ciascun individuo di questa specie sia caratterizzato da un tipico richiamo di riconoscimento individuale, un fischio distintivo che identifica colui che lo emette, chiamato signature whistle. Oltre che essere ampiamente utilizzato in contesti 'familiari', pochi mesi fa è stato dimostrato che questo fischio viene emesso come una sorta di presentazione individuale nei confronti di individui estranei.
Dalle pagine della rivista Proceedings of the Royal Society of London B: Biological Sciences emerge oggi un aspetto ancora più interessante: gli individui che vivono nei medesimi gruppi sociali sono in grado di copiare i signature whistle degli altri membri ed utilizzarli nei processi comunicativi. Insomma, i delfini sono in grado di chiamarsi per nome, in modo del tutto analogo a quello che avviene nel linguaggio umano. L'unica differenza è che in questo processo i cetacei ricorrono all'utilizzo del fischio anziché della parola
LA VOCE DEL MASTER - Lezioni di risk-management dal mondo acquatico: un team di ricercatori di medicina veterinaria dell'università di Vienna ha studiato un piccolo pesce che vive nel Lago Tanganica in Africa orientale, scoprendo che condividere la cura della covata tra le diverse famiglie rappresenta una sorta di “polizza assicurativa” contro la predazione di un nido. In particolare, lo studio – pubblicato di recente sulla rivista “Behavioral Ecology” - suggerisce che i genitori di questo tipo di pesce scambiano i propri piccoli con altri di altri genitori in modo da ridurre la possibilità che la loro nidiata venga predata interamente in una volta sola.
Gli scienziati hanno studiato questo pesce particolare, chiamato Neolamprologus caudopunctatus, che vive nel lago Tanganica, analizzandone i comportamenti che riguardano la gestione della prole. I ricercatori hanno notato un’alta percentuale di rimescolamento di nidiate: circa il 60% dei nidi studiati contengono dei piccoli estranei alla coppia genitoriale. Questo tipo di miscelazione tra i piccoli nei nidi è stata documentata anche per altre specie, e la principale questione su cui gli scienziati continuano a dibattere è se questo comportamento rappresenti la conseguenza di movimenti casuali oppure denoti un comportamento strategico. La ricerca dell’università viennese mira a fornire alcune risposte proprio a questa domanda. Le ipotesi che gli scienziati hanno formulato dalle osservazioni sul campo è che sia i genitori adottivi che accolgono i nuovi piccoli da un altro nido, sia i genitori che lasciano adottare i nuovi nati, traggono beneficio da questa pratica. Se i genitori naturali trasferiscono parte della loro nidiate per disperdere il rischio di predazione, cioè come strategia per "non mettere tutte le uova nello stesso paniere", quelli adottivi viceversa, hanno come beneficio una ridotta possibilità di predazione della propria nidiata
LA VOCE DEL MASTER – Terza puntata di Re-post, il podcast del Master in Giornalismo Scientifico Digitale della Sissa di Trieste. Seguiteci ogni due settimane sulle pagine di Oggiscienza.
Si parla spesso dell’esplorazione di Marte, ma a che punto siamo con la scoperta del Pianeta Rosso? Amedeo Balbi, astrobiologo dell’Università di Roma Tor Vergata e Paolo Bellutta, ingegnere della NASA che guida il Rover Curiosity su Marte, ci aiuteranno a fare il punto della situazione.
Per la rubrica Mr Hyde (lo scienziato che non ti aspetti) abbiamo intervistato Domenico Vicinanza, scienziato e compositore che trova e mette in musica le risonanze che provengono dal mondo della ricerca.
La rubrica Orwell invece ci immerge nello spirito del film "2022: i sopravvissuti" con Juan Carlos Morales della Global Footprint Network: prospettive sull’ impronta ecologica dell'uomo e l’ecostenibilità.
Ogni anno centinaia di milioni di uccelli in tutto il mondo muoiono in seguito a collisioni con le automobili. Questa minaccia è tanto più accentuata quanto più le specie si trovano nelle vicinanze degli ambienti antropizzati e diventa letale per quelle che nidificano nei pressi delle strade.
CRONACA - Il canto del gallo è sinonimo di alba, ma per questo comportamento dell'animale è proprio necessario il Sole? Stando a uno studio pubblicato ieri su Current Biology il tipico canto mattutino dei galli è regolato da un orologio "interno".
Tsuyoshi Shimmura e Takashi Yoshimura dell'Università di Nagoya in Giappone, hanno posto dei gruppi di polli in due condizioni diverse. La prima prevedeva un ciclo di 12 ore di buio seguito da un altro, sempre di 12 ore, di luce fioca. Nella seconda condizione per tutte le 24 ore di una giornata gli animali ricevevano un luce fioca costante (in entrambi i casi l'osservazione durava 14 giorni).
Nella prima condizione i galli mostravano un canto "anticipatorio" due ore prima dell'effettiva alba. Nella seconda condizione i galli cantavano circa ogni 23.7 ore (nonostante la luce continua). Questa osservazione, secondo i due scienziati significa che esiste una forma di regolazione del comportamento relativo al canto da parte di un orologio circadiano
“Poor diets kill more brothers than pistols” (Le diete scadenti uccidono più fratelli delle pistole). Con queste parole, il gruppo hip hop Earth Amplified, ha lanciato il suo ultimo video clip Food Fight, nel quale paragonano l’industria del cibo al mondo degli spacciatori di droga e delle bande armate.