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Sì, mangiare: un racconto (semi)serio dei temi di Expo attraverso il cinema di fantascienza

Nutrire il pianeta? Quando la fantascienza racconta meglio di un'Esposizione Universale il problema della fame che il nostro pianeta dovrà affrontare

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STRANIMONDI – Dopo 184 giorni anche la favola di Expo è arrivata alla sua conclusione. C’è stato il dramma, con il rischio che saltasse tutto per colpa delle mazzette e dei ritardi. C’è stato un primo personaggio che ha deciso che questa ondata di male doveva essere combattuta e che l’umanità… ehm, che l’Italia ce l’avrebbe fatta, perché “un’occasione così è da portare a casa”. Quindi sì è manifestato il vero eroe, un uomo meno noto e meno abituato alle imprese eroiche, un eroe più schivo, che però ha traghettato la ciurma verso lidi più sicuri. Certo, ci sono state tensioni, al pensiero che comunque il popolo, sotto forma di pubblico più o meno pagante, non lo avrebbe seguito. Invece, l’esercito si è andato infoltendo fino alla fine, verso quella battaglia finale in cui anche il dio danzante Bolle è intervenuto in prima persona. Dramma, climax e scioglimento finale, e tutti vissero felici e contenti.

Peccato che il vero nemico dichiarato, quella fame che non si è mai indicata chiaramente, abbia potuto guardare tutto ciò dalla propria Mordor senza spaventarsi nemmeno per un secondo per la Carta di Milano, l’orto verticale del padiglione USA o per le magie dell’Albero della vita. Ma non vi preoccupate, probabilmente andrà meglio con la prossima stagione, prevista su questi schermi nel 2020 (girata a Dubai), ma un assaggio lo si potrà già avere nel 2017 con lo spin off previsto in Kazakistan. Nel frattempo, qui a Stranimondi, vi vogliamo proporre una carrellata di altre storie che hanno per nemico la fame. Non si tratta di un vademecum completo, lo sappiamo, ma bisogna ammettere che cinema e serie tv di fantascienza si interessano direttamente di fame con scarsa regolarità.

I botanici vengono da Marte, la carestie dalla Terra

La fame è un problema che si insinua inevitabilmente in ogni tentativo di viaggiare nello spazio. Soprattutto, se si vuole che l’equipaggio umano sopravviva. Caso limite, recentissimo, è quello in cui non si affronta la fame durante il viaggio, ma direttamente sul pianeta alieno quando i tuoi compagni di missione ti abbandonano per sbaglio in un mare di sabbia rossa. Stiamo parlando di Mark Watney/Matt Damon in The Martian – Il Sopravvissuto che Ridley Scott ha tratto dal grande successo librario di Andy Weir. L’arma segreta arriva dalle forniture straordinarie per festeggiare il giorno del Ringraziamento (non del Grazie, va ribadito): le patate. Le cartucce? Le buste di feci degli altri membri dell’equipaggio che non sono ripartire con loro e che dovrebbero essere l’arma definitiva per concimare la prima serra marziana della storia. Se non avete visto il film, non vi diciamo come va a finire, ma potete godervi questa intervista in cui Matt Damon racconta come ha imparato a fare l’agricoltore:

Se su Marte, con la cacca e le patate, si ha la possibilità di cavarsela, sulla Terra negli ultimi tempi non ce la siamo passata tanto bene. Lo sa bene il Cooper/Matthew McConaughey di Interstellar che viene scelto per completare una missione alla ricerca di un pianeta capace di ospitare la vita umana. Sul nostro pianeta, infatti, non si riesce quasi più a coltivare alcunché di commestibile. Colpa del grande villain che la fame ha messo in campo, una non meglio precisata “piaga” che rende sterili le piante (e che per certi versi ricorda il “nulla” de La storia infinita). Guardate la scena iniziale del film, in cui Murph ricorda cose scomparse come il mais:

Se non è zuppa, sarà pan bagnato

Facile a dirsi, ma la fame ha trovato recentemente un alleato cinematografico importante: la sete. Una terra senza acqua (e con poca benzina) è quella che fa da sfondo a Mad Max: Fury Road, ultimo capitolo della serie creata dall’australiano George Miller e resa celebre nelle interpretazioni molto 80s di Mel Gibson. Il cattivone di turno ha potere perché gestisce l’acqua, ma ricorda ciclicamente ai propri protetti che non è bene diventare dipendenti da essa:

(Sul tema della sete, va detto che nemmeno troppa acqua, specie se salata, va tanto bene. Chiedere a Mariner/Kevin Costner di Waterworld: film non memorabile, anzi, ma che pare la storia speculare di Mad Max).

Mad Max: Fury Road e Interstellar sono due film che potrebbero fare da soli la comunicazione sui cambiamenti climatici o le conseguenze di un uso scellerato delle risorse, ma che a Expo non si sono certo visti.

Il costo delle vittorie

Intrecciando la sconfitta della fame con il tema del consumo delle risorse, anche piccoli robot che invece di parlare squittiscono possono diventare degli eroi. È successo a Wall-E, celebre personaggio targato Disney-Pixar, che si ritrova a gestire un’immensa discarica di rifiuti: la Terra. Gli esseri umani? Oramai grassi come buddha, vivono su di un altro pianeta, muovendosi solamente su trolley elettrici:

Un film che potrebbe essere un’analisi senza filtri di cosa succede a quelli che hanno a disposizione molte armi per combattere la fame. Vedi chi abita nei Paesi occidentali dove si presentano problemi di eccesso di nutrizione e sprechi di preziose risorse.

(Piccola deviazione: se volete vedere un documentario bellissimo sullo stesso tema e molto altro ancora, non lasciatevi scappare The Weight of the Nation di HBO in collaborazione con NIH, che si vede gratuitamente direttamente online).

Cosa dicono gli antichi

La storia della lotta contro la fame è materia di epiche saghe anche nel passato cinematografico e televisivo. Ci sono stati momenti ottimisti, come scopre Neo in The Matrix dei fratelli Wachowsky. Anche un ribelle del sistema, che vive nascosto come un terrorista durante gli anni di piombo, può contare su tecnologie semplicissime, che però garantiscono di mettere in tavola ogni giorno la zuppa di proteine e vitamine che sono sufficienti per sopravvivere. O meglio, sono tutto ciò di cui un essere umano ha bisogno, in barba a tutti gli chef che sono venuti negli anni successivi:

In tempi più remoti, invece, la fiducia era tale che si pensava che bastasse dichiarare a una macchina che cosa si voleva mangiare, e questa produceva il tutto in maniera quasi istantanea. Osservate un membro di uno degli equipaggi spaziali più famosi del mondo mentre si fa preparare una zuppa di pomodori:

Non molto appetitosa? Sempre meglio che vincere la fame con le prelibatezze klingon:

Altri equipaggi, meno fortunati di quelli di Star Trek, hanno comunque dovuto affrontare la scarsità di risorse, arma che la fame sa insinuare nel morale meglio di chiunque altro. Per fortuna, il comandante Adama di Battlestar Galactica riesce ancora a ridere dopo che Saul gli rivela che c’è una preoccupante mancanza di derrate alimentari perché non ci sono abbastanza persone per coltivare le serre. Ma si sà, lui che prossimo alla pensione si è caricato sulle spalle una roba da niente come il futuro dell’intera razza umana, non si spaventa facilmente (abbiate pazienza per la scarsa qualità del video):

Altri racconti, invece, sono stati più pessimisti (erano gli anni Settanta della fantascienza sociologica…). Uno è un classico minore uscito nel 1973. Si intitola Soylent Green e ha un cast davvero notevole. La storia gialla gira attorno all’azienda che produce questo Soylent Green (o verde, se guardate il film nella sua versione italiana intitolata 2022: i sopravvissuti), il cibo più diffuso di tutto il pianeta, l’unica risorsa che la monopolista multinazionale cattiva Soylent ricava dalla alghe. Peccato che nel 2022, l’anno in cui è ambientato il film, le scorte siano andate finite da un pezzo. E allora con che cosa si produce il pane quotidiano di miliardi di esseri umani? Se non l’avete visto, non vi sveliamo nulla, ma vi diciamo che è piuttosto disgustoso.

Il pessimismo di oggi

Un film recente che ha parlato molto di cibo e risorse è stato Snowpiercer, visionario sforzo del regista sudcoreano Bong Joon-oh. La storia racconta che una terribile glaciazione ha spinto i pochi superstiti a vivere su di un treno enorme che gira eternamente nello stesso percorso. Il treno è autosufficiente dal punto di vista delle risorse, ma è diviso in classi (o dovremmo dire livelli di servizio?), con un servizio gastronomico corrispondente. Inutile dire che i più poveri, i passeggeri dell’ultima classe, mangiano una sola cosa: neri e gelatinosi blocchi di proteine, sufficienti a riempire al pancia, ma non a soddisfare le idee di equità che si stanno diffondendo tra i giovani.

Il film è davvero pieno di trovate sul cibo, a partire dalla scena delle uova, ma anche a quella in cui i ribelli siedono a un sushi bar, in cui una meravigliosamente brutta e brava Tilda Swinton parla di “equilibrio” tra risorse e consumi:

Un film, insomma, che per certi versi ha mostrato gli effetti della fame sul nostro pianeta meglio di tutti i padiglioni di Expo e forse potrebbe essere considerato il film di Expo per eccellenza.

Dopo i titoli di coda (SPOILER ALERT)

Per chiudere, DIETRO UNO SPOILER ALERT MAIUSCOLO, faremo vedere di cosa sono fatti i blocchi di proteine di Snowpiercer. Astenersi deboli di stomaco:

@ogdabaum

Leggi anche: Più che un film, uno spot: The Martian è nei cinema italiani

 

 

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Marco Boscolo
Science writer, datajournalist, music lover e divoratore di libri e fumetti datajournalism.it