Che cosa significa cucinare? siamo capaci di stupirci davanti alla miriade di ingredienti che la natura ci offre? Mangiamo cibo vero o l’idea del cibo che ci viene venduta da pubblicità e programmi tv?
“Conservare, non restaurare” asseriva Camillo Boito alla fine dell'800, ne I restauri in architettura. Ma non sempre è possibile, i tempi cambiano e quando diventa troppo tardi per correre ai ripari entrano in gioco i batteri restauratori.
Accusata di aver messo in dubbio l'esistenza nei database di un microbo scoperto a Frascati, la custode abiura e, per evitare il rogo, copia-incolla l’interrogazione che un deputato del PD, senatori del M5* e/o Scilipoti porteranno in Parlamento.
Vivono nei nostri mari da milioni di anni, e in futuro potrebbero essere la chiave per risolvere i disastri ambientali causati dagli sversamenti di petrolio: si tratta di due batteri, Oleispira antarctica e Alcanivorax borkumnensis.
Ormai quasi tutti hanno uno cellulare di nuova generazione, tanto vale sfruttare a pieno questa enorme diffusione per qualcosa di utile oltre ad angry birds. Deve essere questo a cui hanno pensato alcuni ricercatori del Dipartimento di Bioingegneria dell'Università della California quando hanno sviluppato un microscopio da smartphone, in grado di individuare oggetti fino a mille volte più piccoli di un capello umano e del peso di nemmeno 300 grammi.
Sono serviti decenni per sviluppare antibiotici e farmaci resistenti alle mutazioni dei batteri, ma in tutto questo tempo la natura non è stata a guardare. Batteri come il Mycobacterium tuberculosis responsabile della tubercolosi, si sono evoluti negli anni grazie a mutazioni che gli hanno permesso di raggirare l'effetto degli antibiotici e diventare resistenti ad essi. Tanto che nel 2010 – scrive Nature – 650000 casi di tubercolosi erano resistenti ai due principali farmaci d'elezione per il trattamento della malattia, e nel 2012 i primi ceppi Mycobacterium tuberculosis resistenti ai farmaci – e quindi non trattabili – sono stati riscontrati anche in India.