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PKMZeta, dolore e memoria

NOTIZIE - PKMzeta, una molecola mica da poco. Ricordate il film “se mi lasci ti cancello” (o per gli amanti del fumetto le pilloline rosse e blu che Jill Bioskop ingurgitava ne “La donna trappola” di Enki Bilal)? La PKMzeta un giorno potrebbe essere la chiave per cancellare dalla testa memorie dolorose, o il dolore stesso. Già era noto il ruolo di questa proteina nel rafforzare la connessione fra due neuroni, il meccanismo fisiologico alla base della memoria in generale - esemplari in questo senso gli esperimento di Todd Sacktor che nel 2006 è riuscito a cancellare memorie ben di lunga data nel cervello dei topi e quest’anno è riuscito a far riemergere, sempre nei topi, ricordi ormai perduti -. Ora un recente lavoro, pubblicato sul Journal of Neuroscience e condotto da Marina Asiedu e Dipti Tillu dell’Università dell’Arizona. dimostra che questa proteina è implicata anche nel processo fisiologico che dopo un intenso dolore fisico rende localmente il sistema sensoriale sensibile al dolore per un certo periodo.

Super sherpa sull’Everest per ripulire la montagna

NOTIZIE - Per la ventunesima volta l’alpinista Apa Sherpa è arrivato alla sommità della montagna più alta del mondo. Lo scopo: non un record ma l’ecologia. Lui e i suoi 58 accompagnatori porteranno a valle oltre 4 tonnellate di spazzatura.

Arrampicare in montagna stando attenti alla biodiversità

AMBIENTE - È tarda mattina, il sole riscalda in pieno la falesia nel massiccio del Giura in Baviera, ma ormai i rocciatori sono in cima. Appagati dall'arrampicata, si preoccupano di raccogliere le corde e di prepararsi per la discesa. Ma si saranno anche preoccupati della flora che hanno incontrato lungo la parete? E comunque, perchè avrebbero dovuto? In fondo si sono solamente dedicati all'arrampicata, un'attività che tutti noi definiremmo molto faticosa, ma certamente “amica” dell'ambiente. In verità, sembra non essere proprio così, almeno leggendo l'articolo pubblicato sul Journal of Applied Ecology dai biologi Frank Vogler e Christoph Reisch dell'Istituto di Botanica dell'Università di Regensburg in Germania. Da una parte abbiamo i monti del Giura, con pareti disseminate di vie da scalare e cime raggiungibili solo arrampicandosi sulla nuda roccia; dall'altra, una piccola pianta sempreverde, Draba aizoides, originaria dell'Europa e del Caucaso, il cui ultimo habitat europeo è appunto rappresentato dalla catena montuosa del Giura.

L’energia dagli oceani

NOTIZIE - Il nuovo dispositivo, sviluppato da ricercatori della Stanford University è costituito da un elettrodo che attrae gli ioni positivi del sodio e uno che attrae gli ioni cloro negativi. Quando gli elettrodi vengono immersi in acqua salata, attirano ioni sodio e cloro dall'acqua, e questo movimento di ioni genera una corrente elettrica. Gli elettrodi vengono ricaricati sostituendo l'acqua dolce a quella salata, e applicando una corrente relativamente bassa, che allontana gli ioni. E reimmettendo gli elettrodi nell'acqua salata il processo ricomincia.

Le rinnovabili? Un gioco da ragazzi

LA VOCE DEL MASTER - La prima tappa ufficiale è stata Roma, al museo dei bambini Explora. Dalla capitale italiana, la mostra "Energy Island" - stesso nome, sottotitolo "Alla scoperta delle energie rinnovabili" tradotto ogni volta in una lingua diversa - si è spostata in Scozia al Satrosphere Science Center, poi s'è trasferita in Estonia, all'Energiakeskus di Tallin e ha fatto tappa in Germania all’Universum di Bremen. Ora è, ancora per qualche giorno, al Palais de la Découverte di Parigi, fino al 15 maggio. Dalla Francia arriverà in Svizzera al Kindercity di Zurigo per approdare nel nuovo Welios Science Centre Wels in Austria dove rimarrà fino ad aprile 2012. L'innovativo esperimento di mostra itinerante è promosso dalla rete SCICOM che riunisce musei e science center europei, tra cui lo stesso museo Explora di Roma.

Intelligenza terrestre

FUTURO - Gli italiani lo sanno meglio di altri: quando ci sono dei tagli finanziari da fare, la ricerca scientifica (specialmente quella di base) è uno dei bersagli preferiti, ma è giusto (anzi, razionale) mettere sul piatto della bilancia persino un programma di ricerca che, tra le altre cose, potrebbe regalarci la scoperta del secolo? E i soldi "risparmiati" sono davvero soldi "guadagnati" in questo caso? Prima un paio di precisazioni riguardo al programma in oggetto, il SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence). La prima è che, malgrado i titoli di alcuni quotidiani, il SETI non dà la caccia agli stessi alieni che secondo Voyager e Mistero visitano (e hanno visitato) la Terra a bordo di astronavi, quelli che per imperscrutabili motivi manifestano la propria presenza con caricaturali rapimenti di esseri umani e con immagini rigorosamente sfocate: il SETI utilizza i radiotelescopi (e, in misura minore, telescopi) per scandagliare lo spazio alla ricerca di un segnale elettromagnetico emesso da intelligenze extraterrestri, basandosi sull'ipotesi che la Vita non sia un fenomeno esclusivo del nostro pianeta e che per questo esiste la possibilità che, da qualche parte, questo non solo si sia verificato, ma che abbia anche portato all'evoluzione di una civiltà tecnologica in grado di emettere, e naturalmente ricevere, segnali radio.

Sclerosi multipla e batterio MAP: è stato davvero individuato un possibile fattore di rischio?

LA VOCE DEL MASTER - “Ma quindi abbiamo una malattia come le mucche?”. Questa è una delle tante domande che i pazienti affetti da sclerosi multipla rivolgevano a Eleonora Cocco, ricercatrice presso il Centro Sclerosi Multipla dell’Università di Cagliari, all’indomani della pubblicazione sui quotidiani dei risultati di una ricerca nella quale è stata direttamente impegnata. I dubbi erano frutto dei termini sensazionalistici con cui diversi organi di stampa hanno riferito di uno studio, ancora in fase preliminare, riguardante la possibile associazione fra il Mycobacterium avium subspecies paratubercolosis (MAP), un bacillo responsabile della paratubercolosi nei ruminanti, e la sclerosi multipla. Alcuni studi condotti in passato avevano già evidenziato una correlazione tra MAP e due malattie autoimmuni, il diabete di tipo 1 il e morbo di Crohn: il batterio era stato cioè identificato più di frequente nei pazienti colpiti dalle malattie che nei controlli sani. Cocco e colleghi hanno quindi ritenuto opportuno valutare la presenza di questo microrganismo anche nelle persone affette da sclerosi multipla, altra patologia autoimmune

I cinesi: tanti ma meno di quanto si pensasse

NOTIZIE - Sono i risultati del censimento 2010 appena pubblicati che informano sullo stato demografico del paese più popoloso del mondo: il tasso di crescita è diminuito rispetto al decennio precedente ma la popolazione cambia più rapidamente.

Le onde del sogno

NOTIZIE - Osservando l’attività elettrica del cervello immediatamente prima del risveglio è possibile prevedere la probabilità di ricordare i sogni appena fatti. L’osservazione fatta dal team di Cristina Marzano del Laboratorio di Psicofisiologia del Sonno all’Università La Sapienza di Roma è importante soprattutto perché suggerisce che i meccanismi neurofisiologici di immagazzinamento e recupero dei ricordi episodici potrebbero essere gli stessi in qualsiasi stato di coscienza (veglia o sonno) Molti scienziati sospettano che l’attività di sognare svolga un ruolo importante nella consolidazione dei ricordi. Da tempo è noto che il cervello processa nel sonno le informazioni acquisite durante la veglia, anche se la precisa funzione dei sogni è ancora incerta. Il nuovo studio pubblicato sul Journal of Neuroscience supporta l’ipotesi di un collegamento fra la fisiologia del sognare a quella del ricordare.
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