SALUTE

Diamo uno sguardo al mondo della salute: ospedali, prevenzione, medici, politiche sanitarie, trend sulla salute degli italiani ma anche le ultime scoperte in campo medico.

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Microarray prenatali: una novità controversa

SALUTE - Cariotipo molecolare. A molti queste parole suoneranno oscure, ma sono di sicuro familiari a mamme e papà in attesa di un bimbo. Già, perché si tratta dell'ultima frontiera (o moda?) della diagnosi prenatale. Il punto di partenza è sempre una procedura invasiva - amniocentesi o villocentesi - ma la novità sta nel tipo di analisi dei cromosomi fetali, già pronta - dicono alcuni - a sostituire il cariotipo tradizionale. Ma c'è anche chi frena, sottolineando qualche importante zona d'ombra, e in particolare una certa percentuale di risultati "dubbi", buoni soltanto a gettare in un'ansia terribile i futuri genitori
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La proteasi dell’HIV: l’enzima che taglia se stesso

SALUTE - Si piega alle estremità e con un colpo di coda si taglia via dalle altre proteine a cui è legata: è la proteasi libera dell'HIV, un enzima cruciale nelle prima fasi di sviluppo del virus. Una ricerca spagnola (hanno collaborato ricercatori dell'Hospital del Mar e dell'Università Pompeu Fabra di Barcellona, e il gruppo è coordinato da Gianni De Fabritiis, un ricercatore italiano ora a Barcellona) pubblicata sui Proceedings on the NAtional Academy of Sciences descrive i passi cruciali della maturazione di questa proteasi, meccanismi che potrebbero essere sfruttati per la creazione di nuovi farmaci antiretrovirali. La proteasi in questione è importante perché taglia a pezzetti le catene di proteine che formano l'HIV riducendole a singole unità proteiche che andranno a formare la struttura infettiva di nuovi virioni - particelle infettive -. La cosa che lasciava perplessi gli scienziati è che nelle fasi precoci la proteina che forma l'enzima "forbice" è connessa alle altre proteine, proprio come quelle che dovrebbe tagliare. Come fa dunque a staccarsi se essa stessa è l'enzima che dovrebbe servire a tagliare le proteine?
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Fase II

Carlo Gnetti, un giornalista di Rassegna Sindacale, e Vittorio Agnoletto, medico e fondatore della Lila, hanno scritto di corsa AIDS: Lo scandalo del vaccino italiano (Feltrinelli editore). Di corsa perché pongono domande senza risposte da anni, mentre servirebbero d'urgenza.
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Inutile (e anche dannosa)

SALUTE - Se digitate "terapia chelante" in Google e come ne avevate solo vagamente sentito parlare, rimarrete stupiti dal numero di risultati che otterrrete. Si tratta di una terapia molto in voga e da qualche anno, specie negli Stati Uniti, viene invocata da alcuni come una un trattamento efficace contro l'autismo, che si basa a sua volta sull'assunzione, mai provata, che esista una base ambientale per questa malattia, dovuto all'intossicazione da metalli pesanti. Una ricerca pubblicata sulla rivista Research in Autism Spectrum Disorders mette in guardia:questo tipo di terapia è inutile (e può rivelarsi molto dannosa per i bambini trattati). Diverse survey negli Stati Uniti mostrano che una media del 7% dei bambini con disturbo autistico vengono trattati con terapia chelante, ma che i medici (che secondo i dati disponibili non la raccomandano mai) spesso sono impreparati sul tema: il 26% dichiara infatti di non aver informazioni per sconsigliarla
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Leggere in braille usando gli occhi

SALUTE - Tra qualche tempo, i non vedenti potrebbero non aver più bisogno di usare le dita, per interpretare il braille. Per quanto suoni controintuitivo, quelle scritte potranno essere lette con gli occhi.
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Batteri in corsia

SALUTE - Ammalarsi in ospedale: è ciò che accade quando si contrae una infezione ospedaliera, ossia una patologia infettiva, causata da microrganismi, che sopraggiunge durante la degenza in ospedale. A oggi le infezioni ospedaliere sono monitorate e trattate secondo protocolli ben precisi ed è possibile identificare con metodi tradizionali quale sia il microrganismo che causa l’infezione in ogni paziente, ma non è possibile stabilire con certezza se lo stesso ceppo di una famiglia sia coinvolto nell’infezione di più pazienti, con la possibilità che si origini una infezione epidemica.
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Il “caso di Bella” delle staminali

SALUTE - Una malattia terribile, come l’atrofia muscolare spinale o Sma. Il miraggio della cura miracolosa. La battaglia di chi la reclama a gran voce. La comunità scientifica che si oppone. Le autorità sanitarie e giudiziarie che intervengono. E l’opinione pubblica si spacca, tra le ragioni del cuore e quelle della scienza. La torbida vicenda legata alla terapia a base di cellule staminali messa a punto dalla Stamina Foundation di Davide Vannoni (uno che si definisce “neuroscienziato”, ma è laureato in lettere) e praticata da Marino Andolina, ex coordinatore del...
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Speciale trapianti: organi in provetta

SPECIALI - (Questo articolo fa parte dello "Speciale trapianti") E ci sono infine le cellule staminali, quelle che hanno destato il maggior interesse nei media e nel pubblico, insieme alla cosiddetta “ingegneria tissutale”. Un connubio che consentirebbe di costruire organi direttamente in laboratorio utilizzando congiuntamente la chimica e le nanotecnologie. Lo scorso anno i ricercatori sono riusciti a dare vita a piccoli organi animali a partire da cellule staminali in laboratorio. Sia per il polmone della Yale University che per il fegato della Wake Forest University di Boston, gli organi non sono stati costituiti però interamente da staminali, ma piuttosto da strutture di appoggio ricavate da materiali plastici o sistemi derivati dalle nanotecnologie ricoperti da cellule come farebbe uno strato di cute. A marzo del 2010 e a giugno del 2011 sono stati effettuati i primi due interventi di trapianto di trachea bioartificiale. Entrambi gli interventi sono stati coordinati dal professor Paolo Macchiarini, esperto italiano emigrato all'estero, oggi in forza al Karolinska Institutet di Stoccolma, e considerati delle vere novità perché si tratterebbe dei primi trapianti al mondo di questo genere. A marzo del 2010 il prof. Macchiarini, insieme ad un'equipe del Great Ormond Street Hospital for Children di Londra, ha trapiantato un'intero tratto di trachea in un ragazzino di dieci anni affetto da una stenosi congenita. La trachea, in quel caso, proveniva da un donatore, ma tutte le vecchie cellule del donatore sono state rimosse dall'organo lasciandone intatta la struttura sulla quale sono state fatte proliferare le cellule staminali ricavate dal ricevente. Si è trattato in pratica di rivestire di cellule epiteliali la struttura cartilaginea, azzerando così il rischio di rigetto
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Speciale trapianti: xenotrapianti

SPECIALI - (Questo articolo fa parte dello "Speciale trapianti") Per un attimo agli inizi degli anni Novanta la possibilità di trapianti d'organi provenienti da animali è sembrata realistica, ma le paure più grandi che allora, come oggi, ci ostacolano sono per lo più immunologiche: come poter trapiantare un organo di un animale senza incappare nel rigetto iperacuto (che avviene a poche ore di distanza dall'intervento e causa la perdita dell'organo) e come risolvere il rischio da parte del ricevente umano di contrarre infezioni virali di derivazione animale, quei virus che facendo il cosiddetto salto di specie, in linea teorica possono colpire il paziente rendendo inutile l'intervento e anche diffondersi ad altre persone. Gli studi che sono stati condotti in questi anni si sono focalizzati sui primati non umani e sui maiali, ma, anche se i primati sono molto più simili all'uomo e le speranze di riuscita potrebbero risultare maggiori, non è questa la via che si sta seguendo: “Le uniche tre specie che garantirebbero un cuore a un individuo di una certa taglia – afferma Emanuele Cozzi, responsabile dell'Unità Operativa di Immunologia dei trapianti dell'Ospedale di Padova e direttore scientifico del Consorzio per la Ricerca sul Trapianto di organi, tessuti, cellule e medicina rigenerativa (CORIT) – sono lo scimpanzè, l'orangutan e il gorilla, che, oltre ad essere difficili da gestire dal punto di vista della stabulazione, sono tutte in via di estinzione e quindi protette. I maiali da allevamento convenzionale, invece, vengono generalmente sacrificati per l'alimentazione umana quando pesano 120-150 chili e quindi, scegliendoli per lo xenotrapianto, non si presenterebbe alcun problema di misura
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Speciale trapianti: fabbriche di organi artificiali

SPECIALI - (Questo articolo fa parte dello "speciale trapianti") Quando un organo viene trapiantato non gode di lunga vita. In generale si stima che appena il 50% dei pazienti che sono stati sottoposti ad un trapianto mantengono le funzionalità dell'organo dopo quindici-vent'anni anni. A questo va aggiunto che l'età media dei donatori si è alzata notevolmente e quindi gli organi disponibili, sempre difficili da reperire in numero sufficiente, molto spesso non sono più giovanissimi. Questi alcuni dei motivi per i quali la ricerca e la sperimentazione clinica si stanno muovendo verso strade alternative. Per esempio i mini-organi artificiali che però secondo Nanni Costa, direttore del Centro Nazionale Trapianti, non soddisfano ancora.“È chiaro che nel momento in cui ci sarà un micro rene artificiale che funzionerà bene e garantirà anche tutte le funzioni endocrine del rene naturale, allora potrà esserci un futuro" ma questo biettivo è ancora lontano. "Invece, il discorso è diverso per il cuore, perché ha un'unica funzione relativamente semplice ed infatti questo dispositivo è già in uso”. Si chiama VAD (Ventricular assist device) di terza generazione ed è una mini pompa in materiale biocompatibile, molto simile per aspetto ad una pila stilo, che va impiantata all'apice del ventricolo malfunzionante e che viene collegata all'esterno con un cavo. Servono poi batterie, caricatore e un computer dal quale poter monitorare il funzionamento del dispositivo. A differenza del cuore naturale trapiantato, questo mini cuore potrebbe potenzialmente funzionare all'infinito perché la parte attiva, che lavora stando sospesa in un campo magnetico in modo da eliminare l'attrito, non si usura. In Italia è stato impiantato per la prima volta dall'equipe del dottor Ettore Vitali all'Istituto Clinico Humanitas.
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