Federica Sgorbissa

Federica Sgorbissa

Federica Sgorbissa è laureata in Psicologia con un dottorato in percezione visiva ottenuto all'Università di Trieste. Dopo l'università, ha ottenuto il Master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Da qui varie esperienze lavorative, fra le quali addetta all'ufficio comunicazione del science centre Immaginario Scientifico di Trieste e oggi nell'area comunicazione di SISSA Medialab. Come giornalista free lance collabora con alcune testate come Le Scienze e Mente & Cervello.
POLITICASALUTE

Epidemia di morbillo in Galles

SALUTE - Succede nell'area di Swansea, in Galles. Al 5 aprile scorso erano circa 600 i nuovi casi di morbillo segnalati. I medici della zona dichiarano di aspettarsi circa 20 nuovi casi al giorno ma, sorpresa sorpresa, la percentuale di infezioni nei bambini fra gli 8 e i 16 anni è molto bassa, mentre per quelli sotto gli 8 anni è altissima. Mistero? Assolutamente no. Fra i bambini sotto gli 8 anni in quella zona c'è infatti un 'altissima percentuale di non vaccinati (per il vaccino trivalente, morbillo-parotite-rosolia). E perché? Perché, specialmente nel Regno Unito ma no solo, da circa un decennio esiste un forte movimento anti-vaccinista innescato dallo studio truffaldino di Andrew Wakefield, ex-medico inglese che ha insinuato che quel vaccino potesse causare l'autismo. Il risultato è che in UK, ma anche negli Stati Uniti (e anche nel nostro paese esistono delle frange) che rifiutano di vaccinare i figli, contro malattie la cui pericolosità è ben maggiore di quella dei possibili effetti collaterali (provati) del vaccino. In questi giorni a seguito dell'epidemia, nei presidi medici dell'area di Swansea si sono presentate 1.200 persone per riceve il vaccino. I medici ritengono che prima di questa ondata di richieste "in zona cesarini" circa 3.800 bambini nell'area non avessero ricevuto il vaccino trivalente, e si aspettano che le richieste crescano nei prossimi giorni.
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MrPOD – Città della Scienza: ricordi per ricominciare

ASCOLTA IL PODCAST! MR POD - Il 4 marzo scorso Città della Scienza, il più grande science center italiano, è stata rasa al suolo da un incendio doloso. Un vero attentato alla vita culturale dle nostro Paese, in particolare della città di Napoli. Il museo, che sorgeva nel quartiere di Bagnoli di cui era diventato parte fondante della vita pubblica, ora non esiste più, ma si stanno moltiplicando le azioni per la ricostruzione, mentre intanto continuano le indagini per scoprire chi possa aver compiuto un atto così scellerato. I blogger scientifici italiani hanno proposto la loro azione per non far calare l'attenzione su CdS, chiedendo a chi volesse di raccontare un proprio ricordo personale su Città della Scienza. Noi ci uniamo al coro e oggi vi proponiamo i ricordi di alcuni giornalisti, comunicatori, e giovani esploratori...
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Ai galli il Sole non serve (necessariamente)

CRONACA - Il canto del gallo è sinonimo di alba, ma per questo comportamento dell'animale è proprio necessario il Sole? Stando a uno studio pubblicato ieri su Current Biology il tipico canto mattutino dei galli è regolato da un orologio "interno". Tsuyoshi Shimmura e Takashi Yoshimura dell'Università di Nagoya in Giappone, hanno posto dei gruppi di polli in due condizioni diverse. La prima prevedeva un ciclo di 12 ore di buio seguito da un altro, sempre di 12 ore, di luce fioca. Nella seconda condizione per tutte le 24 ore di una giornata gli animali ricevevano un luce fioca costante (in entrambi i casi l'osservazione durava 14 giorni). Nella prima condizione i galli mostravano un canto "anticipatorio" due ore prima dell'effettiva alba. Nella seconda condizione i galli cantavano circa ogni 23.7 ore (nonostante la luce continua). Questa osservazione, secondo i due scienziati significa che esiste una forma di regolazione del comportamento relativo al canto da parte di un orologio circadiano
CRONACA

Un appello da Città della Scienza (è dolo)

CRONACA (NERA) - Noi di OggiScienza come altri riteniamo che certe importanti opere di educazione e comunicazione delle scienza debbano essere finanziate pubblicamente, che partecipare pesantemente alla ricorstruzione di Città della Scienza, distrutta ieri sera da un rogo, sia cioè un dovere imprescindibile da parte dello Stato. Detto questo capiamo l'affanno, la disperazione di chi questo progetto lo manda avanti giorno per giorno dalla metà degli anni Novamnta, e delle persone che ci lavorano. Per questo motivo rimbalziamo l'appello di CdS. che chiede un contributo a chi volesse donare. Qui trovate tutte le informazioni e l'IBAN di CdS, che non è un fake (come spiegano voci autorevoli, come quella di Marco Cattaneo, direttore delle riviste Le Scienze, Mente&Cervello e NAtional Geographic Italia). Aggiorniamo anche la notizia. Ci giungono voci (che dobbiamo ancora verificare) che abbiano accertato che l'incendio è di origine dolosa
CRONACA

Città della Scienza è bruciata

CRONACA (NERA) - Svegliarsi con la rabbia, e il cuore un po' a pezzi. Città della Scienza, il science centre napoletano (il più grande nel nostro Paese) non esiste più (non vi posto nemmeno il link al loro sito, il server è giù, probabilmente bruciato anch'esso). Raso al suolo, bruciato in una notte. La città di Napoli ha perso un organo vitale delle sua vita culturale, per non parlare dei posti di lavoro andati in fumo. Noi di OggiScienza siamo sgomenti. CdS la conosciamo bene, conosciamo le persone che ci lavorano, con loro abbiamo collaborato, abbiamo ammirato la tenacia nel portare avanti un progetto comune importante, anche nei momenti di difficoltà, sono amici, colleghi. Dell'origine del rogo ancora non si sa nulla, sono già circolate voci sul dolo (qualcuno ha parlato di 4 diversi focolai) ma si tratta di nulla più che gossip. Come può vaporizzarsi in una sola notte una struttura così grande? Evidentemente può (da ricordare che sorgeva in un vecchio stabilimento siderurgico degli inizi del '900, la cui anima era di legno). Qualcuno fa notare che ci sono un po' troppe coincidenze: quattro capannoni che bruciano in una notte come cerini, proprio il lunedi sera quando è tutto chiuso e non c'è pericolo per nessuno (e quasi nessuno a dare l'allarme). Se dolo è lo scopriremo presto. Se non lo fosse, resta una magra consolazione.
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HIV: curato un neonato?

FUTURO - I dati verranno ufficialmente presentati oggi ad Atlanta all'annuale Conferenza su Retrovirus e Infezioni Opportuniste (ma già ieri sono state fatte alcune dichiarazioni pubbliche dagli autori della ricerca): sarebbe stato documentato un caso di neonato curato "funzionalmente" dall'infezione da HIV contratta dalla madre. Sarebbe il primo documentato con certezza (ne esistono altri di esempi citati in passato, ma nessuno ha superato lo scetticismo delle comunità medica). Questo potrebbe essere diverso. Nei paesi in via di sviluppo il problema della trasmissione del'virus dell'hiv durante la gravidanza o il parto è limitato. Sono state infatti sviluppati dei trattamenti che riducono drasticamente la trasmisisone e che si basano essenzialmente sulla somministrazione di antiretrovirali alla madre durante la gravidanza e al neonato nelle prime settimane di vita. è chiaro che il problema della trasmissione è però molto alto nei paesi in vi a disvluppo dove l'accesso alle cure è basso.
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Virus Vs batteri (il virus col sistema immunitario “rubato”)

FUTURO - C'è il batterio del colera (Vibrio cholerae), che attacca per esempio l'uomo. E c'è il batteriofago del colera, un virus che attacca il batterio che attacca l'uomo. La cosa interessante è che il virus usa un sistema immunitario "rubato" ai batteri, per attaccare i batteri stessi. Vi siete persi? Riassumo brevemente cosa c'è di interssante (molto interessante) nel nuovo studio pubblicato su Nature da Andrew Camilli della Tufts Universitye colleghi: 1) è la prima volta che si osserva un virus "con sistema immunitario" 2) il sistema immunitario è "rubato" al tipo di organismo che viene attaccato e serve per attaccare l'organismo originario (della serie "fuoco amico") 3) visto che il batterio è pericoloso per noi esseri umani, potremmo usare il virus batteriofago per contrastare il colera e, se funziona, si tratterebbe di una potente alternativa agli antibiotici (quindi la scoperta potrebbe esse utile per combattere la crescente e globalizzata "resistenza agli antibiotici" di molti batteri assai pericolosi per la salute umana) Mica poco. Il meccanismo è tanto "perverso" quanto affascinante (e utile). Il batteriofago a quanto pare nel corso dell'evoluzione ha incorporato nel suo DNA, i geni che codificano un sistema immunitario batterico proprio di circa la metà dei batteri conosciuti (si chiama CRISPR/Cas), sistema immunitario che i batteri hanno sviluppato proprio per difendersi dai fagi (furbi e beffardi). I fagi sono virus che attaccano i batteri (ogni fago attacca specificamente un batterio preciso) e li usano per riprodursi. I ricercatori hanno osservato che campioni di batteriofago prelevati da pazienti affetti dal batterio del colera in Bangladesh contenevano geni che fino ad allora si erano trovati in alcuni batteri, dove codificano per il sistema immunitario
POLITICA

Mastergate

POLITICA - La vicenda è questa. Qualche mese fa Valentina Murelli scrive questo articolo sulle bizzarre abitudini dei nostri parlamentari, articolo nel quale si afferma che l'onorevole Giuseppe Vatinno riporta nel CV di aver seguito il Master in Comunicazione della Scienza della SISSA di Tireste. Nella Lista degli ex-studenti del Master Vatinno non risulata e Valentina interroga i responsabili chiedendo delucidazioni. Dal controllo degli archivi non emerge la presenza di Vatinno al Master negli anni da lui indicati, e nemmeno prima o dopo. Tantomeno emerge che abbia conseguito il titolo di Master. Abbiamo chiesto di controllare bene, ma anche aun secondo controllo l'onorevole non si trova. Valentina riporta quanto emerso nell'articolo, ripportando fedelmente le parole di Nico Pitrelli, condirettore di MCS. L'onorevole si arrabbia con noi accusandoci di diffamazione. Ci scrive così:
AMBIENTE

(Triste) storia di un delfino

AMBIENTE - Riceviamo questo comunicato dall'associazione MareVivo e lo rilanciamo, perché seppur piccola ci sembra una storia del nostro mare da raccontare Roma, 20 febbraio 2013 - La mattina di martedì 19 febbraio un giovane delfino entrava nella darsena del porto di Civitavecchia attirando subito grande attenzione. Il delfino che secondo le testimonianze dei numerosi presenti appariva in ottimo stato di salute, nuotava tra le imbarcazioni ormeggiate. Nel pomeriggio il piccolo delfino purtroppo è morto in circostanze sulle quali è assolutamente necessario fare luce. Ci chiediamo se siano sono state messe in atto da tutti i soggetti intervenuti le procedure idonee quando si interviene in casi come questo. Solo l’autopsia eseguita da un Istituto pubblico abilitato può dare delle risposte che ci auguriamo arrivino al più presto
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