Federica Sgorbissa

Federica Sgorbissa

Federica Sgorbissa è laureata in Psicologia con un dottorato in percezione visiva ottenuto all'Università di Trieste. Dopo l'università, ha ottenuto il Master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Da qui varie esperienze lavorative, fra le quali addetta all'ufficio comunicazione del science centre Immaginario Scientifico di Trieste e oggi nell'area comunicazione di SISSA Medialab. Come giornalista free lance collabora con alcune testate come Le Scienze e Mente & Cervello.
CRONACA

Psicofisica online

[Un esempio degli stimoli usati da Gemaine (crediti: Cognition)] NOTIZIE - Le controindicazioni sono tante: generalmente gli esperimenti comportamentali sulle funzioni cognitive richiederebbero set sperimentali e condizioni molto rigide, pena l’introduzione di errori sistematici nei dati che minano la validità dei risultati. La contropartita è però il numero molto alto di partecipanti, che permette di controllare statisticamente questi bias. L’iniziativa di Laura Gemine, scienziata cognitiva della Harvard University (che lavora con scienziati del calibro di Ken Nakayama, un vero e proprio guru delle scienze cognitive) è comunque degna di nota. La ricercatrice infatti si è inventata e dirige il sito “Test my Brain”, dove gli scienziati possono pubblicare una versione interattiva e online degli esperimenti relativi alle loro ricerche e raccogliere così dati da numerosi soggetti. Provate a fare un giro sul sito e magari partecipate a qualche prova.
CRONACA

Più vecchio del possibile

NOTIZIE - È una conferma che porta scompiglio fra gli astrofisici: se corrette le conclusioni di Stefano Andreon, astrofisico dell’INAF-Osservatorio di Brera e Marc Huertas-Company, dell'Osservatorio Astronomico di Parigi-Meudon, riportata oggi su Astronomy & Astrophysics, rischiano di portare alla revisione dei più accreditati modelli di formazione delle galassie e degli ammassi di galassie. I dati raccolti dai due astrofisici infatti confermano che JKCS041, l’ammasso di galassie “prodigio”, è davvero vecchissimo, talmente vecchio da non poter esistere in accordo con quanto si crede oggi sull’Universo. Ma visto che c’è e che lo studio di Andreon e Huertas-Company ribadisce che l’ammasso ha suppergiù 10 miliardi e 620 milioni di anni, questo vuol dire che quando l’Universo non aveva nemmeno un quarto dell’età attuale era già lì e non era dissimile dagli ammassi di galassie odierni. Ma secondo la maggior parte dei modelli a quell’età dell’universo ammassi di questo genere non ce ne potevano essere.
CRONACA

Quante cose racconta un conodonte

NOTIZIE - Un fossile non è solo un fossile. Un fossile è uno strumento versatile per fare un sacco di cose. Con un fossile si può: datare la roccia in cui è contenuto, ricostruire la storia tettonica, la paleogeografia, la storia geologica, le caratteristiche dell’ambiente originario e persino la storia “termale” delle rocce. Proprio queste cose hanno fatto Rosario Rodríguez-Cañero e colleghi dell’Università di Granada, grazie al ritrovamento dei fossili più antichi mai scoperti nella cordigliera Betica (un sistema montuoso nella Spagna meridionale). Si tratta di numerosi frammenti di conodonti che risalgono al periodo Ordoviciano, fra 446 e 444 milioni di anni fa, trovati nei pressi di Ardales.
CRONACA

Calabroni a energia solare

NOTIZE – l’ ingegneria genetica non c’entra: il calabrone col pannello solare incorporato è un prodotto (o meglio potrebbe essere) tutto naturale. Il calabrone orientale ha una striscia chiara che gli cinge l’addome, e secondo uno studio pubblicato nella rivista scientifica Naturwissenschaften, il pigmento e la microstruttura di questa banda gialla permetterebbero all’animale di raccogliere energia dalla luce solare. In generale i calabroni e le vespe sono animali massimamente attivi nelle prime ore del giorno. Il calabrone orientale invece ha il picco di attività nelle ore centrali quando la luce solare è al suo massimo. Insospettiti da Questa anomalia Maria Plotkin e colleghi dell’Università di Tel Aviv hanno analizzato l’addome dei calabroni con un microscopio a forza atomica. La struttura microscopica è risultata formata da tantissime creste e avvallamenti: quando la luce li colpisce si riflette in tantissime direzioni permettendo alla superficie di assorbirne la maggior quantità possibile.
CRONACA

Sperimentazione animale: la dichiarazione di Basilea

NOTIZIE - La scienza ha i suoi martiri, e non è piacevole ammetterlo. Milioni di animali vengono usati ogni anno, e molti di loro danno la vita. Fa orrore pensarci. Non stupisce dunque la reazione degli animalisti, che in parte si può condividere. Spesso però mi chiedo, quanti di questi animalisti abbiano coscienza fino in fondo di quante ricadute ci sono tutto intorno a noi che derivano in maniera più o meno diretta dalla sperimentazione animale. Quanti animalisti non prendono l’aspirina quando hanno la febbre o dell’ibuprofene in caso di mal di testa? E non è solo la scienza medica a beneficiare della sperimentazione animale: le neuroscienze, che hanno ricadute nuovamente in medicina ma anche nell’intelligenza artificiale (che può avere le più svariate ricadute in molta della tecnologia, anche spicciola, che utilizziamo ogni giorno), per esempio ne fanno largo uso. Quello che sto cercando di esprimere (sì, sto camminando sulle uova, questo argomento mi mette sempre una certa tensione addosso, perché lo so si scatenerà il solito putiferio) è che in parte capisco molto bene le motivazioni che spingono la causa animalista a ostacolare a muso duro e in toto la sperimentazione sugli animali. Quello che però mi lascia perplessa è un certo pressapochismo nel capire le implicazioni che questa posizione dura porta con se. È facile sparare a zero sullo scienziato che lavora con gli animali, ma sappiamo fino in fondo a che cosa dovremmo rinunciare se si fermasse di botto tutta la sperimentazione sugli animali? E saremmo in grado di rinunciarvi? La risposta tipica che mi sento dare quando faccio questa domanda è: “sì ma noi siamo per la moderazione.” Perché gli scienziati no? Non conosco nessuno che ci goda a far sperimentazione sugli animali. Nessuno che li usi come se si trattasse di fazzolettini usa e getta. Credo che anche coloro che lavorano sulla sperimentazione animale auspichino la maggiore moderazione possibile nell’uso degli animali. In questo senso va anche la notizia che il 29 Novembre a Basilea più di 50 scienziati al top nei loro settori (che lavorano tutti in Germania e Svizzera) si sono riuniti per firmare una dichiarazione in cui si impegnano a essere più trasparenti sulle loro ricerche e a dialogare maggiormente con il pubblico, proprio sul tema della sperimentazione animale
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Niente alieni nel lago Mono?

NOTIZIE - Vabbè lo ammetto, ci sono cascata anch’io. Ammetto la mia colpa e mi riconosco vittima di un eccesso romantico. Probabilmente questo non mi scusa agli occhi dei lettori che certamente vorrebbero un’informazione accurata e vera, ma che vi devo dire, ho abboccato all’amo. Complice la fonte autorevole (nientepopodimeno che la NASA) – e sì lo so, non è perché lo dice l’autorità che una cosa deve essere per forza vera – ma soprattutto un desiderio inconscio che davvero esista una forma di vita “aliena” e alternativa (nonché la mia passione per la letteratura fantascientifica). Almeno sono in buona compagnia (la notizia più o meno è riportata un po’ dappertutto in questi termini, trovate una rassegna parziale su Leucophaea, che per inciso, ci bacchetta). Seppur a malincuore dunque è necessaria una correzione, o almeno un ridimensionamento della notizia. Non è infatti per niente detto che la scoperta annunciata la scorsa settimana dalla NASA (è cioè che esista una forma di vita basata su una biochimica alternativa all’unica conosciuta finora) sia vera. Anzi, qualcuno addirittura sostiene che i dati di elisa Wolfe-Simon dimostrano l’esatto contrario
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L’OMS prova a mettere ordine nelle medicine tradizionali

NOTIZIE - In tanti paesi al mondo la popolazione si rivolge tutt’oggi in maniera massiccia alle cosiddette medicine tradizionale: pratiche di vario genere che provengono dalla tradizione culturale più o meno locale intese alla cura di varie malattie. Talvolta queste medicine sono usate insieme alle terapie mediche convenzionali, talvolta in alternativa. Talvolta addirittura data la carenza del sistema sanitario di certi paesi molto poveri rappresentano l’unica strada terapeutica possibile. Che ora l’OMS voglia stilare una classificazione rigorosa (anche e soprattutto sotto il profilo scientifico) appare dunque molto sensato. Questa classificazione conterrà gli standard statistici, unitari e globali, sugli approcci tradizionali (rimedi a base di erbe, agopuntura, moxibustione, terapie manuali, come vari tipi di massaggio, esercizi e altro ancora). La International Classification of Traditional Medicine (ICTM) andrà ad aggiungersi ad altre classificazioni usate dall’OMS per comparare le pratiche sanitarie nel mondo, come la Classificazione internazionale delle malattie e altri standard
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Il grafene perfetto

NOTIZIE - Ecco altra “roba nano” di qualità che esce dritta dritta da un laboratorio italiano. Il risultato di una collaborazione far il CNR di Pisa e la Columbia University di New York è stata pubblicata qualche giorno fa sulla rivista Physical Review Letters. Sarah Goler e Vittorio Pellegrini del laboratorio NEST dell’Istituto di nanoscienza del CNR e della Scuola normale superiore di Pisa hanno fatto un’osservazione che potrebbe facilitare la vita a chi lavora col grafene. Pare infatti che questo “nanomateriale” si trovi in maniera del tutto naturale e in forma particolarmente pura nella comune grafite.
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Carnivori pentiti

NOTIZIE - Una questione di gusto: come fa l’evoluzione a costringere un animale carnivoro a nutrirsi di foglie di bambù? Gli toglie il gusto per la carne. Il panda è un animale per certi versi incredibile: si tratta infatti di un ex-carnivoro che per questioni di necessità è passato a una dieta strettamente vegetariana. Con tutti gli svantaggi del caso, visto che per potersi mantenere su questa dieta il panda non può far altro che sgranocchiare foglie di bambù tutto il santo giorno.
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Sono fra noi: tracce di una biochimica alternativa

NOTIZIE - Perché le dichiarazioni fatte ieri da Felisa Wolfe-Simon, astrobiologa della NASA (nonché i dati riportati nell’articolo pubblicato su Science Express) segnano un momento fondamentale nella storia della scienza, nel modo in cui concepiamo la vita e sono destinate a lascare un segno indelebile nel futuro? In fondo si tratta di qualche microbo che cresce in un posto davvero inospitale (per quanto suggestivo), il lago Mono in California, uno specchio d’acqua ipersalina , iperalcalina e ricca di arsenico (eppure abitata da un ricco ecosistema).
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