AMBIENTE

Uno spazio per parlare di inquinamento, biodiversità, politiche ambientali e molto altro.

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Mucche wi-fi

AMBIENTE - Le mucche producono metano, tanto, trooppo, e mentre c'è chi cerca disperatamente tracce di questo gas nell'atomsfera marziana (che indicherebbero la presenza di vita) c'è anche chi dall'altra parte chi vorrebbe diminuirne la concentrazione atmosferica sul nostro Pianeta. Il metano infatto è uno dei gras responsabili dell'effetto serra e dunque del riscaldamento globale. C'è da dire che alcune mucche sono meno "metanifere" (ruttano e fanno meno "ariette" delle altre) e quindi potrebbero essere selezionate. Inotre alcune modifiche nella gestione degli allevamenti, per esempio nel cibo potrebbe aiutare. Ma per mettere in atto queste azioni servono dati precisi sulle emissioni degli animali e in questo viene in aiuto un progetto che intende mettere le mucche "in rete", proprio come i nostri computer. Il progetto è promosso dall'agenzia scientifica Australiana CSIRO e si basa su un dispositivo miniaturizzato wireless che verrà ingerito dagli animali. Il dispositivo resterà nello stomaco della mucca (per la precisione nel rumine la parte dove si forma il gas) per diverse settimane e misurerà la quantità di gas con un sistema a infrarossi. Tutta la mandria viene messa in rete perché i dispositivi saranno fra loro collegati in wireless. Questa metodologia potrà monitorare in tempo reale le emissioni delle mucche in modo da intervenire rapidamente per esempio mutando la dieta deegli animali.
AMBIENTE

Per accompagnare il caffé

Oltre alla ricerca sull'Arabica di cui parla Sara Stulle, in questi giorni sono usciti rapporti sull'andamento del clima e i suoi impatti attuali e previsti, in attesa di quello dell'Intergovernmental Panel on Climate Change ora in preparazione.
AMBIENTE

Calcolare l’incalcolabile

AMBIENTE - 4,5 miliardi di dollari di multa per circa 5 milioni di barili di petrolio dispersi in mare. Il più alto risarcimento nella storia degli Stati Uniti per il peggior disastro dell’industria petrolifera: l'esplosione della piattaforma BP Deepwater Horizon nel Golfo del Messico è una storia di tristi primati. Il dramma degli eventi accaduti a partire dal 20 aprile 2010 (qui un’ottima sintesi) non è affatto risolto, come era d’altronde prevedibile. In realtà di questo dramma la comunità scientifica (ma non solo essa) ha ancora molto da comprendere, nonostante sia stata prodotta, da due anni a questa parte, una quantità notevole di documenti relativi all’accaduto. Per necessità di sintesi mi limiterò a tracciare alcune evidenze relative agli impatti ambientali di questo disastro. Iniziamo con le certezze. Questo è uno tra i primi studi che inchiodano la BP quale responsabile della contaminazione del Golfo del Messico: un team di scienziati americani ha infatti usato gli idrocarburi policiclici aromatici come “impronte digitali” del grezzo fuoriuscito dal giacimento sottomarino detto Macondo per dimostrare che i composti tossici accumulati nello zooplancton pescato nel Golfo del Messico settentrionale sono effettivamente riconducibili all'incidente. A chi si stia chiedendo quali siano gli effetti diretti di tali contaminanti, nel limite dell’incertezza del caso, posso segnalare la ricerca che suggerisce come le comunità planctivore si siano dimostrate resilienti all’accaduto anche in relazione al fatto che gli effetti negativi diretti, dovuti all’esposizione al grezzo, sono stati compensati da una diminuzione della predazione.
AMBIENTECRONACAINFOGRAFICHE

L’energia che viene dal vento

AMBIENTE - Se nel 2011 gli impianti eolici hanno raggiunto una potenza globale pari a 240 GW, entro il 2020 potrebbero superare i 1.000 GW. Secondo le stime del Global Wind Energy Outlook (GWEO), la relazione biennale sul futuro del settore eolico, l'energia prodotta dal vento potrebbe fornire fino al 12% dell'energia elettrica mondiale, valori 5 volte superiori agli attuali, creare 1,4 milioni di nuovi posti di lavoro e ridurre le emissioni di anidride carbonica di oltre 1,5 miliardi di tonnellate l'anno
AMBIENTEECONOMIA

Addio al caffè come si deve

ECONOMIA - Entro il 2080 potremmo dover scrivere il necrologio dell'Arabica, la varietà di caffè più amato dagli intenditori. E tutto a causa dei cambiamenti climatici. Stando allo studio effettuato dai ricercatori dei Kew Gardens di Londra, in collaborazione con gli etiopi dell'Environment and Coffee Forest Forum, la varietà Arabica, a differenza della meno pregiata Robusta, sarebbe a rischio di estinzione. Gli autori della ricerca, pubblicata in questi giorni su PloS One, hanno analizzato la situazione attuale e, valutando i dati disponibili sugli odierni cambiamenti del clima, hanno potuto realizzare un modello predittivo della distribuzione futura della pianta, in modo da dare avvio alle corrette politiche di conservazione dell'Arabica. Utilizzando i dati bioclimatici hanno ipotizzato tre scenari possibili in tre diversi intervalli temporali: il 2020, il 2050 e il 2080. Tutti gli scenari indicano un'influenza molto negativa dei cambiamenti climatici sulla diffusione dell'Arabica. Anche nell'ipotesi più favorevole, però, c'è poco da ridere: si calcola una riduzione minima dell'Arabica del 38% nei prossimi settant'anni e di una più probabile del 65%. E si arriva, nella peggiore delle ipotesi, ad una drastica perdita del 99,7%, che è solo un modo più delicato di dire che si tratterebbe di una scomparsa praticamente totale della varietà scelte dalle marche di caffè più prestigiose (la Illy, azienda italiana che punta sulla qualità del prodotto vende solo caffè di qualità arabica)
AMBIENTEPOLITICA

Vogliamo la Costituzione Energetica!

POLITICA - La volete anche voi una "Costituzione Energetica" nel nostro Paese? Mi spiego meglio. L'anno scorso un gruppo di studenti di Fisica dell'Università di Trieste e dottorandi e giovani ricercatori di molti istituti internazionali, a seguito della catastrofe ambientale seguita al terremoto giapponese, si mette a lavorare per raccogliere e diffondere informazione oggettiva sulle conseguenze del disastrio di Fukushima. Lo stesso gruppo succesivamente si pone un obiettivo più ambizioso e cioè promuovere il raggiungimento di una strategia equilibrata di approvigionamento energetico a livello nazionale. Il gruppo chiede a gran voce la costituzione di una Conferenza Nazionale sull'Energia che punti a eleborare una Costituzione Energetica sulla quale fondare i piani strategici nazionali per l'approvvigionamento di energia
AMBIENTEINFOGRAFICHE

I siti contaminati di interesse nazionale

AMBIENTE - Sono 57 i siti contaminati di interesse nazionale (SIN) presenti in Italia. Nel complesso coprono oltre il 3% del territorio nazionale e ben 38 si trovano nel territorio urbano di 30 città. Sono questi i dati che emergono dal rapporto sulla qualità dell'ambiente urbano redatto dall'Ispra. La più alta concentrazione di siti contaminati si trova a Napoli che ne conta sei, seguita da Milano con cinque. Numeri a parte, una delle situazioni più critiche riguarda la città di Taranto, caratterizzata da uno stato di contaminazione ambientale diffuso nelle zone a ridosso degli impianti industriali, con concentrazioni abbastanza rilevanti di idrocarburi e metalli pesanti. Una situazione che rappresenta la diretta conseguenza delle attività presenti sul territorio
AMBIENTEFOTOGRAFIA

L’aerosol globale

FOTOGRAFIA - Questa splendida immagine (che potete trovare ad alta definizione qui) è stat resa disponibile dalla NASA ieri sera. Si tratta di un modello prodotto dal supercomputer della NASA Discover, usato dal centro per la simulazione climatica al Goddard Space Flight Center, nel Maryland. L'immagine rappresenta i flussi di aerosol nell'atmosfera globale e ha una risoluzione di 10 km. I colori rappresentano i diversi tipi di particella sospesa nell'aria: la polvere è rappresentata in rosso, il sale marino in blu, il fumo in verde e le particelle di fosfati in bianco.
AMBIENTEECONOMIA

Climate reality

Obiettivo: creare rete e consapevolezza sugli effetti dei cambiamenti climatici. ECONOMIA - “You are invited to change the world” si legge dal sito di The Climate Reality Project, evento voluto e ideato da Al Gore che si svolgerà il 14 e il 15 novembre. Si tratta di una ventiquattr'ore di video, interviste e collegamenti in diretta da varie parti del mondo, con un coordinamento centrale da uno studio televisivo di New York, il tutto trasmesso in diretta su piattaforma web. Obiettivo: creare rete e consapevolezza sugli effetti dei cambiamenti climatici. Per Climate Reality sono stati selezionati, attraverso concorso online (ne avevamo parlato l'anno scorso, ve lo ricordate?), video della durata massima di cinque minuti realizzati con videotelefonini, smartphone, telecamere e macchine fotografiche che raccontano, con assoluta libertà di stile comunicativo, quali sono le conseguenze dei cambiamenti climatici nella vita di ogni giorno e quali sono le possibili soluzioni
AMBIENTEINFOGRAFICHE

Impianti a rischio industriale

AMBIENTE - La città con il maggior numero di stabilimenti a rischio di incidente rilevante (RIR)? Ravenna, con 25 stabilimenti in cui sono o possono essere presenti sostanze potenzialmente pericolose e quindi soggetti alla normativa Seveso. Quella con la più alta densità di stabilimenti RIR? Brescia con 8 impianti, la maggior parte siderurgici. E dove vengono stoccate le sostante pericolose? A Venezia, con più di un milione di tonnellate. Sono alcuni dei dati racolti nel rapporto Ispra sugli indicatori urbani, che ha analizzato la presenza di stabilimenti RIR in 51...
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