Grazie a Twitter il pubblico potrà seguire passo per passo e in due lingue, la vita quotidiana di un astronauta a bordo dello Shuttle nella missione prevista per il prossimo agosto
Riprodotto in laboratorio il primo anello della catena di reazioni chimiche responsabili della formazione del buco dell'ozono. La ricerca, recentementepubblicata sulla rivista americana Science, nasce da una collaborazione tra INFM-CNR, Università di Sassari e Università di Bochum e potrebbe spiegare anche la formazione di molecole nello spazio interstellare.
Riflettori e computer accesi sulla base di Kourou, nella Gujana francese: il 14 maggio Planck e Herschel, due satelliti spaziali dell'Esa, volano nel cielo. Un evento, definito dal responsabile scientifico del progetto, Jacques Louet, “il più grande lancio della storia della scienza dello spazio”
Questa fotografia è stata scattata il 5 maggio del 1961, esattamente 48 anni fa. Riprende Alan Shepard, astronauta della NASA, mentre viene recuperato da un elicottero sulle acque del Atlantico al ritorno dal suo giro di 15 minuti e 22 secondi intorno l'orbita terreste a bordo della navicella Freedom 7. La missione spaziale, conosciuta anche come Mercury-Redstone, è passata alla storia come il secondo volo dell'uomo nello spazio. Solo pochi giorni prima, il 12 aprile del 1961 Jurij Gagarin, cosmonauta sovietico, aveva superato, primo al mondo, i confini dell'atmosfera terrestre.
La probabilità di epidemia è alta ma ancora evitabile. È quanto afferma l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che, come appena dichiarato in una conferenza stampa a Ginevra dal vice-direttore Keiji Fukuda, mantiene alto il livello di allerta pandemica
“Abbiamo un solo pianeta e dobbiamo prendercene cura.” Con queste parole 29 anni fa il senatore democratico americano Gaylord Nelson lanciava un appello per salvaguardare la saluta della Terra. Aderirono 20 milioni di cittadini. Oggi sono mezzo miliardo le persone che, il 22 aprile, in 174 paesi sostengono l’Earth day.
Un team di astronomi dell'Osservatorio Yunnan dell’Accademia delle Scienze Cinese ha sviluppato un modello per spiegare la formazione delle supernove di tipo Ia
Lavorare in squadra non è facile, in ufficio come nell’evoluzione. Eppure non è detto che il furbetto dell’ufficio accanto abbia sempre la meglio. Agire solo per il proprio utile, a volte, può essere svantaggioso; almeno biologicamente parlando. E infatti, uno dei più grandi rompicapi dei biologi è capire come il comportamento collaborativo si concili con la teoria dell’evoluzione. La cooperazione sembrerebbe in contraddizione con i principi evoluzionistici: se solamente il più adatto sopravvive, i geni legati al comportamento dell’individuo che lavora per beneficiare la popolazione in cui vive non sarebbero ereditati e quindi, col tempo, il comportamento cooperativo, scomparirebbe. Ma forse non è così. È quanto mostra una ricerca dell’istituto americano MIT appena pubblicata su Nature che risolve il rompicapo come fosse un gioco. Anzi, con la teoria dei giochi.
Potrebbe essere della materia oscura l'anomala quantità di antimateria avvistata dall'esperimento Pamela. Lo rivela un articolo appena pubblicato sulla rivista scientifica Nature realizzato da un team internazionale coordinato dall'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.