ricerca

Geni etiopi e evoluzione umana

NOTIZIE - Linguistica, antropologia e genetica collaborano ormai da tempo, unite dallo scopo di tracciare ipotesi sull'evoluzione delle popolazioni umane. Un'area del mondo particolarmente interessante a questo proposito è il corno d'Africa, da cui secondo alcune teorie sarebbe partita la specie umana poi trapiantatasi in Europa. Una ricerca britannica ha ora cominciato a svelare l'eredità genetica delle popolazioni etiopi, dotate di uno dei gradi di diversità maggiori del mondo. I ricercatori hanno scoperto che i genomi di alcuni popoli etiopi hanno somiglianze sorprendenti con quelle delle popolazioni di Israele e Siria,...
AMBIENTECOSTUME E SOCIETÀSALUTE

Ogm e ricerca pubblica: “Sbagliato distruggere i campi sperimentali”

CRONACA - “Questo Ministero ha provveduto ancora una volta ad invitare l’Università degli Studi della Tuscia a procedere all’immediata dismissione del sito di sperimentazione”. Firmato Corrado Clini, Ministro dell'Ambiente, destinatario Mario Capanna, presidente della Fondazione Diritti Genetici. La lettera, dei primi di giugno, decretava l'obbligo, da parte dell'ateneo viterbese, di distruggere i campi sperimentali di ciliegi, olivi e kiwi Ogm su cui lavorava dalla fine degli anni Novanta l'agronomo e biotecnologo Eddo Rugini. L'ennesima puntata della lunga diatriba sull'annosa questione Ogm sembra aver chiarito quali gruppi, in Italia, detengano il potere decisionale sulle biotecnologie agrarie, e pare che i ricercatori abbiano ben poca voce in capitolo. Difficile, altrimenti, spiegare la levata di scudi di varie comunità scientifiche italiane (al plurale, perché è forse bene ricordare che non esiste una sola comunità scientifica), con tanto di diffusione di appelli a mezzo blog e reti sociali contro la distruzione dei campi Ogm. Niente da fare: il 12 giugno, come previsto, sono iniziate le distruzioni dei campi, con l'abituale scia del combattimento all'arma verde tra i favorevoli e i contrari agli organismi geneticamente modificati: dai temi più filosofici, come i concetti di naturale e artificiale, a quelli più politici, come il potere delle multinazionali agrarie e i danni alle economie agricole locali
AMBIENTE

Guardando attraverso il ghiaccio

AMBIENTE - Sulla terra, negli oceani, nell’atmosfera, nei freezer, nelle comete, su Marte: dal macro al micro, il ghiaccio è ovunque. Quali siano le sue forme e caratteristiche nei vari ambienti in cui lo ritroviamo, lo spiega uno studio pubblicato sulla rivista Reviews of Modern Physics, a oggi il più completo mai portato a termine sull’argomento. Un’impresa che ha prodotto un mastodontico articolo di 60 pagine, un vero e proprio compendio dello stato dell’arte della ricerca sottozero, e che ha visto la partecipazione di 17 scienziati provenienti da 11 paesi europei: l’Italia è stata rappresentata da Giovanni Strazzulla, dell’Instituto nazionale di astrofisica di Catania. Il lavoro ripercorre le ricerche internazionali sul ghiaccio realizzate negli ultimi anni, e riporta risultati ottenuti riguardo alle strutture, le varietà e i processi fisici e chimici in cui è coinvolto. Il ghiaccio, infatti, può adottare una grande moltitudine di configurazioni quando si forma a temperature e pressioni molto basse, o anche quando si trova in comete, pianeti e particelle di polvere nello spazio interstellare. È quindi un mezzo dinamico, che presenta forti variazioni nelle sue caratteristiche, tanto nel tempo che nello spazio: è proprio da queste specificità, e dall’obiettivo di giungere a una migliore comprensione di morfologia e processi di questa forma solida, che nasce l’interesse della fisica contemporanea per questo tema. Lo studio del ghiaccio è quindi un’area di grande attualità, e può fornire indicazioni sulla chimica e sulla fisica dell’atmosfera, poiché fa parte delle nuvole, come anche sui processi che hanno luogo nelle grandi calotte polari. Può anche giocare un ruolo essenziale nel cambio climatico, oltre che nella spiegazione delle origini della vita, giacché alcune teorie situano l’origine dei primi esseri viventi della Terra tra i ghiacci oceanici. Nell’articolo si analizzano anche altri temi, per esempio la presenza di ghiaccio su Marte e nelle comete, ma anche temi più ‘terrestri’, come il motivo per cui ancora oggi non si riescano a predire valanghe
ricerca

Scoprire gli esplosivi con le farfalle

CRONACA - Imitare le antenne di una farfalla notturna per creare un sistema ultrasensibile di rilevamento di esplosivi. È quanto è stato realizzato da un gruppo franco-tedesco di ricercatori del Cnrs, equivalente transalpino del nostro Cnr. Costituito da un particolare sensore al silicio, questo dispositivo è capace di rivelare piccolissime concentrazioni di Tnt (che è sì un esplosivo, ma non è dinamite, come spesso si pensa), migliorando sensibilmente la soglia di rivelazione attualmente raggiungibile. Questo concetto innovativo potrebbe servire anche a rilevare droghe, agenti tossici e tracce d'inquinanti organici. I risultati dello studio sono stati pubblicati il 29 maggio sulla rivista tedesca Angewandte Chemie. Il rilevamento efficace di esplosivi come il Tnt costituisce una sfida difficile in materia di sicurezza: ciò accade perché questi composti sono molto volatili e, per rilevarli a distanza, occorrono dei recettori estremamente sensibili. I sistemi attuali rilevano concentrazioni dell'ordine di una molecola di esplosivo su un miliardo di molecole d'aria, una resa che può essere insufficiente per assicurare, per esempio, la sicurezza di un aeroporto. Ora, numerosi animali hanno un olfatto che può andare ben al di sotto di questa soglia: tra questi, il Bombyx mori, meglio noto come baco da seta, una farfalla notturna capace di reagire alla ricezione anche soltanto di qualche molecola di feromone. Le sue antenne sono composte di steli di lunghezza vicina al millimetro, su cui si trova un gran numero di sensille, minuscoli fili di dimensioni micrometriche, direttamente collegati ai neuroni sensoriali. È questa struttura che i ricercatori hanno cercato di imitare
SALUTE

Dove archiviare i dati digitali? Nel Dna!

NOTIZIE - Un gruppo di bioingegneri della Stanford University, California, ha recentemente messo a punto un sistema per codificare, archiviare e cancellare dati digitali all'interno del Dna di cellule viventi. Jérôme Bonnet, bioingegnere francese trapiantato negli Stati Uniti, alla guida del gruppo, ha usato degli enzimi naturali, adattati da batteri, per capovolgere delle sequenze di Dna in un senso o nell'altro. "Ci sono voluti tre anni e 750 tentativi per far funzionare il procedimento, ma alla fine ce l'abbiamo fatta", afferma Bonnet, che ha lavorato al progetto insieme Drew Endy e Pakpoom Subsoontorn, del dipartimento di bioingegneria dell'ateneo statunitense. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista PNAS. Nella pratica, i ricercatori hanno creato l'equivalente genetico di una cifra binaria, il bit. Essenzialmente, se una sezione di Dna punta in una direzione, corrisponde a uno zero; se punta nell'altra, a un uno. "L'archiviazione di dati all'interno del Dna di cellule viventi ha ottime potenzialità per lo studio di cancro, invecchiamento, e non solo", ha dichiarato Endy. I ricercatori, per esempio, potranno ora contare il numero di divisioni di una cellula, e ciò potrebbe in futuro dare la possibilità di 'spegnere' le cellule prima che queste diventino cancerose.
AMBIENTECRONACAECONOMIASALUTE

Salute in Campania: a che punto siamo?

CRONACA - Poco più di un anno fa veniva pubblicato, dopo ritardi difficilmente attribuibili a semplici questioni di raccolta dati, il rapporto finale dello studio Sebiorec, un'indagine epidemiologica commissionata dalla Regione Campania, e condotta da Istituto superiore di sanità e Istituto di fisiologia clinica del Cnr, con la collaborazione delle ASL, nelle province di Napoli e Caserta, colpite negli ultimi anni da varie emergenze rifiuti. Dall'indagine, mirata a identificare l'esposizione delle comunità a sostanze inquinanti, emersero problemi rilevanti, riconducibili al degrado ambientale, a sua volta derivato soprattutto dalla gestione impropria...
SALUTE

Il mammoscopio fotoacustico (senza raggi X)

CRONACA – Il cancro al seno è una delle forme più comuni di cancro tra le donne: basti pensare che ogni anno è diagnosticato, nel mondo, a più di 450.000 donne. Per diagnosticarlo, vengono attualmente usate tecniche di imaging come la mammografia a raggi X e l’ultrasonografia, che si basano soprattutto sui cambiamenti morfologici del tessuto del seno, per distinguere tra un tessuto benigno e uno maligno. La sensibilità di questi due strumenti è però limitata, oltre a essere affetta da altri inconvenienti, come il rischio di falsi positivi o falsi negativi; inoltre, espone le donne a dosi di radiazione ionizzante che, per quanto basse e accettate come innocue, possono comunque presentare dei rischi. Per queste ragioni, da qualche anno si stanno sviluppando metodi che sfruttano la luce rossa e infrarossa per visualizzare i tumori in maniera non invasiva, e ciò grazie soprattutto alla capacità di queste tecniche di fornire informazioni senza fare uso di radiazioni ionizzanti. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Twente e del Medisch Spectrum Twente Hospital di Oldenzaal, nei Paesi Bassi, ha recentemente completato la prima fase di sperimentazione di un nuovo dispositivo di imaging, basato sulla fotoacustica
CRONACA

Nonsolomammiferi: anche gli insetti capaci di astrazione

NOTIZIE - Il cervello degli insetti riesce non solo a costruire dei concetti astratti, ma anche a manipolarli. E non è tutto: è anche capace di mettere insieme due concetti diversi per prendere una decisione di fronte a una nuova situazione. Questo risultato del tutto inaspettato è stato ottenuto dal gruppo di Martin Giurfa al centro di ricerche sulla cognizione animale dell'università di Tolosa, in Francia, in collaborazione con Adrian Dyer, dell'università di Melbourne, Australia. Una simile capacità, che si riteneva propria degli umani e di qualche primate, dimostra la possibilità di analisi cognitive sofisticate anche in assenza di un linguaggio e nonostante un'architettura neurale miniaturizzata. I risultati, pubblicati sulla rivista PNAS, rimettono in causa risultati che sembravano acquisiti, sia nel campo della cognizione animale sia in quello della psicologia umana.
ricerca

La rete complessa del go

CRONACA - Computer capaci di battere i migliori giocatori di go? Ancora impossibile, ma la sfida potrebbe presto essere vinta grazie al lavoro di due fisici teorici francesi, ricercatori all'equivalente transalpino del nostro Cnr, il Cnrs. Olivier Giraud e Bertrand Georgeot, che lavorano rispettivamente nei laboratori di fisica teorica e di modelli statistici delle Università di Tolosa III e di Parigi-Sud, hanno applicato per la prima volta la teoria delle reti a un gioco di strategia. I loro risultati, pubblicati sulla rivista Europhysics Letters, dovrebbero permetterci di migliorare i futuri...
CRONACA

La gravità allo specchio

CRONACA - La teoria della gravità di Einstein e la fisica quantistica dovrebbero fondersi al limite noto come scala di Planck, caratterizzato da enormi energie che e da distanze minuscole. Quando si parla di lunghezza di Planck, ci si riferisce a dimensioni così piccole che, se supponessimo che questa scala equivale a un metro, allora un atomo sarebbe grande quanto l'intero Universo. Intorno a questo limite, si pensa, potrebbero apparire nuovi fenomeni: tuttavia, energie e distanze simili sono talmente remote dalle capacità sperimentali attuali, che si ritiene che testare le predizioni della gravità quantistica sia quasi impossibile
1 5 6 7 8 9 13
Page 7 of 13